Dopo tante collaborazioni a un certo punto arrivano gli inglesi di Fairline che le affidano il futuro della loro linea tanto da far affermare a Russel Carry, manager director del cantiere: 'abbiamo deciso di mettere insieme il fiuto e lo stile di Mancini'. Come sta andando?
«Lavorare con gli inglesi non è facile. Ti scontri con un mondo conservatore, abituato a uno stile poco incline ai cambiamenti quando, invece, il modo migliore per creare un prodotto di successo è avere carta bianca, quindi un bel foglio su cui tracciare il nuovo. È anche un rischio ma, se non osi, rimani dove sei. Ed è quello che sto facendo in Fairline».
Il futuro Fairline è dunque un bel mix di Europa: design italiano, architettura navale olandese e artigianalità inglese…
«Si è creata la giusta combinazione di protagonisti importanti che hanno dato vita a un team equilibrato. Il designer italiano ha la creatività nel sangue ed è l’istinto messo su carta e, quindi, a me spetta il ruolo di introdurre il cambiamento. Questa collaborazione mi ricorda il periodo tra gli anni ’50 e ’60, quando famose case automobilistiche britanniche e le case di stile italiane Pininfarina, Touring Superleggera e Zagato hanno dato vita ad alcuni dei più eleganti e classici design del mondo».
Come sarà il cambiamento e su quali barche lo vedremo?
«La gamma Fairline va da 40’ ai 95’ di lunghezza. Attualmente sto lavorando a un progetto ambizioso del nuovo Targa 63’ GTO con linee sportive, skylight di vetro a prua per portare luce nella cabina vip e una ricerca, negli interni, per valorizzare gli spazi dell’armatoriale con vetrate a murata, mai vista a bordo di una barca di queste dimensioni e una plancetta di poppa che non esito a definire esagerata». Mai pensato alla grande serie? «Per ora preferisco concentrarmi sulla nicchia dei superyacht anche se lavorare con un cantiere che fa grandi numeri sarà, prima o poi, un percorso da esplorare». Quando le viene l’ispirazione disegna a matita o al computer? «Foglio bianco e matita o su tablet. Parto con uno schizzo, disegno soprattutto di notte, il momento in cui riesco ad esprimere al meglio la mia creatività». Un’ultima domanda, perché è tornato a Trieste e non ha scelto Milano o Montecarlo? «Diciamo un ritorno alle origini. Qui ho una qualità di vita che non avrei altrove e nelle giornate terse si può vedere tutto il golfo di Trieste fino alla Croazia. Così l’ispirazione arriva da sola e quando voglio salgo a bordo del mio Chris Caft e vado a fare il bagno».