Vela e Motore di febbraio 2014 è in edicola!
Contenuti
Una copertina dal sapore quasi estivo con lo Sly 43 che nella nostra prova, con otto nodi di vento reale, ci ha permesso di navigare di bolina a velocità comprese tra 6,9 e 7,5 nodi.
E con le prime brezze primaverili aumenta la voglia di barca e così scoprite con noi le novità presentate al Salone Nautico di Parigi, dove la vela era è stata l’indiscussa protagonista, particolarmente vivace nella fascia dei natanti.
Varia l’offerta al Mets di Amsterdam, dove presentiamo le più interessanti novità sul mercato mondiale (suddivise per fasce di prezzi) studiate per rendere la navigazione più sicura e divertente: dalle mappe per smartphone a batterie che caricano in mezz’ora, da robustissimi bozzelli a stabilizzatori superefficienti.
Ricca la sezione prove con sei interessanti novità. Si parte dalla vela con lo Sly 43, un fast cruiser con un’abitabilità sopra la media e l’Xp-33, natante con ottime prestazioni (7,5 nodi al traverso con 10 nodi di vento) e interni con tre cabine.
Nel pacchetto novità anche una ghiotta primizie di fascia alta: il Ferretti 750, uno yacht di lusso per la crociera d’altura che raggiunge i 33 nodi e tre natanti molto diversi tra loro: il semidislocante Delphia Escape 1080 Soley, il Boston Whaler 170 Dauntless, un open di 5 metri carrellabile e molto veloce, infine il Solemar 32 St, un gommone cabinato che vola a 44 nodi con due fuoribordo da 250 cv.
Una serie di consigli pratici per la manutenzione del frigo in barca e le regole base per organizzare la cambusa prima della crociera.
Regate oceaniche: dalla Transat Jacques Vabre (dalla Francia al Brasile) alla Mini Transat (dalla Francia alla Guadalupa) sono stati ben dodici gli italiani protagonisti. Giancarlo Pedote (secondo alla Mini) ci racconta il percorso per arrivare a navigare in oceano e il budget necessario per cominciare.
Infine un’intervista con Paul Cayard, lo skipper americano reduce dalla Coppa America con Artemis Racing. All’alba dei 55 anni ricomincia dalla classe Star e non esclude un ritorno in Italia.
Vela e Motore è disponibile anche in formato digitale, per smartphone, tablet e computer.
Sommario
1 EDITORIALE
3 CONTRO
EDITORIALE
10 La voce dei lettori
PROTAGONISTI
14 Domenico Furci, Fountaine Pajot
di Paolo Portinari
NEWS
18 La voce dei cantieri
di Olimpia De Casa
21 Saloni
22 Leggi, balzelli & Co.
di Christian Signorelli
ATTUALITÀ
24 Salone di Parigi
di Alberto Mariotti
32 Salone di Amsterdam
di Matthias Negri da Oleggio
SPORT
72 Transat Jacques
Vabre e Mini Transat
di Clara Mulas
Le nostre prove
42 Ferretti 750
di Alberto Mariotti
48 Delphia Escape 1080 S
di Tommasino Gazo
54 Boston Whaler 170 Dauntless
di Fabio Petrone
56 Solemar 32 ST
di Concilio Rosario
60 Sly Yachts Sly 43
di Paolo Portinari
66 X-Yachts Xp 33
di Alberto Mariotti
78 Intervista:
Paul Cayard
di Giuliano Luzzatto
81 Notiziario sportivo
IL GIORNALE
DEL NAVIGANTE
87 Nautica pratica: Il frigorifero di bordo
di Davide Zerbinati
90 Motori e impianti
92 Porti e approdi
94 Letti e visti per voi
di Marta Gasparini
95 Pagine Azzure News
di Olimpia De Casa
96 Scafi d’epoca
98 In barca e oltre
100 Usato sotto la lente: Panda 34
di Davide Zerbinati
103 Piccoli annunci
Editoriale
Ucina scalda i motori in vista dell’elezione del nuovo presidente che avverrà il prossimo maggio. Sono tanti e difficili i compiti che lo attendono. Ci vorrebbe qualcuno che desse una risposta agli spunti mirati che elenchiamo per risolvere, in parte, l’impasse del comparto che vive una delle crisi più nere e per sensibilizzare tutti coloro che fanno del mare una passione e una professione.
L’anno che vorrei
ci piacerebbe
Contrastare il disagio di chi naviga, ed è costretto a considerarsi un perseguitato, una sorta di capro espiatorio su cui esorcizzare il demone (finora invincibile) dell’evasione fiscale.
Mettere fine al massacro dei controlli in mare, spesso reiterati, da parte dei corpi ed enti dello Stato (Guardia Costiera, Carabinieri, Polizia, Forestale e Guardia di Finanza) nella speranza che, al più presto, arrivi il registro digitale delle barche.
Rendere più omogenei i prezzi dei servizi al diportista (alaggio e varo, interventi meccanici e di manutenzione etc.) perché non costino un occhio della testa, al limite del taglieggiamento. Questo eviterebbe fughe verso lidi esteri “più accoglienti” e meno esosi.
VERIFICARE che nei porti venga sempre rispettata la quota di ormeggi dedicata al transito (soprattutto in estate) come prevede la legge.
Garantire l’accessibilità agli scivoli a mare in osservanza alla normative vigenti.
Istituire finalmente una Rete dei Porti, uno strumento efficace destinato a creare lavoro attraverso la promozione delle nostre coste in stretta sinergia con l’offerta turistica e i servizi a terra. Perché fare squadra, tutti insieme, è la chiave di volta verso la ripresa.
Rendere le tariffe dei porti adeguate alle reali condizioni di mercato perché diventino fruibili da tutti e ridurre l’Iva dei canoni portuali all’11%, allo stesso livello delle strutture ricettive (come avviene nei marina francesi) e con la conseguenza di rendere le tariffe più accessibili.
Creare l’opportunità di acquistare un natante sapendo di poter contare su incentivi e sconti come succede per le auto. Darebbe sicuramente un notevole impulso al rilancio del mercato interno.
Riportare le banche all’erogazione del credito al consumo, una funzione vitale per ridare fiato a un’economia asfittica.
METTERE in atto tutte le misure necessarie perché il Salone di Genova torni ad essere protagonista indiscusso del mercato nautico internazionale eliminando sterili personalismi che danneggiano per primi gli operatori, vittime di difficoltà logistiche e costi sproporzionati che allontanano i cantieri italiani e stranieri.
SPINGERE l’acceleratore affinché in un paese così circondato dall’acqua, la cultura del mare venga insegnata fin dai primi anni di scuola per creare quel rispetto ambientale che il grande pianeta blu merita da parte di chi naviga e non solo.
Controeditoriale
Una rete dei porti per salvare l’Italia
di Fulvio Dodich
Il porto di Ravenna, vecchio duemila anni, mi ha influenzato dalla nascita, il mare antistante mi ha formato, ho vissuto l’ascesa esponenziale del diporto, una crescita continua di imbarcazioni fino a raggiungere le circa 3.000 unità attualmente iscritte al registro. L’Italia, e Ravenna ne ha anticipato i tempi, ha creato infrastrutture e marina, gestite da operatori privati e club nautici, in parallelo con l’incremento del parco circolante delle imbarcazioni. Tutti hanno dovuto superare e risolvere le innumerevoli problematiche relative alla burocrazia e, in assenza di regole, alla difficile coesistenza dei gestori. L’Italia è unica per collocazione e per vantaggi naturali: una penisola con il clima temperato e circa di 7.500 km di coste, isole comprese, utilizzabili per almeno 8 dei 12 mesi a disposizione ogni anno; il 75% dei siti culturali esistenti al mondo, che se fossero proposti in modo decente sarebbero le attrattive turistiche di interesse unico, una cucina prelibata e ristoranti, locali notturni e i luoghi di divertimento.
Il mare, le coste e una volta a terra la possibilità di scegliere. Un mix perfetto per coloro che amano il mare e vogliono passare le loro vacanze navigando. Manca solo una rete di porti turistici ben strutturata che potrebbe risolvere i problemi di chi svolge un’attività (sono quasi tutte) che non permette di programmare al meglio (per lui) una vacanza all’ultimo momento scegliendo il suo itinerario senza dover fare prenotazioni con largo anticipo.
Possibile che in un Paese civile come l’Italia questa opportunità non sia concessa a chi utilizza una barca per fare le proprie vacanze navigando in sicurezza? Purtroppo ci sono tanti porti, non organici alla navigazione sicura per mancanza di strutture raggiungibili in tempi brevi anche dai piccoli natanti, spesso scollegati e in conflitto tra loro. Per il diportista è un vero problema che lo porta a scegliere crociere all’estero dove tutto è più facile per il turista. Finché perdurerà questa situazione si perderà l’opportunità di generare e distribuire ricchezza sul territorio italiano, soprattutto quello che ha le coste più belle, a vantaggio di quegli abitanti che ne avrebbero più bisogno trovando in questa forma di turismo una naturale occupazione. Non è cosa da poco dare lavoro a una quantità enorme di cittadini soprattutto giovani. Non è solo il denaro che potrebbe affluire nelle casse dei porti (di pochi), ma anche quello che potrebbe diffondersi fra una molteplicità di operatori a terra (ovvero di tutti gli abitanti del luogo con grande influenza anche nel retroterra come è già successo in Costa Azzurra).
L’effetto producibile dai diportisti, ogni volta che scendono a terra, porta a visitare monumenti, fare acquisti nei negozi, gustare i piatti locali nei ristoranti e nei bar: una piacevole invasione che contribuisce a supportare le economie locali. Una rete di porti turistici, ben collegati, con servizi adeguati, con uno standard qualitativo certo e certificato potrebbe quindi dare una grande spinta non solo all’industria nautica, ma all’economia locale in genere.
Ma la cosa più importante da valutare è il volano esponenziale capace di dare un impulso inarrestabile all’economia nazionale di tutto il Paese. Una rete affidabile nei servizi e che garantisca la sicurezza sarebbe capace di attrarre i diportisti esteri, anche in modo stanziale e creare ricchezza. Fra le finalità di Italia Navigando, vi era anche questa.
Purtroppo le buone intenzioni non sono state sufficienti a raggiungere gli obiettivi. E’ pur vero che “di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno”ma forse si potrebbe partire da quelle intenzioni e trasformarle in operatività, con l’auspicio di utilizzare le profonde conoscenze di UCINA e magari l’intervento massiccio di privati. Spero di poter vedere dei segni in questo senso perché l’Italia e gli italiani lo meritano.
Le nostre aziende rappresentano l’eccellenza della nautica mondiale, creano molte migliaia di posti di lavoro, contribuiscono al benessere sociale e meritano di essere supportate con gli strumenti giusti, bisogna dimenticare campanilismi di poco conto e giochi di potere locale focalizzando l’interesse prioritario sul nostro Paese.
Spero di poter vedere i segni di questo nuovo corso e, per quanto possa fare, mi impegno a percorrere questa strada perché il progetto si realizzi nell’interesse del comparto nautico e di tutti gli italiani.