La Laguna di Hemingway
Da queste parti i verdi e flessuosi canneti sembrano ricoprire all’infinito ogni lembo di terra bruna e umida. Acque immote prendono il colore salvia della natura che sembra volerle imprigionare e spezzettare in tanti canali a volte ampi come laghi, altre volte stretti vicoli d’acqua. Il mare agitato e le città caotiche sembrano lontani anni luce in questa pace assoluta dove regna l’armonia. Moltitudini di uccelli di varie razze galleggiano placidi e osservano passare il gommone che ci porta a bassa velocità alla scoperta di questo mondo. Altri volatili, dalle lunghe zampe e dal becco appuntito, si rifugiano veloci nel fitto della vegetazione. Pattuglie di rumorosi gabbiani bianchi si muovono in un cielo profondo. Il sole, enorme e abbagliante scalda l’aria e il corpo. Una brezza gentile fa danzare le chiome piumate dei canneti e racconta storie di laguna dove il mare entra solo in punta di piedi.
Dove l’invadenza dell’uomo è rimasta lontana a beneficio della natura che da qualche anno è protetta da regole forti. Questo territorio di selvaggia e antica bellezza si estende nell’entroterra e lungo il tratto di mare che bagna le cittadine balneari di Caorle e Bibione. Questa terra di mezzo tra Veneto e Friuli conserva intatte tradizioni come la pesca del bisatto (anguilla) e di altri pesci di valle. Le tipiche barche in legno dal fondo piatto scivolano nel labirinto di canne e acqua.
Grandi bilance (reti quadrate) dotate di motore elettrico vengono issate e adagiate sul fondo delle barche piene di grandi cefali. Qui un uomo, grande viaggiatore decise di stabilirsi per qualche tempo. Rapito dalla quiete mai noiosa di un luogo che a una vista superficiale sembra immobile lo scrittore Ernest Hemingway ne rimase stregato, affascinato dalla bellezza calma della laguna.
Terra, fiumi e mare si abbracciano, si intrecciano in modo indissolubile in un’armonia che invita alla riflessione, al dialogo con una natura diversa da cui nasce un rapporto fantasioso, che qui è realtà. Hemingway rimase tanto innamorato di questo territorio antico che gli dedicò un libro “Di là dal fiume e tra gli alberi”, scritto nella riserva di caccia di Valle Grande tra Caorle e Bibione. Scritto nel 1948, pubblicato negli Stati Uniti nel 1950 e venduto in Italia nel 1965.