Il Registro è stato istituito per l’immatricolazione delle navi mercantili impiegate in attività commerciali di trasporto marittimo di beni o persone, a seguito di specifica autorizzazione del Ministero dei Trasporti (Art. 1, comma 1, del D. Lgs. 30 dicembre 1997, n. 457, convertito dalla L. 20 febbraio 1998, n. 30.)
Prima delle modifiche apportate dalla legge per il riordino della nautica (Legge 8 luglio 2003, n. 172, contenente Disposizioni per il riordino ed il rilancio della nautica da diporto, nel Registro Internazionale potevano essere iscritte solo le navi commerciali con espressa esclusione delle unità da diporto.
Nel 2003 la legge di riordino della nautica consentiva l’iscrizione nel Registro Internazionale anche alle unità da diporto che presentavano le seguenti caratteristiche: uno scafo di lunghezza superiore a 24 metri, una stazza lorda non superiore alle mille tonnellate e adibite in navigazione internazionale esclusivamente al noleggio per finalità turistiche.
Si trattava di una facoltà disponibile per quelle unità da diporto che venivano messe in noleggio. Infatti, qualora scelto, il Registro Internazionale comportava che le stesse unità fossero: abilitate al trasporto di passeggeri per un numero non superiore a 12, escluso l’equipaggio; munite di Certificato di Classe da parte di uno degli Istituti di Classificazione riconosciuti in Italia; rispettassero uno specifico regolamento di sicurezza.
La possibilità di immatricolazione nel Registro Internazionale degli yacht commerciali comportava già l’applicabilità di una serie di agevolazioni di carattere fiscale e contributivo che, sotto questo aspetto, lo rendevano competitivo a livello europeo.
Ad oggi purtroppo il Registro Internazionale non ha sortito particolare attrazione presso la comunità internazionale e nazionale dei grandi yacht. Delle circa 200 navi da diporto (L > 24 metri) immatricolate in Italia, meno di 10 lo hanno scelto.
La motivazione è principalmente attribuibile alle complessità delle procedure da adottarsi per l’immatricolazione e la gestione di tali unità sotto bandiera italiana.
L’esperienza positiva di Malta mostra tuttavia come l’obiettivo, anche per una bandiera comunitaria, sia alla portata.
L’auspicio è che queste problematiche possano essere risolte a breve per accrescere l’interesse degli armatori di tutto il mondo verso la bandiera, che offre già interessanti vantaggi fiscali.