28 July 2008

CL Navetta 26

Questa volta vi portiamo a bordo della Navetta 26 Custom Line, che Norberto Ferretti ha pensato e voluto anche per sé stesso. Scegliere uno scafo semi-dislocante non è stato un caso. E’ il segnale che c’è una tendenza forte da seguire e sviluppare. In realtà questa moda era nell’aria da qualche tempo ed è novità solo per il nostro mercato mediterraneo. Nei paesi nordici e nel continente americano le navette sono una realtà consolidata. Barche molto concrete, prati...

Introduzione

Questa volta vi portiamo a bordo della Navetta 26 Custom Line, che Norberto Ferretti ha pensato e voluto anche per sé stesso. Scegliere uno scafo semi-dislocante non è stato un caso. E’ il segnale che c’è una tendenza forte da seguire e sviluppare. In realtà questa moda era nell’aria da qualche tempo ed è novità solo per il nostro mercato mediterraneo. Nei paesi nordici e nel continente americano le navette sono una realtà consolidata. Barche molto concrete, pratiche, che poco o nulla concedono alla stravaganza. Negli Stati Uniti vi sono addirittura raduni, riviste e siti internet dedicati. La Navetta 26 riprende la concretezza di quei progetti e la veste con quel tocco di classe e design tipici del Made in Italy. Qui in Mediterraneo gli appassionati del genere si sono sempre rivolti o al mercato delle barche classiche e d’epoca o ai trawler, spesso senza trovare una vera soluzione alle loro esigenze. Con la navetta si riscopre il fascino delle grandi autonomie, delle lunghe traversate, lente e silenziose, delle navigazioni notturne. Si parte il pomeriggio e ci si sveglia la mattina dopo in un altro luogo. Un modo di navigare oggi poco apprezzato, soprattutto dagli armatori nostrani. Che preferiscono rapidità negli spostamenti, meglio se fatti con la luce. Siamo d’ accordo, la velocità è affascinante. E’ diventata una necessità, siamo abituati a “tutto e subito”. Certo, la Navetta 26 è il top di gamma, il punto di arrivo. Non è facile prenderla come esempio “per tutti” ma guardandosi intorno se ne trovano di ogni gusto e per tutte le tasche. Abbiamo dedicato loro uno speciale che trovate nelle pagine precedenti. Anche noi siamo pronti alla conversione.

Progetto

Progetto Grande autonomia, silenzio e comfort. Questi i punti fermi intorno ai quali è nato il progetto. Velocità di crociera intorno a 13 nodi con il rumore che nella cabina armatoriale non supera il limite di 49,5 dB, mentre in plancia e nel ponte esterno non si va oltre i 55 e i 65 dB. Isolamento acustico incredibile: alla fonda con generatori in moto e gli Anti Rolling Gyro di Mitsubishi accesi sempre nell’armatoriale non si va oltre i 38 dB. L’altra idea forte alla base della Navetta 26 è che l’armatore può esserne il comandante e condurla da solo con la normale patente nautica. La lunghezza dello scafo è infatti di 2 centimetri inferiore ai 24 metri, limite fissato oltre il quale diventerebbe nave da diporto, con tutte le complicazioni del caso. Due i layout, uno più armatoriale, l’altro ideale per il charter. Entrambi hanno la suite dell’armatore sul ponte principale, nella zone notte ci sono tre o quattro cabine. A prua il quartiere equipaggio.

Prova

Prova Terminato il giro formale è finalmente ora di mollare gli ormeggi. La versione standard, quella della prova, monta due motori Man V8 da 900 cavalli ciascuno, in optional ci sono i due Man V10 da 1.100 cavalli. Con la prima scelta il cantiere dichiara una velocità di crociera di circa 11 nodi e una massima di 14,5; con i più potenti i valori salgono a 13 e 16 nodi. Muoversi in porto è un compito alla portata di chi abbia almeno un po’ di esperienza con barche di una certa dimensione. Per aiutare nella conduzione della Navetta a bordo ci sono ben quattro stazioni di guida: quella classica in plancia più due nei camminamenti laterali e una a poppa, in pozzetto, per le manovre. Usciti dall’ormeggio il comandante ci dimostra tutta l’agilità dello yacht, che riesce a completare un giro su sé stesso in breve tempo, e anche le inversioni del giro sono immediate. Iniziamo la navigazione con un carico di circa 5.000 litri di gasolio e 1.000 di acqua. I valori che rileviamo non si discostano molto da quelli dichiarati dal cantiere. A 2.350 giri procediamo a 14 nodi di velocità, quella di crociera è di 12,3 nodi a 2.000 giri. A queste andature la formidabile autonomia si riduce ovviamente di parecchio: rispettivamente 740 e 484 miglia, ovvero 60 o 36 ore di navigazione circa. Per viaggiare veramente a lungo bisogna ridurre la crociera a circa 6,7 nodi, velocità a cui corrisponde un consumo di soli 20 litri/ora per motore, che si traduce in un’autonomia di oltre 2.000 miglia. La nostra prova ha anche confermato i bassi livelli di rumorosità dichiarati. Navigando a regime di crociera in plancia registriamo 54 dB, nel salone 62, nella suite armatore 54, nelle due Vip 60 e 56 e in quella ospiti con letti gemelli 63. Incredibile il comfort soprattutto all’ormeggio e alle basse velocità, situazione in cui l’Arg di Mitsubishi sfrutta al massimo le potenzialità e non trova praticamente rivali quanto a praticità, ingombri e affidabilità. Quanta importanza venga data alla stabilità in mare lo si capisce bene da una recente intervista a Norberto Ferretti nella quale sostiene che “forse chi va per mare può amare le onde quando è in navigazione. Ma assicuro che quando si è fermi la barca diventa una casa. E il mare mosso da fermi non piace a nessuno. Se ci fossero meno onde, di 30 centimetri al massimo, si venderebbero molte più barche”. di Alberto Mariotti
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