Classe 49er

Classe giovane e acrobatica, ha debuttato a Sydney nel 2000 e ha subito spopolato. I fratelli Sibello cercano il riscatto dopo la delusione in Cina, dove persero il bronzo per un soffio. Un guaio fisico al timoniere sta mettendo a rischio la partecipazione

Classe 49er

Il 49er è la barca del momento: vuoi per la quantità di talenti che in questo quadriennio è riuscita ad attrarre, vuoi per la coincidenza di storie a cui gli atleti hanno dato vita, vuoi perché è la classe più giovane, tecnica, difficile e quindi ancora in evoluzione, e ogni anno il livello si alza a vista d’occhio.

Questo Skiff, ovvero deriva ad alte prestazioni con terrazze e doppio trapezio, in puro stile “australiano”, fu prodotta nel 1996 dal cantiere Ovington per partecipare ai Trials per decidere quali classi portare ai Giochi di Sydney del 2000.

Da quel momento fu una prateria sterminata per tutti i giovani volenterosi di imparare a suon di “scuffie”. Perché la tecnica su queste barche è in continua evoluzione, e si sta facendo ogni anno più precisa: ogni piccolo movimento è studiato nei minimi dettagli, perché la barca deve essere mantenuta sempre piatta rispetto all’acqua, a ogni sbandamento eccessivo si rischia di “immergere” la terrazza con conseguente rischio di scuffia. Se volete vedere dei velisti danzare sulle proprie barche, guardate il video di un passaggio in boa.

Dal punto di vista tecnico, il 49er è un rigido monotipo dotato di randa, fiocco auto virante e gennaker, ma dopo i Giochi di Atene l’armo è stato cambiato (albero compreso) in favore di uno più performante e facile da regolare.

Il bello di questa classe è che le “leggende” hanno tutte meno di 45 anni. Il primo è Chris Nicholson, attuale timoniere di Camper alla Volvo Ocean Race, campione del mondo 49er dal ‘97 al ‘99. Poi Chris Draper, timoniere dell’AC45 Luna Rossa Piranha vincitore delle World Series di Napoli, campione del mondo 2003 e 2006 nonché medaglia di bronzo ad Atene 2004. E ancora, Nathan Outteridge, appena laureatosi quatto volte campione del mondo 49er e timoniere dell’ AC45 Team Korea. E se tutti questi esempi non bastassero, le vere superstar della classe sono due spagnoli, rispettivamente di 37 e 38 anni, medaglie d’oro ad Atene, bronzo a Pechino e tre volte campioni del mondo in otto anni (2002, 2004, 2010), Iker Martinez e Xavi Fernandez.

Questi due ragazzi, oltre a divertirsi sul 49er, hanno il pallino dell’oceano: nel 2008-2009 erano a bordo di Telefonica Blue, il team di Volvo Ocean Race finito terzo; e nel 2010 sono arrivati secondi alla Barcelona World Race, il giro del mondo in coppia sugli Imoca 60. Ma ora hanno superato loro stessi: in questo momento sono a bordo di Telefonica e stanno lottando per l’attuale Volvo Ocean Race, che terminerà tre settimane prima dei Giochi ai quali hanno confermato la loro partecipazione. Tutti sappiamo quanto la Volvo debiliti fisicamente e mentalmente, e l’idea di poter correre i Giochi meno di un mese dopo è quasi impensabile per chiunque, tranne che per questi fuoriclasse spagnoli, che tutto il mondo aspetta di veder correre a Weymouth.

E l’Italia? A Sydney erano presenti i fratelli Bruni, che hanno preparato la strada per i due fratelli più amati della vela italiana, Pietro e Gianfranco Sibello. Le cui vicende ormai stanno diventando la storia di tutti noi.

Pietro e Gianfranco sono due atleti seri e metodici, disponibili, dal basso profilo, disposti a dispensare consigli ai giovani italiani che volessero seguire le loro orme. Negli ultimi dieci anni, pochi atleti hanno navigato quanto loro in 49er, raccogliendo vittorie in tutti i mari del mondo: tre bronzi ai mondiali (2005-2009-2010), un oro e un bronzo europei, 17 podi in tappe di Coppa del Mondo, e due partecipazioni olimpiche, 2004 e 2008. Di cui l’ultima, drammaticamente ricordata per la beffa della medaglia di bronzo scappata per colpa dei danesi, i quali regatando con la barca croata, sono stati accettati in classifica in nome dello “spirito olimpico”.

Ma il dramma dei Sibello è cominciato nell’ottobre 2011, quando il Coni ha fermato Pietro per aver riscontrato un serio problema fisico che gli provocava dolori e perdita dell’equilibrio. A quel punto è subentrato al timone di Gianfranco un vecchio amico e compagno di allenamento, il palermitano Giuseppe Angilella, che ha corso i primi eventi della stagione. A fine aprile il Coni ha negato definitivamente il via libera a Pietro Sibello, e i giochi sembravano fatti, con Giuseppe e Gianfranco che stavano per affrontare il mondiale 49er di Zadar, in Croazia, con l’obiettivo di qualificare la classe. Ma, la prima mattina di regate, Pietro si è presentato in Croazia iscrivendo il suo nome al posto di quello di Giuseppe, forte del fatto che nessuno gli avrebbe chiesto la tessera Fiv per regatare. Così è stato, e spinto dalla sua bravura e motivazione, oltre che dal calore e dall’entusiasmo di tutti gli italiani a casa, ha centrato una clamorosa qualificazione per Londra 2012. Ora il Coni aprirà un procedimento a carico della Fiv, per aver permesso al proprio atleta di regatare nonostante questo mettesse a rischio la sua vita. La partecipazione a Londra 2012 quindi non è ancora sicura per i Sibello.

Il gesto di Pietro, a nostro parere, è comprensibile: dopo aver combattuto per il sogno olimpico per dieci anni a fianco del proprio fratello, vederselo sfuggire cosi deve essere stato insopportabile. E pensiamo che un atleta, se messo a piena conoscenza dei rischi fisici e medici che corre, debba essere libero di poter scegliere. Ma questa è solo la nostra opinione,vedremo che provvedimenti attuerà il Coni.

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