Classe olimpica Finn

Leggendaria classe olimpica e fucina dove si sono formati alcuni dei maggiori velisti sulla scena mondiale, è il risultato di 50 anni di evoluzione tecnica. Per Filippo Baldassarri, promessa azzurra ai Giochi di Londra, andare in Finn significa sviluppare carattere, tenacia, perseveranza per raggiungere il traguardo...

Classe olimpica finn

I finnisti, come laseristi e staristi, rivendicano di incarnare il vero spirito delle classi olimpiche.

Forse hanno ragione tutti e tre e nessuno; quello che non si può contestare è che il Finn è la classe rimasta nei Giochi più a lungo, ininterrottamente dall'edizione del 1952 a Helsinki. E forse un'altra carta a loro favore è che il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge, ha partecipato alle Olimpiadi in tre edizioni proprio sul Finn.

Progettata nel 1949 per il preciso intento di essere selezionata per i Giochi, da allora il Finn ha saputo adattarsi alle nuove tecnologie e rinnovarsi continuamente, mantenendo il carattere di imbarcazione molto dura dal punto di vista fisico.

Il peso ideale per il timoniere infatti è intorno ai 95 kg (di muscoli) e questo, assieme a una preparazione atletica costante durante tutto l'anno, è il prerequisito necessario per poter regatare ad alto livello

Dal punto di vista tecnico le innovazioni sono state molteplici: basta pensare che la versione originaria aveva scafo e albero in legno e vele in cotone. Dagli anni novanta le barche sono in vetroresina, gli alberi in carbonio e le vele in kevlar, aumentando così notevolmente le performance e il livello della flotta.

Per quanto riguarda i costi la classe Finn ha ricevuto alcune critiche, perché mentre scafi e alberi possono essere usati più stagioni senza perdere affidabilità, le vele a livello professionistico devono essere cambiate quasi ogni regata, rappresentando così una spesa consistente.

Ma tutte queste caratteristiche non fanno che rendere il Finn una classe estremamente competitiva; basta guardare alle medaglie olimpiche del passato e ai vincitori della Finn Gold Cup (Il trofeo che spetta al vincitore del mondiale) per trovare alcuni dei velisti che hanno scritto la storia delle classi olimpiche come Paul Elvstrom, che sul Finn ha conquistato quatto delle sue cinque medaglie d'oro, e Valentin Mankin ora allenatore della Federazione Italiana Vela; o della Coppa America, come John Bertrand o Russell Coutts.

Ma la star incontrastata da dieci anni a questa parte è Ben Ainslie, l'inglese che, quando aveva già vinto un argento ad Atlanta a 19 anni e un oro a Sydney in Laser, decise di passare al Finn in vista dei Giochi di Atene, che vinse bissando il successo quattro anni dopo in Cina.

Dominio siglato anche dal record di vittorie nella Finn Gold Cup, quattro consecutive dal 2002 al 2005 e nel 2008.

L'Italia ha avuto il suo alfiere in Luca Devoti, che a Sydney nel 2000 ha conquistato una bellissima medaglia d'argento, e ora allena la squadra nazionale, composta da Filippo Baldassarri, giovane marchigiano selezionato per i Giochi di Londra, e Giorgio Poggi, olimpico a Pechino. Il terzo sfidante alle selezioni era stato Michele Paoletti, velista di grande esperienza che ha combattuto fino all'ultima prova con Filippo e Giorgio.

Ora tutte le nostre speranze sono riposte in Filippo, che nelle ultime stagioni ha fatto grandi progressi, e sta continuando sulla scia di questa crescita…speriamo che non si fermi e a Weymouth il prossimo agosto ci regali ancora emozioni!  

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