26 May 2017

Coppa America, c'è troppo vento, rimandate cerimonia di apertura e prime regate

Doveva essere oggi il primo giorno di regate della XXXV Coppa America a Bermuda, ma il troppo vento ha costretto gli organizzatori a rimandare l'inizio delle regate. Su Mediaset Premium tutte le dirette!
Le prime regate in programma e la cerimonia di apertura sono state rimandate a sabato 27 maggio a causa del vento forte. Vi ricordiamo che in Italia sarà Mediaset Premium a trasmettere le dirette delle regate. Ecco la programmazione delle prime sfide:

ROUND ROBIN 1
RACE 1-2-3-4-5-6: Sabato 27 maggio ore 19 in diretta su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD
RACE 7-8-9-10-11-12: Domenica 28 maggio ore 22.45 in differita su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD
RACE 13-14-15:Lunedì 29 maggio ore 19 in diretta su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD

ROUND ROBIN 2
RACE 1-2-3: Martedì 30 maggio ore 19 in diretta su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD
RACE 4-5-6-7: Mercoledì 31 maggio ore 19 in diretta su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD
RACE 8-9-10-11: Venerdì 2 giugno ore 19 in diretta su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD
RACE 12-13-14-15: Sabato 3 giugno ore 24 in differita su Premium Sport 2 e Premium Sport 2 HD


La Coppa America detiene il primato del più antico trofeo che ancora oggi si disputa tra tutti gli sport, ma ha dato un taglio netto ai suoi 166 anni precedenti di storia e ha cambiato totalmente faccia. Per scoprire se in meglio o peggio, dobbiamo aspettare ancora poco: dopo il rincio del 26 maggio, sarà sabato 27 il giorno in cui entreranno sul campo di regata color blu smeraldo della Great Sound, la baia a ovest dell’isola di Bermuda, il defender Oracle Team USA e i cinque challenger: lo svedese Artemis Racing, Emirates Team New Zealand, Groupama Team France, SoftBank Team Japan e l’inglese Land Rover BAR.

Vedremo regate che dureranno appena 20 minuti (la lunghezza del percorso sarà stabilita in base all’intensità del vento), con piccoli catamarani di 50 piedi di lunghezza (15 metri), portati da un equipaggio di sole sei persone, capaci di navigare a una velocità di 45 nodi. È stato stravolto anche il tradizionale formato della Coppa, con il defender che parteciperà alla prima fase di regate di selezione dei challenger.

Una rivoluzione che ha cancellato principalmente due elementi distintivi dell’America’s Cup: la grandezza delle barche (basti pensare ai catamarani di 72 piedi utilizzati nell’ultima edizione di San Francisco, nel 2013, oppure ai monoscafi di 80 piedi degli anni Novanta e inizio Duemila come Il Moro di Venezia e Luna Rossa, per non andare molto più indietro nella storia e finire ai J Class degli anni ’30 con i loro 80 e passa piedi di lunghezza al galleggiamento) e l’impossibilità del pronostico alla vigilia del match finale di Coppa (quello della prossima edizione, la 35esima, inizierà il 17 giugno), quando non esistevano elementi oggettivi per prevedere chi fosse più forte tra il defender e il suo sfidante, in quanto non si erano mai affrontati prima.

Conservatori contro riformisti

Il grande cambiamento dell’America’s Cup ha creato una forte spaccatura tra i suoi appassionati. Da una parte, i conservatori che amavano il gigantismo delle imbarcazioni e la purezza del match race, certamente più apprezzabile con i monoscafi che non con i catamarani, si disperano; dall’altra, i riformisti, affascinati da una vela più tecnologica, moderna e veloce, gioiscono.
In passato, tante volte, si è abusato con la retorica di attribuire alla Coppa America il ruolo di Formula Uno della vela. Alla vigilia della 35esima edizione, però, bisogna ammettere che, come mai nelle volte precedenti, il paragone ha ragione di esistere. I catamarani della nuova America’s Cup Class sono effettivamente delle schegge impazzite, che volano sulla superficie del mare sollevati dai foil e non toccano quasi mai l’acqua con gli scafi, neanche in virata e in strambata. Lunghi 15 metri, larghi 8,48 m, pesanti tra i 2.332 e 2.432 chili, con una superficie velica di 103 metri quadri, compresa l’ala rigida alta 23,5 metri, sono difficili da domare. Hanno una velocità di punta di 45 nodi, ma in tanti sono pronti a scommettere che durante le regate di Coppa qualcuno riuscirà a raggiungere la barriera dei 50. Per dare un’idea di che “macchine da corsa” siano, è sufficiente sapere che sono grandi appena un terzo dei giganteschi catamarani di 72 piedi della Coppa America di quattro anni fa a San Francisco, ma sono più veloci. I membri d’equipaggio sembrano dei piloti. Oltre al casco e alle protezioni in varie parti del corpo, necessarie per diminuire il rischio (reale) di infortuni, indossano delle cuffie audio e dei microfoni, altrimenti, pur stando raggruppati e vicini, non riuscirebbero a comunicare per via del vento e dell’aria che li investe.

Peso sotto controllo per l’equipaggio

A bordo sono in sei: un timoniere, un regolatore dell’ala e quattro grinder. Insieme, non devono pesare più 525 chili. La stazza di ognuno di loro è controllata, perché influisce in maniera determinante sull’equilibrio del catamarano che, navigando sui foil, è di fatto una piattaforma sollevata da quattro (a volte solo tre) sostegni. Ogni manovra a bordo (dalla regolazione dell’ala, al sollevamento o l’immersione dei foil) è comandata grazie a un circuito idraulico che deve essere sempre tenuto in pressione dai grinder, che hanno il diritto concesso da parte dei compagni di team di pesare quanto vogliono, perché devono essere montagne di muscoli che girano le manovelle ininterrottamente per tutta la regata. Una minima perdita di pressione del circuito idraulico non consente, al momento opportuno, di cazzare o lascare l’ala, oppure di abbassare o alzare un foil, impedendo di eseguire una strambata o una virata nell’attimo esatto in cui lo richiede la situazione tattica, se non addirittura causare la totale perdita di controllo del mezzo che può tradursi in una scuffia o un incidente più complicato.
Per rientrare nel limite di peso massimo dell’equipaggio imposto dal regolamento, ogni etto in più di massa muscolare che guadagna un grinder per garantire l’efficienza meccanica della barca (quindi la competitività), deve essere tolto al timoniere e al trimmer. Un equipaggio di Coppa America è quindi composto da due “fantini” che stanno nella zona poppiera dello scafo (il timoniere e il regolatore dell’ala) e quattro “canottieri” nel pozzetto centrale che girano le manovelle a manetta tutto il tempo. Oppure, quattro “ciclisti” che spingono sui pedali, come sul catamarano di Emirates Team New Zealand.

Timoni, foil e idraulica fanno la differenza

Gli America’s Cup Class sono di fatto delle barche monotipo. Gli scafi, l’ala e il piccolo fiocco a prua sono uguali per tutti. Quindi, per avere un catamarano più veloce e affidabile degli avversari, ogni team concentra tutto il lavoro di ricerca e sviluppo nel disegno e nel funzionamento delle appendici (timoni e foil), nonché nella potenza del circuito idraulico. Sono queste le due aree da cui emergeranno le differenze di prestazione tra i catamarani dei sei team in regata nella 35esima America’s Cup. Con la sostituzione delle manovelle, a favore dei pedali per i grinder, i neozelandesi hanno tirato fuori una delle soluzioni tecniche più interessanti di questa Coppa America, affidando il funzionamento dell’idraulica alla forza delle gambe piuttosto che delle braccia. Non è escluso che qualcuno la possa copiare, primo fra tutti Oracle Team USA.
A pochi giorni dall’inizio delle regate, il defender della 35esima America’s Cup è indicato come il netto favorito alla vittoria finale. Come se non bastasse, Oracle Team USA si è preso il grande vantaggio (certo, concessogli dagli sfidanti, a eccezione del nemico giurato Emirates Team New Zealand) di partecipare alla fase iniziale delle regate di selezione degli sfidanti. In pratica, Oracle Team USA sarà in regata nei primi due Round Robin (gironi all’italiana con incontri diretti, a rotazione, tra tutti i team) che precedono le semifinali e le finali dei challenger. Avrà quindi modo di incontrare per ben due volte tutti gli sfidanti (tra i quali emergerà quello che poi gli contenderà la Coppa), prendendo la misura di ciascuno di loro in confronti reali, dato che i punti conquistati in questa occasione verranno poi portati in dote nella sfida finale che assegnerà l’America’s Cup. Il defender, acquisiti i preziosi dati delle prestazioni di tutti, si ritirerà poi dalla scena, continuando a osservare i migliori quattro sfidanti affrontarsi in semifinale e, successivamente, i migliori due in finale. Quando sarà il momento di incontrarlo, Oracle Team USA conoscerà molto a fondo il suo sfidante, con tutti i suoi punti deboli e forti.

La protesta italiana

Se tra gli sfidanti di questa Coppa America non figura Luna Rossa, è proprio perché il suo patron, Patrizio Bertelli (che era stato il primo a lanciare la sfida a Oracle Team Usa, subito dopo la conclusione della precedente edizione della Coppa), si è ritirato come atto di protesta nei confronti di una Coppa organizzata dal defender con troppi vantaggi a proprio favore. Bertelli ha rinunciato a partecipare a questa edizione nonostante il suo team fosse stato il primo, tra tutti, a mettersi al lavoro, anche in disaccordo con i challenger, da lui giudicati troppo accondiscendenti verso il defender nelle trattative per decidere il nuovo regolamento. A eccezione di Emirates Team New Zealand che, pur essendo ideologicamente schierato con Luna Rossa, ha preferito non ritirarsi proprio per cercare di sconfiggere Oracle Team USA, riportare la Coppa in Nuova Zelanda e organizzarla con regole diverse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove