Nell’agenda del nuovo governo
La nautica, una figlia senza padre, neppure adottivo. Ovvero il settore imprenditoriale verso cui tutti i governi succedutisi negli ultimi vent’anni hanno sempre dimostrato uno scarso interesse. Certo, a parole ne hanno riconosciuta la grande potenzialità, ma la reale portata non è mai stata effettivamente valutata, tanto da non attuare misure concrete per il suo sviluppo. Un settore, insomma, percepito con fastidio anche quando procedeva a gonfie vele.
Si continua ad affermare che, per risollevare il comparto, è indispensabile valorizzare gli approdi (uno dei cavalli di battaglia che Vela e Motore ha sempre supportato come condizione prima per l’occupazione e per l’indotto) creando una sinergia sempre più diretta con l’offerta turistica e i servizi a terra, si ripete che la nautica dovrebbe essere vitale alla promozione del nostro patrimonio culturale. Leggi e decreti che potrebbero ridarle fiato, però, nel migliore dei casi hanno una gestazione lentissima e vengono rimpallati da un governo all’altro senza concludere nulla.
Invece, le promesse si sono trasformate nella tassa di proprietà, un iniquo strumento con l’unico effetto di allontanare gli armatori dalle nostre coste, trasformandoli in capri espiatori su cui scaricare il demone dell’evasione fiscale.
Differente sarebbe la prospettiva se, in cambio del salasso, il governo si fosse impegnato a investire sfruttando gli introiti ricavati per creare incentivi a sostegno delle aziende. Speriamo, quindi, che il prossimo esecutivo sia l’autore di quella spinta necessaria a creare occasioni e a offrire un autentico supporto a tutta la nautica.
Ma non facciamoci troppe illusioni. Non esistono le disponibilità finanziarie per riforme costose, ma ricordiamo che sono possibili iniziative quasi a costo zero come gli scivoli a mare e la riconversione dei porti.
Sarebbe positivo, ad esempio, che una forza politica avesse finalmente il coraggio di inserire nella propria agenda lo sviluppo della portualità turistica, antica battaglia di Vela e Motore.
Se i membri del futuro governo prenderanno coscienza del fatto che il diporto può essere una grande occasione per l’economia italiana, l’industria nautica, da parte sua, dovrà presentarsi con idee altrettanto concrete a misura del contesto economico. Una battaglia comune che deve trovare tutti i protagonisti dalla stessa parte della barricata.
di Marta Gasparini