L’arte di arrangiarsi
di Carlo Nuvolari-Duodo, titolare dello studio Nuvolari-Lenard
Io e Dan Lenard siamo gli ultimi che dovrebbero lamentarsi: il nostro fatturato sale, il numero e la dimensione delle barche che progettiamo sale, il numero dei nostri clienti sale. Ma, ahimé, siamo parte della nautica italiana solo nominalmente. Solo perché abitiamo e abbiamo la sede in Italia: abbiamo solo due clienti italiani, per il resto vendiamo progetti in tutto il mondo. Di fatto non siamo più in Italia. Ci rimaniamo perché amiamo la nostra Italia.
Ho ben poca fiducia che la “nautica nazionale”, cioè il comparto dei costruttori, gestori di marine e professionisti legati al mondo della nautica, abbia un roseo futuro.
La mia purtroppo è una constatazione del fatto che negli ultimi venti anni, il declino è stato inesorabile e soprattutto, incontrollato.
Non siamo stati certo favoriti dalla nostra Patria: la nautica è un covo di evasori, rovina le coste, è un mondo di pochi.
Tutti discorsi ormai vecchi, diventati una ritrita litania, quasi lontani dalla realtà, ma è vero invece che la nostra Nazione manca completamente di infrastrutture moderne e di visione collettiva del futuro.
Ma siamo davvero sicuri che solo queste siano le cause del declino della nautica italiana? Non è forse vero che molti hanno peccato di arroganza guardando più alla finanza e meno ai clienti e ai prodotti? Lasciando crescere senza controllo la dimensione delle barche senza credere più in quelle piccole? Investendo nelle marine con venti buoni anni di ritardo, considerando eterna la crescita? Non prevedendo l’inevitabile correzione del mercato e i suoi cambiamenti? Non costruendo delle solide alleanze fra aziende che ci avrebbero consentito di presentarci all’estero più strutturati e credendo solo nel vecchio modello della concorrenza sfrenata?
Il famoso Salone di Genova! Come negare che sia stato sempre il regno dell’inefficienza, della scomodità, di costi assurdi. Di corporativismo sfrenato! Quale potenziale acquirente viene volentieri a Genova? Nei meravigliosi alberghi, nei comodi parcheggi, negli accoglienti ristoranti?
Durante l’ultimo salone di Cannes mi hanno presentato la direttrice della Fiera. Girava per gli stand senza la corte dei portaborse, chiedendo se tutto andava bene, se gli operatori erano soddisfatti, se avevano suggerimenti da fare. Proprio come a Genova!
In gennaio ero al salone di Düsseldorf. Sono arrivato con la metropolitana dal centro, ho lasciato il cappotto al guardaroba come a teatro, ho mangiato al ristorante. Come a Genova. Esattamente come a Genova!
La nautica italiana è solo lo specchio dell’Italia. Siamo un paese vecchio, vecchio dentro, chiuso in se stesso, con infrastrutture vecchie e pochissime idee per il futuro.
Se dovessi semplicisticamente pensare a cosa fare, direi che dovremmo ripartire con una solida offerta di buone, belle ed economiche barche piccole, che dovremmo premere per avere scuole serie di formazione professionale, premere per costruire una rete di partner stranieri che non siano solo finanziatori da spennare.
Temo comunque che ancora una volta dovremo sfoderare la nostra arte di arrangiarci.
All’Italiana, appunto.