Italians do it better?
C’è un’Italia che cammina, che lavora e che va avanti, malgrado le difficoltà e i tempi che corrono. Un esempio concreto è la nostra Guida ai Marina d’Italia (25 pagine) al servizio del diportista dove trovate la presentazione di 262 strutture turistiche lungo lo stivale con tariffe, servizi e tutte le informazioni per ormeggiare… “informati”. Un lavoro che ci auguriamo possiate apprezzare visto il numero importante di dati a vostra disposizione. La nostra raccolta è stata l’occasione per renderci conto di quanto il panorama portuale italiano stia cambiando in meglio, anche in un contesto macroeconomico non ancora favorevole.
Sebbene l’offerta rimanga superiore alla domanda (la stima totale è di circa il 65% di copertura dei posti barca) gli investimenti su qualità dei servizi/accoglienza e l’inaugurazione di nuove realtà stanno facendo fare ai nostri porti incoraggianti passi in avanti e i prezzi sono più bassi rispetto al passato. E questo contribuisce al recupero, anche se lento, delle quote perse negli anni di crisi (vedi analisi del mercato a pag. 36). Ma, come sempre, qualcuno ci ha messo lo zampino. E, a poche settimane dall’inizio della stagione nautica, è arrivato il solito “pasticcio all’italiana” che vede la Corte Costituzionale accogliere l’iniziativa della Regione Campania e annullare l’Iva al 10% sugli ormeggi delle barche nei marina resort. In breve la Consulta ha dichiarato illegittimo l’art. 32 comma 1 del dl 133/2014 nella parte in cui equipara i cosiddetti Marina resort a strutture alberghiere ai fini dell’applicazione dell’Iva al 10%. La Campania sostiene così che lo Stato, nel decidere tale equiparazione, avrebbe violato il principio della “leale collaborazione” con le Regioni che hanno competenza in materia di turismo. In sintesi, l’Iva al 10% sarà applicata solo in Liguria, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna che hanno emanato una disciplina specifica. Ve lo immaginate un diportista straniero alle prese con la giungla della tassazione all’italiana?
Un altro spettacolo non proprio edificante arriva dalla “regia” dei saloni italiani Ucina/I Saloni Nautici con l’annullamento di due dei tre eventi annunciati a gran voce dal presidente dell’associazione Carla Demaria al Nautico di Genova dello scorso ottobre. A essere annullati, nell’ordine, sono l’appuntamento dedicato all’usato (1 al 10 aprile) e Yachting in Venice (21/25 aprile) con il solito rimpallo di responsabilità. Ucina parla di “mancanza delle condizioni e della situazione di criticità del partner Expo Venice”, ma una delle verità è anche che il mercato e gli operatori hanno detto un secco no al grandioso progetto lagunare giudicandolo irricevibile in un momento in cui il settore sta ancora lottando per sopravvivere e imporsi sui mercati, zavorrato da personalismi e scelte sbagliate.
C’è bisogno di coesione di progetti semplici, ma ben articolati. La qualità costruttiva, l’innovazione tecnologica, l’eleganza del design non bastano più senza un quadro di riferimento e una strategia di sviluppo condivisa e sostenuta.
Avevamo creduto che l’evidente necessità di “fare sistema” tra costruttori, operatori e istituzioni cominciasse a far breccia nella testa di tutti gli attori del sistema, ma vista la situazione dovremo aspettare ancora.
di Marta Gasparini