Ucina e il Salone di Genova,
contro la crisi e l’italiana autodenigrazione
Negli ultimi anni ho trascorso lunghi periodi all’estero e mi sono resa conto di quanto sia pericolosa e quindi intollerabile una caratteristica tipicamente italiana: l’attitudine all’autodenigrazione, alla critica distruttiva, alla lamentela immedicabile. Attitudine già nota ai tempi di Giacomo Leopardi, che nel 1824, scrisse sull’argomento parole definitive e senza speranza. In Italia va tutto male, la politica, l’economia, la sanità, i trasporti, l’Expo non avrebbe dovuto nemmeno aprire i battenti, il cinema e la televisione sono i peggiori di sempre, lo sport è tutto corrotto e dopato. E mi raccomando esportiamo il messaggio, così la reputazione del nostro Paese all’estero se ne avvantaggerà enormemente.
Anche il nostro settore non sfugge a tanta attenzione e dunque non c’è da sorprendersi se c’è chi sostiene che «Ucina è ridotta a brandelli, non fa nulla per la nautica, non ha peso internazionale» e il Salone di Genova «non ha ragione di esistere, non ci va più nessuno perché ci sono Cannes e Montecarlo». Non mi sorprendo, ma mi arrabbio perché né l’una né l’altra affermazione sono veritiere. A parte il fatto che spesso a parlare e scrivere è qualcuno che non ha un mestiere e quindi prova a denigrare quello altrui, provo asetticamente a informare: “i brandelli” di Ucina all’assemblea di Milano del 5 giugno (con una partecipazione record) hanno presentato ai soci la lista dei traguardi ottenuti in sole otto settimane dall’assemblea che ha portato alla mia elezione a partire da
1) la profonda modifica dello Statuto dell’associazione, che ha ottenuto parere di piena conformità e complimenti da parte di Confindustria - Ucina è la prima associazione di categoria Confindustria ad aver recepito le linee guida della riforma Pesenti, obbligatorie dal 2016.
2) Conferma del contributo MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) per il Salone di Genova 2015, reinserito nelle fiere di eccellenza del Made in Italy.
3) Approvazione da parte del Senato e delle commissioni parlamentari della Legge Delega per la Riforma del Codice della Nautica.
4) Attivazione di tavolo con l’Agenzia delle Entrate e Assilea per la prestazione di garanzie reali collaterali nei contratti di leasing.
5) Estensione del Bollino Blu per evitare il moltiplicarsi dei controlli in mare, anche ai laghi maggiori e alle imbarcazioni a noleggio e locazione.
E l’elenco dei successi istituzionali ottenuti da Ucina negli anni precedenti è ancora più lungo; cito i più importanti: 1) eliminazione dei coefficienti moltiplicativi del redditometro, 2) revisione della tassa Monti con riduzione degli importi ed esclusione per i natanti, abbattimento per le unità a vela, 3) Iva al 10% per i marina resort, per il rilancio del turismo nautico, 4) DPR attuativo del Registro telematico del diportista, 5) interventi presso la Guardia di Finanza e le Capitanerie di Porto con conseguente riduzione del 45% dei controlli in mare, 6) l’ampliamento dei fondi della Legge Sabatini agli stampi per la vetroresina, 7) il riconoscimento da parte del MISE di un contributo sul trasporto delle imbarcazioni alle manifestazioni nautiche internazionali.
Quanto al fatto che Ucina abbia meno peso nel panorama internazionale, basta ricordare che negli ultimi quattro mesi due Vice-Presidenti del nuovo Consiglio di Presidenza Ucina, Piero Formenti e Andrea Razeto, sono stati eletti rispettivamente Presidente dell’associazione Europea (EBI) e Vice Presidente di quella mondiale (ICOMIA).
A difendere il Salone Nautico di Genova 2015, basta invece un numero: + 20% di barche esposte alla data in cui scrivo. Vi sono costruttori che partecipano per la prima volta e altri che ritornano dopo anni di assenza, in primis il Gruppo Azimut. Inoltre, la Volvo Ocean Race, la regata più affascinante al mondo, ha scelto Genova per il lancio della prossima edizione e sarà presente con il Vor Village, i team e le barche, tra cui il super team tutto rosa di Sca Team.
Abbiamo chiamato l’edizione del 2015 quella del rilancio anche perché, dopo anni di trend negativo, il 2014 ha registrato un’inversione di tendenza, la produzione ha ripreso a crescere e gli indicatori per il 2015 rimangono positivi. Certo non raggiungeremo i numeri dei saloni degli anni della crescita esponenziale, quando la domanda superava l’offerta, ma è bene sapere che il Salone, anche negli anni più difficili, è stato il più visitato di tutto il Mediterraneo.
E a chi irresponsabilmente lo attacca, ricordo che l’Italia, paese delle Ferrari e delle Maserati non ha più un salone dell’auto, ma «tanto c’è Ginevra», in Svizzera, paese degli orologi e del cioccolato. Provate a sfilare a Basilea il Baselworld, il più importante salone al mondo dell’orologeria. Impensabile, la Svizzera, così come ancora di più fa la Francia, difende i propri valori e tesori.
Penso che non dobbiamo arrenderci: è vero che in questo Paese ci sono tantissime cose da migliorare ma questa mi sembra una buona ragione per provare a cambiarle. Agiamo e quando le notizie sono positive, diffondiamole. A proposito, sapevate che la nautica italiana è la prima al mondo per quote di mercato, con un quinto dell’export globale? Che è campione del mondo per surplus commerciale (differenza tra export ed import), prima di Germania, Francia e USA? Che è italiano il più grande sistema di imprese nautiche in Europa: primi per numero di addetti? Che sono i prodotti della nautica i grandi protagonisti del surplus commerciale italiano, un valore superiore a quello di altre grandi produzioni Made in Italy, dall’occhialeria, alla pasta, ai mobili in legno, che colloca la produzione di unità con entrobordo al tredicesimo posto su oltre 5.000 prodotti censiti? Ve lo dice l’autorevole voce del prof. Marco Fortis, economista, docente di Economia Internazionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Vice-Presidente della Fondazione Edison (studi e ricerche di economia e politica), da poco membro del nuovo Cda della RAI. Fortis è stato relatore al Convegno Satec di Milano e con il suo intervento “Le 10 verità sulla competitività italiana” ci ha davvero confortato e ridato speranza. D’altronde sul pessimismo cosmico di Leopardi sono stati versati fiumi d’inchiostro.