Salone di Genova, ripensare il futuro
di Marta Gasparini
Il Nautico, alla fine, ha tenuto. Lo sforzo di Ucina per sostenere il Salone è stato tangibile.
I dati di chiusura rilasciati dagli organizzatori parlano di 109.200 visitatori contro 115.000 del 2013, mille imbarcazioni esposte di cui 100 novità, in linea con l’anno precedente e secondo la rilevazione dell’Osservatorio Nautico Nazionale: “La maggioranza del totale degli operatori (53,8%) si è dichiarata più soddisfatta della qualità dei contatti con i clienti rispetto alla scorsa edizione”.
Dato, quest’ultimo, che avrà la sua conferma solo tra qualche mese quando i cantieri trarranno le conclusioni, detto in soldoni: quando i contatti si trasformeranno in vendite e quando avranno qualche elemento in più circa gli incontri programmati con buyer stranieri su cui Ucina ha scommesso molto.
Se si è quindi evitato il peggio, rimane però ancora molto da fare e, soprattutto, bisogna risolvere una serie di problemi che pesano come una spada di Damocle sul futuro della manifestazione.
Se Genova deve ritornare a essere la vetrina del made in Italy, il Salone va ripensato perché, è inutile negarlo, gli appuntamenti che contano sono Cannes e Montecarlo. Il Nautico, così come lo conosciamo, non può più essere il salone del grande pubblico, stretto come è tra i due appuntamenti francese e monegasco (più elitari per target) e per di più a ridosso di Fort Lauderdale (dal 30 ottobre al 3 novembre).
Come? Tra le ipotesi sul tavolo la definizione di una taglia, puntando ad esempio più sulla piccola e media nautica oppure scommettere su un periodo diverso in cui esporre: primavera (in concomitanza con Expo).
In base ai risultati raccolti nella nostra inchiesta tra gli operatori a pag. 34, per capire il gradimento sulla data, come c’era da aspettarsi la spaccatura tra il partito dei pro (grandi cantieri) e dei contro (piccoli produttori), è netta. Sarà adesso compito di Ucina trovare una soluzione condivisa tra gli associati.
Non da ultimo, occorre un cambio di marcia forte (se non un ripensamento) anche sulla città. Quest’anno il Salone si è chiuso lunedì 6 ottobre. Settantadue ore dopo (il 9 ottobre) la catastrofe dell’alluvione si abbatteva su Genova. Inutile commentare oltre.
Sulla fragilità della città e sulle infrastrutture inadeguate per ospitare un evento internazionale si è già scritto a lungo.
Intanto si parla del nuovo e ambizioso waterfront disegnato da Renzo Piano, una lunga passeggiata sul mare che unirà Levante a Ponente, dai padiglioni della Fiera fino al Porto Antico, con isole, ponti e un canale navigabile. Il più grande progetto di città nautica europea.
Sarebbe bellissimo se solo non si dovesse fare sempre i conti con i tempi biblici della burocrazia e sperare solo nella distrazione di Giove Pluvio per proteggere uomini e…barche.