06 January 2013

First 30, sportiva e confortevole

In crociera o tra le boe, con poco o tanto vento il nuovo nove metri e mezzo francese dispensa emozioni. Sottocoperta gli ambienti sono generosi...

Veloce tra le boe

 

Dopo oltre 30 anni dal lancio del primo First 30, era il 1978, Bénéteau ha chiamato a confrontarsi con questa misura delicata due mostri sacri della vela moderna. Si è rivolta per il disegno a Juan Kouyoumdjian, progettista geniale e innovativo, già firma di due scafi vincitori della Volvo Ocean Race come Abn Amro I ed Ericsson 4 e parte dei team progettuali di tre scafi di Coppa America come Le Défi, Luna Rossa e Bmw Oracle. D’altra parte, per la messa a punto tecnica generale è stato chiamato Michel Desjoyeaux, leggenda della vela francese, vincitore della Route du Rhum, di due Solitaire du Figaro e di due Vendée Globe.

 

Quando arriviamo in banchina all’Ile des Embiez, in Francia, osserviamo incuriositi le forme e i volumi da mostro da giro del mondo riportati in una scala così minore. La discussione si anima su quanto sia sportiva e quanto invece possa essere adatta per la crociera, anche se la forma dello scafo, quasi a triangolo, con la poppa molto larga quasi quanto il baglio massimo, lascia immaginare spazi generosi sottocoperta.

 

http://www.beneteau.com

 

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Gli interni

 

Gli ambienti del First 30 sono disegnati in modo lineare e pulito, razionalizzando gli spazi per sfruttarli al massimo e per rendere la vita a bordo confortevole. Quando scendiamo dalla scaletta, infatti, capiamo perché il cantiere abbia voluto in tutte le occasioni ribadire che questo modello sposa i desideri sia dei più corsaioli, sia di chi preferisce la crociera. Se l’esterno è indubbiamente nato per correre, gli ambienti sottocoperta sono perfetti per la vacanza. Legni chiari e tappezzerie bianche aiutano a rendere più luminoso un ambiente su cui si aprono solamente cinque osteriggi, inevitabile compromesso per ottenere una tuga attrezzata e più rigida.

 

Ulteriore sensazione di spazio è data dalla bella soluzione della doppia porta per la cabina prodiera, che permette di ottenere un’apertura più grande lasciando che l’occhio corra da poppa a prua senza ostacoli. Pur trattandosi di uno scafo di dimensioni contenute,i progettisti non hanno voluto rinunciare a un tavolo da carteggio tradizionale, con un buon piano su cui stendere la carta e una seduta dedicata, che all’occorrenza viene abbattuta per liberare l’accesso al bagno. La cabina di poppa è la più grande delle due e dunque, anche se meno luminosa, sarebbe sicuramente la nostra scelta come armatoriale. Il letto ha una lunghezza massima di addirittura 210 centimetri per una larghezza di 163, notevolmente più generoso di quello a V della cabina di prua che all’altezza delle spalle è largo 130.

 

Non è solo nella larghezza che lo scafo ha dimensioni importanti, infatti l’altezza degli ambienti è quasi ovunque di 180 centimetri, tranne nella cabina di prua, dove diminuisce a 170. La tradizione del cantiere si nota anche in questo modello dalla capacità di sfruttare ogni più piccolo spazio per stipetti di ogni genere e dalla grande attenzione alle necessità di chi vive davvero la barca, infatti il motore è ispezionabile da tre posizioni, per un accesso più comodo ai filtri da un lato, alla girante dall’altro e alla trasmissione di fronte.

 

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In navigazione

 

Quando molliamo gli ormeggi fuori dal porto ci sono 9/10 nodi, il mare è calmo e a bordo siamo in cinque. Cominciamo a bordeggiare per prendere confidenza con la barca, le accelerazioni sono notevoli, ma progressive, mai troppo brusche. La barca mantiene la rotta con precisione, senza scarrocciare ed è molto equilibrata. L’albero spostato verso poppa consente di avere un genoa grande senza sovrapposizione. Ci sarebbe piaciuto provare se con vento più forte l’equilibrio sarebbe rimasto tale grazie al piano velico più potente a prua, che tende a contrastare la tendenza orziera o se si sarebbe manifestata comunque.

 

Lo sbandamento è stabile e non eccessivo, si vive comunque bene in pozzetto dove tutte le sedute sono comode e una volta trovata l’andatura ci si può rilassare. Noi invece preferiamo mettere un po’ alla prova la barca e cominciamo a stringere il vento. Al massimo della bolina, con un angolo al vento di 35°, teniamo un’ottima velocità: tocchiamo addirittura i 5,2 nodi. Quando poi poggiamo raggiungiamo addirittura i 6,5 nodi. Ci divertiamo anche a correre sotto spi e al lasco tocchiamo i 5,7 nodi, con grande facilità di governo. Rientrando in porto come nostra abitudine rileviamo le velocità a motore, che all’andatura di crociera spinge a 6,5 nodi, mentre al massimo tocca i 7,4.

 

Pozzetto e coperta sono pensate per un equipaggio sportivo. Non si accettano compromessi: le scotte corrono sulla tuga, facilmente raggiungibili, ma ne impediscono l’uso come prendisole; i puntapiedi si possono abbattere, è vero, ma sono comunque un elemento che si usa quasi esclusivamente quando si corre. La scotta della randa è murata a fine boma, questo permette regolazioni precisissime e, assieme all’angolo delle crocette superiore ai 25°, ha consentito di eliminare il paterazzo. Le due pale del timone sono esterne allo specchio di poppa, il che le rende molto efficienti, ma aumenta anche il rischio che possano danneggiarsi in manovra.

 

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