04 December 2006

First 50

A Genova ha vinto il premio barca dell’anno di Vela e Motore e Selmabipiemme. Disegnato da Briand, è bellissimo fuori con interni moderni e di tendenza. Ottime le prestazioni a vela. Cannes, bella giornata settembrina di sole, vento poco ma sufficiente per bolinare intorno ai 6 nodi. Interni wallyzzati che fanno sognare e coperta flush deck. Si naviga che è una bellezza. Siete a bordo del Bénéteau First 50, nuovissimo “mini maxi-yacht” del cantiere francese des...

Introduzione

A Genova ha vinto il premio barca dell’anno di Vela e Motore e Selmabipiemme. Disegnato da Briand, è bellissimo fuori con interni moderni e di tendenza. Ottime le prestazioni a vela. Cannes, bella giornata settembrina di sole, vento poco ma sufficiente per bolinare intorno ai 6 nodi. Interni wallyzzati che fanno sognare e coperta flush deck. Si naviga che è una bellezza. Siete a bordo del Bénéteau First 50, nuovissimo “mini maxi-yacht” del cantiere francese destinato a realizzare finalmente il sogno di tanti diportisti di navigare su un oggetto che non sia soltanto una barca ma anche qualcosa di unico, da mostrare e da vivere. Tutto è iniziato circa 10 anni fa quando Luca Bassani presentò al pubblico WallyB, una barca che cambiò e proiettò nel futuro il modo di concepire gli interni. Prima la gente sorrise, poi iniziarono a copiarlo sui grandi custom. Ci sono voluti 10 lunghi anni per capire e accettare quel modello e oggi il First 50 è la prima barca di serie a “copiare” e rendere abbordabile ai diportisti normali quel modo di fare interni. Lo stesso Eric Ingouf, responsabile della serie First, afferma con tranquillità che “la gente oggi vuole sognare di essere a bordo di un Wally ma non può permetterselo, noi con altri due 50’ nella flotta (Oceanis 50 e Cyclades 50.3) possiamo permetterci qualsiasi scelta. Con il First 50 abbiamo avvicinato gli armatori a quel sogno. E i diportisti ci sono grati per questo. Per chi invece cerca il classico ci sono gli altri due modelli”.

Il progetto

Progetto Philippe Briand firma per la prima volta un 50’ Bénéteau (disegnò il Sun Fast 52 di Jeanneau) e segna anche il suo ritorno al cantiere francese. Fu infatti lui a disegnare i primi Oceanis nel 1986. Questa è la terza generazione di First e il 50 cade tra il First 51 e il First 53 F5. Il primo venne disegnato da German Frers nel 1988 e partecipò alla quinta edizione della Withbread nel 1989. Nel 1990 fu Bruce Farr a firmare il First 53 F5 con gli interni di Pininfarina. Il 50 non rimarrà solo, presto vedrà la luce anche un 45 e nel 2008 arriverà il nuovo First 40.7 di cui però nessuno anticipa ancora nulla. Si chiama First ma sembra aver sacrificato un po’ della sua grinta in nome delle nuove tendenze. Come definirlo dunque? Barca da regata, da crociera? Nessuna delle due probabilmente.

La coperta

Coperta E’ nel pozzetto che si trovano le soluzioni più interessanti. Il trasto di randa non è più gradito, altra abitudine imposta dal mercato: gli armatori non lo vogliono più perché i grandi custom non ce l’hanno. E anche questo è un modo per sognare. Al suo posto c’è un blocco con winch idraulico che serve anche per la regolazione del paterazzo. La prima foto della barca in navigazione mostra come la coperta abbia forme pulite ed essenziali con una tuga leggera che lascia un’ottima visuale davanti al timoniere. Si vede bene anche la plancetta di poppa a ribalta nella quale è incassata la scaletta di risalita. Durante la navigazione abbiamo trovato poco pratico l’ingresso sottocoperta a causa di un eccessivo gradino (per stivare cime e drizze) di cui ci si scorda spesso e la mancanza di antisdrucciolo sulle flange laterali delle tuga, quando è bagnato diventano molto scivolose. Di notte con tempo brutto avrebbe fatto comodo un saldo punto d’appoggio. E anche i due corrimano sempre sulla tuga sono poco istintivi e visibili. Per l’ ancora c’è un bel gavone quasi abitabile per il verricello e se la discesa è comoda, non lo è altrettanto la risalita perché bisogna fare attenzione alla posizione dell’ancora quando entra nel musone di acciaio ed eventualmente correggerla a mano. Ci è piaciuto il tavolo, di legno che viene riposto nel gavone al centro del pozzetto togliendo il puntapiedi. Il teck sul ponte è optional.

Gli interni

Interni Abbiamo già detto molto, rimane da precisare che il cantiere per il momento non offre altre soluzioni di layout o di arredo. Il legno utilizzato è la quercia chiara. Per chi cerca ambienti classici ci sono gli altri due 50’. Come dicevamo prima, nel disegnare questi interni non ci si è scordato che la barca deve navigare, in giro si trovano quindi soluzioni intelligenti per rendere la vita a bordo più comoda. La disposizione è armatoriale, con ambienti ariosi e non compressi come accade invece nei crocieroni che servono anche come charter. Ci sono due bagni e una vera zona carteggio. La cucina ha piani di lavoro degni di un ambiente casalingo con frigo da 100 litri e ghiacciaia da 60. Gli oblò flush deck sono belli da vedere fuori e in più fanno passare tante luce, insieme a quelli della tuga permettono di avere interni davvero luminosi.

La prova

Prova Navighiamo di fronte a Cannes con cinque persone a bordo, mare calmo e una brezza che varia tra i 6 e i 7 nodi. Non molto ma comunque le condizioni più frequenti qui in Mediterraneo. La versione prova è la S, che ha l’albero di alluminio laccato nero con la rotaia Facslide per la randa e il tangone, il sartiame in tondino. Al timone si percepiscono quelle vibrazioni che appartengono alle barche che hanno linee tese e veloci. La carena disegnata da Philippe Briand naviga rapida, è reattiva al timone e alle regolazioni (anche se senza trasto queste sono limitate) e di bolina ha una leggera tendenza all’ orza che non infastidisce più di tanto. Le raffiche si traducono in accelerazioni con uno sbandamento contenuto. Certo, le vele in 3DL di North Sails fanno una grande differenza rispetto alle tradizionali anche se alla randa del modello in prova mancavano 20 cm a poppa del boma. Le ruote non sono poi così sensibili e lasciandole rimangono immobili, probabilmente una puleggia era da cambiare anche se Ingouf ammette che un 50 piedi non è una deriva e avere due ruote è d’obbligo ma questo toglie un po’ di sensibilità. Non ci piace molto la posizione dei due winch della scotta genoa, per lasciare spazio alle panche sono troppo vicini alle ruote e lasciano poco spazio a chi li manovra, costringendo ad una posizione innaturale. Al timone ci si può sedere sulle panche laterali e puntare i piedi a terra trovando una posizione confortevole. Grazie alla tuga bassa la visuale verso prua è ottima e le manovre fanno meno paura. Parliamo di prestazioni, abbiamo avuto tutta la giornata a disposizione per la prova ma il vento non è mai salito oltre i 6 nodi con qualche raffica sparsa. Stringendo fino a 35° navighiamo senza problemi a 7,3 nodi che non scendono al di sotto dei 4 durante la virata. Nelle andature portanti muriamo il gennaker sul musone di prua e le prestazioni si mantengono ottime, con 7,5 nodi di velocità ad un angolo dell’apparente di 80°. Con lo Yanmar da 75 cavalli Sail Drive ed elica a 3 pali abbattibili la velocità di crociera è intorno agli 8,2 nodi, la massima raggiunge i 9,2.
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