A Genova ha vinto il premio barca dell’anno di Vela e Motore e Selmabipiemme.
Disegnato da Briand, è bellissimo fuori con interni moderni e di tendenza.
Ottime le prestazioni a vela.
Cannes, bella giornata settembrina di sole, vento poco ma sufficiente per
bolinare intorno ai 6 nodi. Interni wallyzzati che fanno sognare e coperta
flush deck. Si naviga che è una bellezza. Siete a bordo del Bénéteau First 50,
nuovissimo “mini maxi-yacht” del cantiere francese des...
Introduzione
A Genova ha vinto il premio barca dell’anno di Vela e Motore e Selmabipiemme.
Disegnato da Briand, è bellissimo fuori con interni moderni e di tendenza.
Ottime le prestazioni a vela.
Cannes, bella giornata settembrina di sole, vento poco ma sufficiente per
bolinare intorno ai 6 nodi. Interni wallyzzati che fanno sognare e coperta
flush deck. Si naviga che è una bellezza. Siete a bordo del Bénéteau First 50,
nuovissimo “mini maxi-yacht” del cantiere francese destinato a realizzare
finalmente il sogno di tanti diportisti di navigare su un oggetto che non sia
soltanto una barca ma anche qualcosa di unico, da mostrare e da vivere. Tutto è
iniziato circa 10 anni fa quando Luca Bassani presentò al pubblico WallyB, una
barca che cambiò e proiettò nel futuro il modo di concepire gli interni.
Prima la gente sorrise, poi iniziarono a copiarlo sui grandi custom. Ci sono
voluti 10 lunghi anni per capire e accettare quel modello e oggi il First 50 è
la prima barca di serie a “copiare” e rendere abbordabile ai diportisti normali
quel modo di fare interni. Lo stesso Eric Ingouf, responsabile della serie
First, afferma con tranquillità che “la gente oggi vuole sognare di essere a
bordo di un Wally ma non può permetterselo, noi con altri due 50’ nella flotta
(Oceanis 50 e Cyclades 50.3) possiamo permetterci qualsiasi scelta.
Con il First 50 abbiamo avvicinato gli armatori a quel sogno. E i diportisti ci
sono grati per questo. Per chi invece cerca il classico ci sono gli altri due
modelli”.
Il progetto
Progetto
Philippe Briand firma per la prima volta un 50’ Bénéteau (disegnò il Sun Fast
52 di Jeanneau) e segna anche il suo ritorno al cantiere francese. Fu infatti
lui a disegnare i primi Oceanis nel 1986. Questa è la terza generazione di
First e il 50 cade tra il First 51 e il First 53 F5. Il primo venne disegnato
da German Frers nel 1988 e partecipò alla quinta edizione della Withbread nel
1989.
Nel 1990 fu Bruce Farr a firmare il First 53 F5 con gli interni di Pininfarina.
Il 50 non rimarrà solo, presto vedrà la luce anche un 45 e nel 2008 arriverà il
nuovo First 40.7 di cui però nessuno anticipa ancora nulla. Si chiama First ma
sembra aver sacrificato un po’ della sua grinta in nome delle nuove tendenze.
Come definirlo dunque? Barca da regata, da crociera? Nessuna delle due
probabilmente.
La coperta
Coperta
E’ nel pozzetto che si trovano le soluzioni più interessanti. Il trasto di
randa non è più gradito, altra abitudine imposta dal mercato: gli armatori non
lo vogliono più perché i grandi custom non ce l’hanno. E anche questo è un
modo per sognare. Al suo posto c’è un blocco con winch idraulico che serve
anche per la regolazione del paterazzo.
La prima foto della barca in navigazione mostra come la coperta abbia forme
pulite ed essenziali con una tuga leggera che lascia un’ottima visuale davanti
al timoniere. Si vede bene anche la plancetta di poppa a ribalta nella quale è
incassata la scaletta di risalita. Durante la navigazione abbiamo trovato poco
pratico l’ingresso sottocoperta a causa di un eccessivo gradino (per stivare
cime e drizze) di cui ci si scorda spesso e la mancanza di antisdrucciolo sulle
flange laterali delle tuga, quando è bagnato diventano molto scivolose.
Di notte con tempo brutto avrebbe fatto comodo un saldo punto d’appoggio. E
anche i due corrimano sempre sulla tuga sono poco istintivi e visibili. Per l’
ancora c’è un bel gavone quasi abitabile per il verricello e se la discesa è
comoda, non lo è altrettanto la risalita perché bisogna fare attenzione alla
posizione dell’ancora quando entra nel musone di acciaio ed eventualmente
correggerla a mano. Ci è piaciuto il tavolo, di legno che viene riposto nel
gavone al centro del pozzetto togliendo il puntapiedi. Il teck sul ponte è
optional.
Gli interni
Interni
Abbiamo già detto molto, rimane da precisare che il cantiere per il momento non
offre altre soluzioni di layout o di arredo. Il legno utilizzato è la quercia
chiara. Per chi cerca ambienti classici ci sono gli altri due 50’. Come
dicevamo prima, nel disegnare questi interni non ci si è scordato che la barca
deve navigare, in giro si trovano quindi soluzioni intelligenti per rendere la
vita a bordo più comoda.
La disposizione è armatoriale, con ambienti ariosi e non compressi come accade
invece nei crocieroni che servono anche come charter. Ci sono due bagni e una
vera zona carteggio. La cucina ha piani di lavoro degni di un ambiente
casalingo con frigo da 100 litri e ghiacciaia da 60. Gli oblò flush deck sono
belli da vedere fuori e in più fanno passare tante luce, insieme a quelli della
tuga permettono di avere interni davvero luminosi.
La prova
Prova
Navighiamo di fronte a Cannes con cinque persone a bordo, mare calmo e una
brezza che varia tra i 6 e i 7 nodi. Non molto ma comunque le condizioni più
frequenti qui in Mediterraneo. La versione prova è la S, che ha l’albero di
alluminio laccato nero con la rotaia Facslide per la randa e il tangone, il
sartiame in tondino. Al timone si percepiscono quelle vibrazioni che
appartengono alle barche che hanno linee tese e veloci. La carena disegnata da
Philippe Briand naviga rapida, è reattiva al timone e alle regolazioni (anche
se senza trasto queste sono limitate) e di bolina ha una leggera tendenza all’
orza che non infastidisce più di tanto. Le raffiche si traducono in
accelerazioni con uno sbandamento contenuto.
Certo, le vele in 3DL di North Sails fanno una grande differenza rispetto alle
tradizionali anche se alla randa del modello in prova mancavano 20 cm a poppa
del boma. Le ruote non sono poi così sensibili e lasciandole rimangono
immobili, probabilmente una puleggia era da cambiare anche se Ingouf ammette
che un 50 piedi non è una deriva e avere due ruote è d’obbligo ma questo toglie
un po’ di sensibilità. Non ci piace molto la posizione dei due winch della
scotta genoa, per lasciare spazio alle panche sono troppo vicini alle ruote e
lasciano poco spazio a chi li manovra, costringendo ad una posizione
innaturale. Al timone ci si può sedere sulle panche laterali e puntare i piedi
a terra trovando una posizione confortevole.
Grazie alla tuga bassa la visuale verso prua è ottima e le manovre fanno meno
paura. Parliamo di prestazioni, abbiamo avuto tutta la giornata a disposizione
per la prova ma il vento non è mai salito oltre i 6 nodi con qualche raffica
sparsa. Stringendo fino a 35° navighiamo senza problemi a 7,3 nodi che non
scendono al
di sotto dei 4 durante la virata. Nelle andature portanti muriamo il gennaker
sul musone di prua e le prestazioni si mantengono ottime, con 7,5 nodi di
velocità ad un angolo dell’apparente di 80°. Con lo Yanmar da 75 cavalli Sail
Drive ed elica a 3 pali abbattibili la velocità di crociera è intorno agli 8,2
nodi, la massima raggiunge i 9,2.