18 July 2007

Fuoribordo fai da te

Nonostante le cure che tutti i giorni dedichiamo al nostro motore, basta un attimo di disattenzione per fare un danno. Vediamo come intervenire senza dover ricorrere a mani più esperte. Un momento di disattenzione in retromarcia, il moletto in cemento, un’ondina improvvisa provocata dal solito maleducato e crack! L’aletta anticavitazione si spezza, rendendo visibile l’elica dall’alto e il piede monco. A parte ogni considerazione estetica, non è consigliabile lascia...

Fuoribordo fai da te

Nonostante le cure che tutti i giorni dedichiamo al nostro motore, basta un attimo di disattenzione per fare un danno. Vediamo come intervenire senza dover ricorrere a mani più esperte. Un momento di disattenzione in retromarcia, il moletto in cemento, un’ondina improvvisa provocata dal solito maleducato e crack! L’aletta anticavitazione si spezza, rendendo visibile l’elica dall’alto e il piede monco. A parte ogni considerazione estetica, non è consigliabile lasciarlo così, in quanto la parte ha una ben precisa funzione anticavitazione e la sua mancanza può abbassare anche di parecchio il rendimento del nostro propulsore. Qual è la soluzione? Arrabattarsi con colle magiche? Cambiare l’intero piede? Un esperto artigiano ci ha mostrato come si opera in questi casi, riportando un Suzuki DF140 con il piede danneggiato alle condizioni originali. La base di partenza è un semplice pezzo di lastra di alluminio, scelto con attenzione, dalle misure e dallo spessore adeguato. Tagliato e sagomato con cura, viene saldato nell’identica posizione ove era in origine e lavorato con precisione in modo da riprodurre fedelmente le forme primitive. Una mano di primer e la successiva verniciatura nei colori originali, ci consegneranno il motore in condizioni perfette, praticamente identico all’ originale. E per quanto riguarda l’affidabilità? In linea generale, dato per scontato che non si siano verificati guasti agli organi meccanici interni quali albero di trasmissione e cambio, le saldature in alluminio ben realizzate sono robuste quanto l’originale e non pregiudicano l’affidabilità del propulsore. La riparazione passo dopo passo 1 Il primo passaggio è quello di pulire accuratamente il piede ed eliminare le eventuali sporgenze rimaste lungo la linea di frattura, in modo da offrire una superficie di lavoro il più possibile regolare e priva di scabrosità. Si controlla anche che il colpo non abbia provocato crepe o altre fessurazioni nelle parti circostanti. 2 Con del semplice cartone si procede a disegnare il profilo della nuova aletta anticavitazione, cercando di seguire fedelmente quello in origine pensato dal costruttore, migliore equilibrio fra peso, ingombri rispetto all’elica e resa idrodinamica. La cosa migliore è ricavare il disegno da un piede integro. 3 La base sulla quale si lavora è una lastra di alluminio dallo spessore il più vicino possibile rispetto all’originale: due piccole piastre di sostegno ai lati e quattro morsetti, tengono l’appendice in posizione, permettendo con successive lavorazioni, di riprodurre le identiche forme che si avevano in origine. 4 La nuova aletta in alluminio è saldata al piede da uno spesso cordone sempre in alluminio: la forma è ancora grezza e da affinare, ma gli ingombri generali già sono quelli corretti. La saldatura deve essere curata e realizzata da un professionista, sia per prevenire fenomeni di corrosione che per garantire la necessaria robustezza. 5 La stessa saldatura vista dalla parte inferiore, con il piede capovolto. L’ opera di rifinitura è già cominciata, abbassando con la mola e la levigatrice lo spessore della piastra aggiunta e ricreando la sede circolare della piccola pinna direzionale che il piede monta in origine. 6 Il cordone di giunzione in alluminio è stato accuratamente molato, diventando quasi invisibile. Si raccordano accuratamente anche i profili laterali e gli spessori alla fine posteriore dell’aletta, riproducendo nel modo più preciso le stesse forme previste dal costruttore in sede di progetto. 7 La riparazione è quasi finita: si è proceduto a lisciare sia il nuovo pezzo di alluminio che parte del piede esistente, in modo da aumentarne la resistenza alla corrosione e al contempo per garantire la base migliore per la successiva verniciatura. Con un calibro si controllano per l’ultima volta gli spessori. 8 La prima mano di primer: il colore chiaro e opaco esalta le eventuali imperfezioni rimaste e consente eventuali ultime correzioni prima della verniciatura finale. La tinta definitiva viene stesa con la pistola a spruzzo o con la bomboletta spray, usando gli articoli originali del costruttore. 9 Il nuovo piede finito e verniciato, completo di elica: fra aletta ed elica si intravede la piccola pinna deviatrice di flusso, la cui sede abbiamo visto ricreata in precedenza. Non si notano giunzioni o discontinuità che suggeriscano la riparazione effettuata. Si ringrazia Nuova Jolly Service di Franco Aiello, che opera a Cologno Monzese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove