23 March 2017

Baglietto, il costruttore della Real Casa

Negli scali liguri di Varazze, dal 1938 al 1940, il cantiere Baglietto varava alcuni dei più bei motoscafi da diporto dell’epoca per una clientela esclusiva tra cui il re Vittorio Emanuele III, la regina Elena e il Capo del Governo Benito Mussolini

Il costruttore della Real Casa

La storia d’Italia, in molte delle sue componenti, dalla fine dell’Ottocento è indissolubilmente legata alla storia di Baglietto di Varazze. Gli albori della nautica non commerciale sia a vela che a motore sia da diporto che da competizione, vedono protagonista il cantiere con esemplari sempre al centro delle cronache dell’epoca. Dal primo record mondiale motonautico, alle vittorie in ogni classe metrica a vela, le sue barche, dagli inizi del Novecento, hanno issato la bandiera italiana sui pennoni più alti d’Europa e degli Stati Uniti.
Negli anni Cinquanta, quando Riva costruiva i suoi runabout di serie, Baglietto iniziava la produzione dei suoi famosi cabinati a motore: così come qualsiasi motoscafo di mogano in Italia veniva definito un Riva, un motoryacht diventava nell’accezione comune un Baglietto.
Anche in campo militare le barche varazzine sono state protagoniste della prima e della seconda guerra mondiale, con le torpediniere, i MAS, i barchini d’assalto e i dragamine, fino a tempi più recenti in cui le abbiamo viste in dotazione alle varie armi che pattugliano i nostri mari.
In particolare, gli anni Trenta, il periodo d’oro della nostra marineria, vedono la capacità progettuale dell’ingegner Vincenzo Vittorio Baglietto, laureatosi a Glasgow, indirizzata al perfezionamento delle prestazioni delle carene dei MAS, delle classi metriche (tra cui il Polluce, costruita per la Marina Militare, la star da battere affidata al Guardiamarina Antonio Straulino) e dei racer (tra cui Alagi di Theo Rossi di Montelera, vincitore della Gold Cup a Detroit).
Accanto a questi scafi performanti, nascono anche alcuni dei più bei motoscafi da diporto dell’epoca di cui quattro furono costruiti proprio per la Regia Marina Militare e destinati al trasporto veloce delle più alte Eccellenze: “Sua Maestà Re d’Italia e Imperatore” Vittorio Emanuele III, “Sua Maestà Regina e Imperatrice” Regina Elena e il Capo del Governo Benito Mussolini.

LE BARCHE DEL RE
Siamo nel 1938 e sono in fase di ultimazione a Varazze due fast commuter (cabinati veloci) e un motoscafo aperto. Il primo a essere varato in primavera è quello per l’uso esclusivo del Re.
È lungo 15 metri e largo 3,15 monta due motori Fiat Carraro Tipo D 250, da 250 cv ciascuno con una tuga dalle linee e caratteristiche innovative per l’epoca. Infatti è privo del pozzetto anteriore per il pilota, consueto nelle lance di rappresentanza o di casata, che avevano a centro barca una piccola cabina per gli ospiti. Infatti, si presenta con una lunga coperta anteriore chiusa, da cui si innalza un parabrezza fortemente inclinato. Il cruscotto e la timoneria sono, invece, a poppa della tuga, protetti da un parabrezza tripartito contornato da una leggera cornice metallica.
Il pilota, in posizione elevata, è così pronto anche a ricevere l’ospite regale vicino alla pedana d’imbarco, il quale può scendere in cabina dai gradini posti a dritta rispetto alla ruota del timone. All’interno, subito a sinistra c’è un locale toilette, accessibile dal disimpegno che introduce nel salotto. Questo si presenta lussuosamente arredato con quattro poltrone, tavolinetti e stipetti vari.
Le pareti della toilette si incontrano all’interno con un’ampia rotondità e sono rivestite in radica, mostrando verso il salotto lo stemma reale.
La tuga e le finestrature hanno un andamento sinuoso e offrono un bellissimo esempio di streamline, lo stile aerodinamico disegnato dalla velocità, sottolineato anche dalla forte inclinazione dei parabrezza.
A poppa della cala destinata ai due motori, posto sotto la coperta della timoneria, è ricavato un pozzetto incassato, anch’esso protetto dal parabrezza, destinato al meccanico e al personale di scorta.

IL DUCE AL TIMONE DI GUIDO
Il motoscafo riservato al Capo del Governo porta la sigla M.E. 91 ed è detto Guido, varato nel mese di giugno, torna ad avere la consueta distribuzione delle lance cabinate e dei fast commuter di quelle dimensioni. A prua della tuga troviamo il cockpit di guida, con la pedana d’imbarco e l’accesso alla cabina, disposizione voluta dal Duce perché amava guidare personalmente la barca (da qui il nome Guido). La linea della tuga è meno aerodinamica, la paratia di prua nasce dal pagliolo del pozzetto, quasi verticale, con una porta d’accesso centrale. Forse per rispetto al Re, la lunghezza è leggermente inferiore (metri 14,25), pur mantenendo la stessa larghezza, e il dislocamento di 8 tonnellate.
All’interno, anziché le poltrone ci sono due divanetti a murata, con il locale toilette sempre nell’angolo a poppa. L’aquila imperiale campeggia sulla radica della parete di fondo. Con i medesimi motori Carraro, la velocità indicata per questi commuter di mogano è di 28 nodi (secondo la pubblicità Carraro hanno raggiunto 30 miglia orarie).

LA REGINA ELENA E IL SUO PANDA
Nel 1939 è pronto anche il Panda, il piccolo motoscafo aperto, un utility, ordinato dalla Regia Marina per l’uso esclusivo della regina Elena (Jelena di Montenegro), da impiegarsi per la pesca e la caccia sportiva.
Lungo 6 metri, ha linee eleganti e rifiniture pregiate, accessori di coperta in bronzo cromato, un ampio pozzetto anteriore protetto da murate per poter pescare in piedi, con il fondo a carabottino per rimanere asciutto. Ha un solo divanetto a tre posti, compreso quello per il pilota e, pur privo di parabrezza, ha una capottina di protezione a mantice.
Destinato all’uso durante i soggiorni della Regina nella tenuta di San Rossore, lungo la spiaggia tra Viareggio e la foce dell’Arno, venne portato, navigando sul canale Burlamacca, da Viareggio al lago di Massaciuccoli in provincia di Lucca, un luogo di pesca e di caccia, prediletto anche dal maestro Giacomo Puccini: un lago con le acque tranquille, ma anche di canneti con bassi fondali.
Dotato di un motore entrobordo, posizionato a poppa, con 35 cv per raggiungere 30 km/h, lo scafo fu progettato con un incavo nella carena, proprio per avere l’elica protetta nei bassi fondali, o per poter approdare sulla riva per lo sbarco.
Questa innovazione dell'elica semintubata verrà ripresa l’anno seguente anche dall’allora sedicenne Carlo Riva, da un anno responsabile della progettazione del cantiere paterno, per i suoi cinque motoscafi consegnati alla Marina per i laghi dell’Africa Orientale.
La sigla M.D. 93 indica un altro tender di lusso, di poco successivo ai precedenti, da utilizzare anch’esso per portare le Eccellenze nelle parate, o dal porto alle navi in rada. Questo riassume in sè la configurazione a doppio pozzetto dell’M.E. 91 con le linee steamline del precedente commuter. Infatti l’inclinazione del parabrezza, pur avendo una porta centrale, è simile a quella dello scafo del Re, con una silhouette aerodinamica e particolari costruttivi raffinati. Quattro barche con carene e motori performanti, che nulla avevano da invidiare alle migliori produzioni inglesi e americane, e certamente più eleganti.
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