14 November 2006

Itama 40

Pershing ha acquisito il marchio Itama con l’idea di continuarne la tradizione, la cui produzione è sempre stata dedicata agli open “veri”, mediterranei, quelli fatti per le corse felici tra le isole flegree, pontine, Eolie con i capelli al vento e poco più addosso. Insomma gli open autentici, quelli che adesso sembrano una razza in estinzione, perché con la voglia (o l’esigenza) di aggiungere la gran parte di quelli che una volta erano open adesso sono diventati altr...

Introduzione

Pershing ha acquisito il marchio Itama con l’idea di continuarne la tradizione, la cui produzione è sempre stata dedicata agli open “veri”, mediterranei, quelli fatti per le corse felici tra le isole flegree, pontine, Eolie con i capelli al vento e poco più addosso. Insomma gli open autentici, quelli che adesso sembrano una razza in estinzione, perché con la voglia (o l’esigenza) di aggiungere la gran parte di quelli che una volta erano open adesso sono diventati altro: hanno l’hard top, talvolta anche con la possibilità di chiudere la dinette realizzando un coupé con aria condizionata più che una barca aperta. E’ anche stato il destino di Pershing, che peraltro ha inventato un genere molto replicato. La produzione Itama è adesso tutta concentrata nelle Marche, nella vecchia sede del cantiere Pershing che a sua volta ha trasferito tutto nella nuova unità produttiva di via JJ Pershing. Rispetto a quella dei modelli finora prodotti da Itama la linea del 40 è stata appena ritoccata nei particolari e conserva quell’aspetto da motoscafo grande (si può scrivere?) di età indefinibile con una forte personalità che nasce proprio dalla semplicità. Una linea nata tanti anni fa che non tramonta, e questo è il segno che è anche una buona linea che verrà conservata assieme agli altri punti forti del marchio. Una curiosità? Lo yacht designer che si è occupato di aggiornare la produzione è Marco Casali, che ha più volte partecipato alla nostra gara per giovani ‘progettisti. L’unica concessione che questo Itama 40 fa al mondo dell’ ombra è un bimini top che può proteggere il pozzetto sotto la calura più estrema. E’ un accessorio ben realizzato, che ha il giusto bilanciamento tra robustezza e invadenza, una volta chiuso scompare bene dietro il parabrezza e anche in navigazione può restare aperto senza problemi.

Gli interni

Gli interni Nella valutazione degli interni di questa barca bisogna tener conto della sua natura di motoscafo leggero nella linea e nella sostanza. Altrove i designer avrebbero costruito la carena e la tuga con qualche compromesso per realizzare gli interni più comodi e voluminosi, ma ovviamente si sarebbe perso in purezza. Sono realizzati in due versioni, entrambe hanno a prua la cabina matrimoniale. La zona centrale può cambiare se si sceglie di avere la seconda cabina a poppa, con due letti un poco sacrificati e posti a 90°, utili soprattutto per una famiglia con due ragazzi più che per una coppia di ospiti. E’ comunque un passo avanti, come quello di molti altri piccoli particolari che arricchiscono gli interni di elementi di comfort e di estetica. Con una sola cabina la dinette è più ariosa e la cucina più a posto. Interessante l’uso del teak per gli interni, che regala un po’ di calore “marino” stemperato da altre finiture più aggressive. Gli elementi tecnici della cucina scompaiono sotto opportuni coperchi che lasciano la dinette pulita. Molto apprezzabili gavoni e armadi, con piccoli preziosismi come i due cassetti sotto il letto di prua e altri accorgimenti.

La prova

Qualità nautiche Abbiamo navigato con Itama 40 nel mare di Senigallia, a pochi chilometri dal cantiere, dove vengono tenute le barche in via di sviluppo. La giornata era buona per navigare, meno per le fotografie. I motori installati sono due Man da 450 cavalli metrici con trasmissione in linea d’asse con eliche a quattro pale controllati dalle manette elettroniche Zf Smart Command. Un primo sguardo alla sala macchine cui si accede da un portello sotto il prendisole di poppa, che nasconde anche due ottimi gavoni per materiali vari, ci conferma l’attenzione messa negli impianti e nella installazione dei motori. Fin dall’avvio si può apprezzare il contenimento del rumore e delle vibrazioni. Una volta in navigazione di Itama 40 si apprezzano le reazioni morbide e sicure. La planata si raggiunge a cavallo dei 1.800 giri, con gradualità. Calando le manette e giocando con i flap si può scendere fino a 1.600 giri, però la carena non si sente viva e tutto sommato non è molto utile navigare a queste velocità. Meglio salire con la manetta fino a 2.000 giri per arrivare a solidi 25 nodi. La velocità di crociera può essere più alta, una trentina di nodi. La velocità massima che abbiamo toccato durante la prova è leggermente inferiore a quella dichiarata con carena pulita. Il nostro Gps si è fermato a 34.1 con 2.570 giri. Con i quadretti elettronici che controllano ogni motore è un piacere tenere sott’occhio le prestazioni e i consumi. La manette lavorano molto bene, senza restituire quell’impressione di ritardo che talvolta accompagna il controllo “indiretto” ed elettronico. Nella navigazione ad alta velocità, non si avverte praticamente nessun rumore arrivare dalla carena, non ci sono colpi, sbattimenti. La sensazione è di gradevole leggerezza, merito anche della mancanza di sovrastrutture. Bene le virate, facili da controllare e con reazioni prevedibili. Modesta l’ aria che raggiunge il pilota e gli occupanti del pozzetto, dote apprezzabile navigando in una giornata di febbraio con il termometro poco sopra lo zero e l’ acqua a sei gradi.
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