19 August 2016

Le tecniche per pescare dalla barca

Per pescare non sono fondamentali le dimensioni della barca, conta solo saper scegliere dove trovare le prede e naturalmente conoscere un po’ di tecnica. Vediamo come

Le tecniche per pescare dalla barca

La pesca da bordo consente agli esperti di catturare quelle prede altrimenti precluse da terra come alalunghe, lampughe, ricciole e dentici, ma anche ai neofiti di prendere esemplari di una certa taglia con più facilità che pescando da terra. I motivi sono semplici: si raggiungono zone con maggior profondità, spot meno battuti da altri e si possono mettere in pratica nuove tecniche.

Le tecniche per cominciare sono: bolentino, traina costiera o d’altura, kabura e vertical jigging. Queste due ultime sono tra le più praticate dai neofiti per la facilità con cui si possono effettuare senza lunghi tempi di preparazione.

Il bolentino per iniziare
È la più semplice, si usano esche vive (vermi, gamberetti, granchi, pezzettini di gamberi, sardine, calamari, cozze) e canne corte con almeno due braccioli terminanti con un amo e una zavorra che trascina il tutto sul fondo dove si svolge la pesca. Le profondità su cui si pesca variano dai pochi metri fino a oltre 80 o anche più, ma il recupero è faticoso.
La pesca avviene di solito con la barca ancorata, a volte prevede pasturazione con esche naturali, e consiste una volta calato il piombo sul fondo nel mettere la lenza in tensione per avvertire che il pesce abbocchi e quindi dovremo rispondere con energia.

Il kabura e il vertical jigging
Sono due tecniche con diversi punti in comune, primo tra tutti l’utilizzo di esche artificiali calate sul fondo e recuperate a strattoni. Entrambe stimolano l’istinto di aggressività dei pesci più che il loro appetito e si svolgono su profondità dai 20 agli 80 metri, anche se il vertical può essere praticato in altura per la cattura di grandi pelagici.

La differenza riguarda le esche, il kabura fa ricorso a piccoli artificiali tra i 10 e i 60 grammi tipo piccoli crostacei o molluschi e che, una volta calati sul fondo, devono essere recuperati per un massimo di sei metri per poi essere lasciati ricadere, mentre nel vertical si utilizzano artificiali (tra i 40 ai 200 grammi) che sembrano veri e propri pesci e la pesca avviene quando l’esca tocca il fondale fino a pochi metri di superficie.

Si tratta di tecniche che portano a catture diverse non solo per il tipo di esca, ma anche per la pesca che nel primo caso è legata a pesci che si cibano a contatto con il fondo mentre nel secondo a predatori che seguono le prede dal fondo fino in superficie pur di catturarle. In questi due casi l’utilizzo di un ecoscandaglio può rivelarsi utile.

Il kabura inoltre prevede, una volta calata l’esca sul fondale, di recuperarlo con piccoli strattoni della canna per far muovere il “gonnellino” in silicone delle nostre esche, una volta recuperati 5/6 metri di lenza caleremo di nuovo l’esca sul fondo e ripeteremo l’operazione fino a che non avvertiremo l’attacco della preda.

Nel vertical jijjing, invece, una volta calata l’esca il recupero deve essere caratterizzato da forti bracciate, che possono essere lunghe o corte e rapide, al momento dell’attacco si sentirà un blocco totale nel recupero dell’artificiale seguito da una fuga del pesce, sarà in questo momento che dovremo impedirgli di rompere la lenza sul fondale e recuperarlo a portata di raffio o guadino.

La traina costiera
Si effettua con due lenze in acqua per volta, su fondali tra i 5 e i 40 metri con artificiali come minnow, raglout, octopus, matassine o piume che possono essere fatte lavorare in superficie o a media profondità se si aggiungano zavorre.
La pesca è semplice anche se richiede attenzione, una volta scelti i due artificiali, uno per canna, più idonei in base a zona e prede si dovranno calare a una trentina di metri dalla poppa e si comincerà a trainare a una velocità tra i 2 e i 3 nodi.

Se si tenta di pescare in profondità un ecoscandaglio può essere utile, ma ci si può anche accontentare di un profondimetro o della propria esperienza. Una volta che il pesce abbocca il mulinello comincerà a liberare lenza, a questo punto si deve fermare la barca e recuperare la preda.

La traina d'altura
Nel caso si sia a bordo di una barca di medio grandi dimensioni è la tecnica più affascinante e anche più semplice. Si pesca con attrezzature di grandi dimensione, senza zavorre sulla lenza e con artificiali che, una volta trainati, si immergono di un paio di metri come i grandi Rapala Sinking o con esche che “rompono” la superficie del mare come kona, octopus, jigs e jets che quando trainati emettono schizzi e bolle attirando i predatori.

Chi comincia lo fa con una canna per passare quasi subito a due, dopo i primi successi, anche se in questa tecnica non è raro vedere gli appassionati esibirsi in acqua con più di otto lenze contemporaneamente. Le profondità sono oltre i 200 metri e prevedono quindi notevoli distanze dalla costa.

La traina d’altura è semplice fino a che non abbocca il pesce, in quanto basta calare l’artificiale a una distanza tra i 30 e i 60 metri dalla poppa e poi trainare a una velocità di 6/7 nodi, ma quando la preda abbocca cominciano le difficoltà: il combattimento con la nostra preda.

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