Luca Brancaleon, out of the box

Pensare oltre gli schemi è il motto di Luca Brancaleon, il nuovo direttore commerciale del marchio Bénéteau che continua la sua ascesa nel mondo della nautica. L’ultimo passo del cantiere francese è l’acquisto dell'americana Rec Boat Holdings, con alcuni marchi del settore delle barche a motore di piccole dimensioni Scarab e Four Winns
Da Les Sables d’Olonne sulla costa atlantica francese al Vela Festival di Santa Margherita Ligure, e poi a Milano, un incontro con i distributori e infine a casa a Monza con la famiglia. Giornatina niente male si direbbe, ma per Luca Brancaleon, questa è la normale andatura di “crociera” per tenere il passo con il vulcanico mondo Bénéteau, che appartiene all'omonimo gruppo, primo per fatturato e dimensioni in Europa.
Con un passato in Sessa Marine come direttore vendite, poi nella multinazionale americana Brunswick come responsabile dei brand Albemarle, Boston Whaler, Cabo e Hatteras, e in seguito Sea Ray in qualità di Director of Yacht and Sport Yacht Sales, Brancaleon ritorna, dunque, nel vecchio continente con il compito di guidare il brand Bénéteau per la vela e il motore verso le sfide del futuro. Lo abbiamo incontrato a Milano.

Una domanda a freddo: come ha reagito alla nomina?
«Con molta emozione e grande senso di responsabilità. Lavorare per un colosso industriale che rappresenta un’aggregazione di marchi di fama mondiale, non può che riempirmi di orgoglio e collaborare con due figure forti come Annette Roux (fondatrice del gruppo francese n.d.r.) e Carla Demaria (direttore generale n.d.r.) è da un lato un onore e dall’altro una fonte di ispirazione».
A livello di gruppo come si concilia la dimensione familiare con quella industriale?
«La mia entrata risponde a una logica manageriale e di passaggio organizzativo dell’azienda in un momento cruciale per la vita del gruppo. Bénéteau è uno dei più importanti cantieri nautici al mondo a maggioranza societaria familiare, una caratteristica che gli conferisce una grande forza in quanto la presenza di una famiglia così radicata nel settore (il cantiere nasce nel 1884) significa continuità, evoluzione e visione del futuro».
Come ci si sente ad avere dei riferimenti importanti al femminile?
«Non sono alla “mia prima” in quanto ho lavorato con Raffaella Radice in Sessa Marine. In un team la stima delle persone con cui si collabora è alla base di ogni rapporto, indipendentemente dal genere. Inoltre, il progressivo superamento della cultura della differenza ha portato a un’evoluzione della governance in ogni sistema di business e sempre più spesso sono le donne a rivestire ruoli di leadership che portano avanti con dedizione e indiscussa professionalità».
Prima di lei è entrato in Bénéteau Gianguido Girotti a capo dello sviluppo vela. Come mai così tanti italiani sono chiamati a coprire importanti incarichi?
«Anche in questo caso non è la provenienza a determinare le scelte manageriali. Bénéteau è un gruppo internazionale che opera in tutto il mondo, in cui lavorano professionisti di diverse nazionalità con in comune il raggiungimento di obiettivi precisi. In un contesto globale la provenienza è vista sempre come un valore in quanto determina, ad esempio, la conoscenza di mercati diversi. A livello personale, la Francia è un paese che amo e a fine anno scolastico la mia famiglia mi raggiungerà nella nostra nuova casa. Sono stato fortunato in quanto ho condiviso questa scelta con mia moglie ed essendo appassionati di vela, Les Sables d’Olonne, punto di partenza della mitica Vendée Globe, saranno una sede ideale dove potremo iniziare alla vela i nostri tre bambini».
Quali sono i requisiti che il cantiere francese cercava per coprire una posizione chiave come quella della direzione commerciale?
«L’elemento essenziale è la visione globale dei mercati e quindi mi auguro che con la mia nomina si possano perseguire gli obiettivi prefissati. Quello che porto in azienda come valore è l’essere abituati a pensare out of the box, ossia la capacità di vedere oltre gli schemi, da una nuova prospettiva. Ho sempre in mente la fotografia di un ponte sospeso su uno strapiombo dove l’unico particolare a fuoco è ciò che c’è oltre il ponte... Da cui non fermarsi mai davanti all’ostacolo, che è quello che ho chiesto al mio team, ossia di non limitarsi a ciò che è stato fatto fino ad oggi, ma di cercare di superare i limiti. Penso, inoltre, che le mie precedenti esperienze siano state un periodo di crescita a tutti i livelli e rappresentino un valore aggiunto».
Il suo è curriculum decisamente legato al motore. La vera sfida si terrà nella vela. Come intende affrontare il settore?
«Con metodo e rigore per riuscire ad acquisire le conoscenze e gli elementi necessari per prendere le decisioni giuste. Il fatto, poi, di essere supportato da un’équipe che ha la vela nel sangue, oltre a una lunga storia e a una grande esperienza alle spalle, sono convinto sia sufficiente a dare delle sicurezze per il futuro. Non per ultimo, la vela è anche una passione, sin da bambino ho avuto la fortuna di avere un papà che mi portava in barca. E questo aiuta».
Il peso del motore e della vela di Bénéteau non è da poco, dove dovrete spingere di più?
«Lo sforzo sarà duplice, Bénéteau è riconosciuto come un marchio più legato alla vela. Carla Demaria, da quando si è insediata, ha supportato lo sviluppo del motore e quindi continueremo in questa direzione estendendo e rinforzando la gamma Trawler e Gran Turismo, mentre per la vela ci stiamo concentrando per potenziare, in particolare, la linea Performance e l’offerta charter. Gli investimenti e gli sforzi saranno, comunque, equilibrati per continuare a offrire un prodotto di grande qualità e altamente concorrenziale».

Arrivano nuovi marchi USA

Il Gruppo ha acquisito quattro marchi americani: Scarab e Four Winns sotto l'ala di Bénéteau e Glastron e Wellcraft sotto Jeanneau. Quale è la strategia: volete radicarvi ancora di più nel mercato a stelle e strisce inglobando i concorrenti e sfruttando le loro reti vendita e/o intendete proporre massicciamente questi marchi in Europa? E quali sono i limiti e i pregi degli scafi Usa per il mercato europeo?
«L’idea è di essere presenti in tutto il mondo. La strategia può avere diversi obiettivi: portare profitto al Gruppo, investire nello sviluppo delle gamme con modelli che non siano in concorrenza con quelli esistenti, e aumentare l’offerta destinata alla nostra rete vendita: il network Fourwinns /Scarab e la rete Bénéteau. Ci sono casi, invece, in cui esiste una sovrapposizione di concessionari e altri in cui questa sovrapposizione non può essere considerata perché si tratta di mercati in cui lavoriamo in direzioni diverse. Non vedo, quindi, un automatismo nel duplicare o sovrapporre un prodotto con una rete esistente, può succedere. Per l’Europa prevediamo uno sviluppo della rete dei concessionari dei marchi americani».

Marchi americani e design europeo


Nel vecchio continente quanto sono apprezzati i marchi americani e quanto dovrete lavorare a livello di design per conquistare nuovi armatori?
«Non si tratta di marchi nuovi e nei paesi dove siamo presenti riscuotono un certo apprezzamento. Dobbiamo, comunque, proseguire nell’adattamento del prodotto e quindi alcuni modelli richiederanno una leggera “europeizzazione”. È importante, però, capire che le gamme americane sono a se stanti e non dovranno "scimmiottare" un prodotto europeo, al contrario dobbiamo mantenerne il dna».
Mercato italiano. Quali le difficoltà che ancora permangono seppur in un momento di ripresa e come intendete aggredirlo?
«La ripresa c’è. Noi italiani dobbiamo imparare a essere positivi e a volerci bene, piangerci addosso fa solo male. Il settore è ripartito, lo si vede dalle vendite, dall’aria che si respira in alcuni marina e, soprattutto, ce lo confermano i dati e il leasing. Non sono emozioni, ma fatti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove