22 April 2009

Marlin 23

Il Marlin 23 è un battello interessante per le linee originali dei tubolari e del roll-bar e anche per la presenza di soluzioni intelligenti e pratiche. Il Marlin non è solo il frutto dell’abilità di un progettista al computer, ma porta il tocco di chi in mare ci va davvero. La vetroresina è liscia e molto curata, così come sono ben congegnati gli interni dei vari gavoni posizionati a prua e a poppa, dotati di aperture assistite da pistoni idraulici. I cuscini sono ro...

Marlin 23

Il Marlin 23 è un battello interessante per le linee originali dei tubolari e del roll-bar e anche per la presenza di soluzioni intelligenti e pratiche. Il Marlin non è solo il frutto dell’abilità di un progettista al computer, ma porta il tocco di chi in mare ci va davvero. La vetroresina è liscia e molto curata, così come sono ben congegnati gli interni dei vari gavoni posizionati a prua e a poppa, dotati di aperture assistite da pistoni idraulici. I cuscini sono robusti e realizzati con uno sky che non si appiccica alla pelle e sono numerosi gli inserti in teak a prua e a poppa. I tubolari sono in Neoprene Hypalone, divisi in cinque compartimenti, con grammatura di 1.300 gr/m2. Dodici le persone trasportabili, che si possono accomodare sulle quattro sedute offerte: due davanti alla consolle di guida, due sulla panca di pilotaggio e otto sulle doppie panche di poppa, che si trasformano in prendisole. Abbiamo apprezzato la sede per l’anulare di emergenza, per cui solitamente è impossibile trovare una sistemazione razionale, ricavata nello stampo della seduta di pilota e passeggero. Pratica anche la consolle di guida apribile anteriormente, che consente di montare senza problemi qualche accessorio in plancia. Un battello esteticamente valido e ben realizzato, con un propulsore dalle grandi prestazioni anche se non parco nei consumi. Prova Si è svolta sul lago Maggiore, in condizioni meteo buone e con poco vento. Due le persone a bordo e pieno di carburante. Nota positiva per la rumorosità: al minimo il motore quasi non si sente, tanto che viene voglia di girarsi verso poppa per constatare se il motore è acceso o meno. Timone e manette sono leggerissimi, merito del sistema di smorzamento delle vibrazioni a quattro punti, tipico della serie Verado e del sistema elettronico di comando del gas Smart Craft. Se da un lato la leggerezza è una gioia nelle manovre in porto, dall’altro può essere fonte di instabilità alle alte velocità: perciò avremmo preferito che ci fosse il classico pomello meccanico di indurimento sul piantone dello sterzo. La risposta al comando del gas è fulminea, come ci si aspetta da un motore da trecento cavalli su un battello da meno di una tonnellata. La progressione è divertentissima, con un’accelerazione fluida e costante da 2.000 a 4.000 giri in cui si passa da poco meno di dieci nodi a circa trentatre. Ma qui inizia il bello: affondiamo la leva del gas e il motore comincia a spingere ancora più forte e vediamo spostarsi a destra la lancetta del contagiri senza incertezze di 500 giri in 500 giri, superando i 6.000 giri. A questo regime il Gps registra 53 nodi e al massimo, 6.350 giri, tocchiamo i 54,5 nodi. Ciò che impressiona è la facilità con cui si superano i 40 nodi. Carena e tubolari hanno un comportamento neutro e preciso anche in presenza di piccola onda e non abbiamo riscontrato scricchiolii delle sovrastrutture in vetroresina.
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