Motori per tender
In pochi anni il panorama dei piccoli motori per tender è radicalmente
cambiato, spinto dalle norme contro l’inquinamento, e i piccoli motori due
tempi sono stati gradualmente sostituiti dai piccoli quattro tempi, più
complessi ma meno inquinanti. Almeno in termini “filosofici”, perché in termini
di impatto ambientale reale abbiamo i nostri dubbi che sia, per questo livello
di potenza e impiego annuale, un vero passo avanti. Ma il mercato è andato in
questa direzione e non ci resta che prenderne atto. Abbiamo così voluto provare
quanto offriva il mercato e siamo in grado di presentare tutti i motori
disponibili nella fascia “minima”. Il nostro criterio di scelta è stato molto
semplice: prima di tutto il peso, al massimo diciassette chili dichiarati,
considerando che di più diventa un motore che per essere movimentato richiede
la gruetta poi, se di un motore esistevano più versioni abbiamo chiesto alle
case la potenza massima disponibile, considerando sostanzialmente inutile
acquistare la versione depotenziata (in un paio di casi esiste un motore meno
potente) se non per problemi legali, come ad esempio la potenza massima
installabile sul tender. Ai lettori ricordiamo che per una panoramica delle
potenze superiori a queste abbiamo pubblicato una prova comparativa nel giugno
del 2003, provando praticamente tutti i motori disponibili a quel tempo fino a
otto cavalli: molti di quei motori sono ancora disponibili sul mercato e questa
prova è in pratica una integrazione di quanto fatto allora dopo l’arrivo sul
mercato soprattutto dei piccoli quattro tempi. In sostanza, riguardando quanto
era disponibile in passato, sembra che il mercato si sia contratto, che ci
siano meno modelli tra cui scegliere. Non ha partecipato alla prova Tohatsu, ma
per queste potenze il fabbricante giapponese fornisce i motori a
Mercury/Mariner, per cui in sostanza lo stesso motore è presente in tre
cataloghi differenti.
Consumo
Pur ritenendo il consumo un problema non determinante per questi motori abbiamo
comunque voluto tentare un confronto tra i due e i quattro tempi per capire se
anche con questi motorini di avverte la sensibile differenza che si manifesta
con le taglie forti. Abbiamo effettuato un test di autonomia a regime misto,
proprio come si impiegasse realmente nelle operazioni di sbarco,
perlustrazione, manovra, utilizzando lo Yamaha 2,5 e il Johnson 3,3. In effetti
la differenza si sente e ci sono serviti 0,6 litri per un’ora con lo Yamaha
contro 1,1 del Johnson. Il problema più concreto, considerando ridicolo il
risparmio annuale in termini economici, è l’autonomia con il piccolo serbatoio,
che però è di solito tarato per arrivare a un’ora e mezzo. Insomma, come
avevamo verificato anche nella prova precedente ci sembra inutile inserire il
consumo nei motivi della scelta.
Peso ambientale?
Questi piccoli motori trovano la loro ragione di esistere nelle severe norme
introdotte, ne arriveranno forse delle nuove. Esistono dei concreti vantaggi
nella tecnologia 4 tempi? Per rispettare le norme con i due tempi serve un
sistema di iniezione che eviti di introdurre miscela che poi non viene
completamente bruciata e questo è economico farlo solo con
potenze consistenti. Ma forse per le piccole potenze valgono considerazioni più
generali e ha senso considerare concretamente l’uso molto limitato che ne viene
fatto, considerando l’emissione nella “vita” del motore più il suo rapporto con
la potenza. In una stagione è difficile consumare più di una decina di litri,
forse quindici, che in termini di olio per miscela valgono circa duecento
grammi che vengono bruciati quasi per intero, se l’olio è di qualità. In ogni
motore quattro tempi vanno almeno 350 grammi di olio che ogni anno bisogna
provvedere a smaltire in altro modo con ulteriori costi. Insomma, i vecchi due
tempi, se non fosse iniziata una caccia alle streghe, hanno ancora ragione di
esistere per la loro estrema semplicità
Quale tender
Si pensa e ci compra il tender in funzione della misura della barca, però
bisogna avere a mente, come quando si sceglie la barca, che uso se ne farà.
Sotto i due metri e quaranta è davvero difficile fare di più che spostarsi a
poche decine di metri dalla barca, per scendere in spiaggia quando si è in rada
a bassa velocità. E’ la scelta cui sono costretti quelli che hanno la barca
molto piccola. Potendo trasportare qualcosa di più sostanzioso è bene passare a
misure che consentano un comfort maggiore, magari anche una planata sicura. I
modelli con fondo gonfiabile a V sono di solito più leggeri dei carena rigida
pur offrendo prestazioni interessanti, I carena rigida hanno un peso che li
rende difficili da alare in barca senza gruette e altri strumenti. C’è stata
una vera moda per i carena rigida anche piccoli che non sempre troviamo
giustificata. Il tender è più robusto, stabile, ma alla fine il peso si fa
sentire e se sono modelli corti talvolta faticano a planare. Se si vuole
spingere la scelta verso un “incursore” più serio bisogna ragionare sia sul
tender, arrivando ai tre metri di lunghezza, che sul motore, andando a cercare
tra i motori leggeri e potenti. Ci sono alcuni modelli storici che è bene
conoscere per le loro prestazioni in termini di rapporto peso potenza. Il Selva
6 cv è un entry level, poi il Tohatsu 9,8 (non il 9,9) due tempi due cilindri,
di nuovo il Selva 15 cv.
Selva Zadar 4 cv
Mercury 3.3 cv e 2.5
Johnson 2.5 cv e 3.5
Suzuki DF 2.5
Yamaha DF 2.5
Honda BF 2.3