28 November 2006

Motori per tender

In pochi anni il panorama dei piccoli motori per tender è radicalmente cambiato, spinto dalle norme contro l’inquinamento, e i piccoli motori due tempi sono stati gradualmente sostituiti dai piccoli quattro tempi, più complessi ma meno inquinanti. Almeno in termini “filosofici”, perché in termini di impatto ambientale reale abbiamo i nostri dubbi che sia, per questo livello di potenza e impiego annuale, un vero passo avanti. Ma il mercato è andato in questa direzione ...

Motori per tender

In pochi anni il panorama dei piccoli motori per tender è radicalmente cambiato, spinto dalle norme contro l’inquinamento, e i piccoli motori due tempi sono stati gradualmente sostituiti dai piccoli quattro tempi, più complessi ma meno inquinanti. Almeno in termini “filosofici”, perché in termini di impatto ambientale reale abbiamo i nostri dubbi che sia, per questo livello di potenza e impiego annuale, un vero passo avanti. Ma il mercato è andato in questa direzione e non ci resta che prenderne atto. Abbiamo così voluto provare quanto offriva il mercato e siamo in grado di presentare tutti i motori disponibili nella fascia “minima”. Il nostro criterio di scelta è stato molto semplice: prima di tutto il peso, al massimo diciassette chili dichiarati, considerando che di più diventa un motore che per essere movimentato richiede la gruetta poi, se di un motore esistevano più versioni abbiamo chiesto alle case la potenza massima disponibile, considerando sostanzialmente inutile acquistare la versione depotenziata (in un paio di casi esiste un motore meno potente) se non per problemi legali, come ad esempio la potenza massima installabile sul tender. Ai lettori ricordiamo che per una panoramica delle potenze superiori a queste abbiamo pubblicato una prova comparativa nel giugno del 2003, provando praticamente tutti i motori disponibili a quel tempo fino a otto cavalli: molti di quei motori sono ancora disponibili sul mercato e questa prova è in pratica una integrazione di quanto fatto allora dopo l’arrivo sul mercato soprattutto dei piccoli quattro tempi. In sostanza, riguardando quanto era disponibile in passato, sembra che il mercato si sia contratto, che ci siano meno modelli tra cui scegliere. Non ha partecipato alla prova Tohatsu, ma per queste potenze il fabbricante giapponese fornisce i motori a Mercury/Mariner, per cui in sostanza lo stesso motore è presente in tre cataloghi differenti. Consumo Pur ritenendo il consumo un problema non determinante per questi motori abbiamo comunque voluto tentare un confronto tra i due e i quattro tempi per capire se anche con questi motorini di avverte la sensibile differenza che si manifesta con le taglie forti. Abbiamo effettuato un test di autonomia a regime misto, proprio come si impiegasse realmente nelle operazioni di sbarco, perlustrazione, manovra, utilizzando lo Yamaha 2,5 e il Johnson 3,3. In effetti la differenza si sente e ci sono serviti 0,6 litri per un’ora con lo Yamaha contro 1,1 del Johnson. Il problema più concreto, considerando ridicolo il risparmio annuale in termini economici, è l’autonomia con il piccolo serbatoio, che però è di solito tarato per arrivare a un’ora e mezzo. Insomma, come avevamo verificato anche nella prova precedente ci sembra inutile inserire il consumo nei motivi della scelta. Peso ambientale? Questi piccoli motori trovano la loro ragione di esistere nelle severe norme introdotte, ne arriveranno forse delle nuove. Esistono dei concreti vantaggi nella tecnologia 4 tempi? Per rispettare le norme con i due tempi serve un sistema di iniezione che eviti di introdurre miscela che poi non viene completamente bruciata e questo è economico farlo solo con potenze consistenti. Ma forse per le piccole potenze valgono considerazioni più generali e ha senso considerare concretamente l’uso molto limitato che ne viene fatto, considerando l’emissione nella “vita” del motore più il suo rapporto con la potenza. In una stagione è difficile consumare più di una decina di litri, forse quindici, che in termini di olio per miscela valgono circa duecento grammi che vengono bruciati quasi per intero, se l’olio è di qualità. In ogni motore quattro tempi vanno almeno 350 grammi di olio che ogni anno bisogna provvedere a smaltire in altro modo con ulteriori costi. Insomma, i vecchi due tempi, se non fosse iniziata una caccia alle streghe, hanno ancora ragione di esistere per la loro estrema semplicità Quale tender Si pensa e ci compra il tender in funzione della misura della barca, però bisogna avere a mente, come quando si sceglie la barca, che uso se ne farà. Sotto i due metri e quaranta è davvero difficile fare di più che spostarsi a poche decine di metri dalla barca, per scendere in spiaggia quando si è in rada a bassa velocità. E’ la scelta cui sono costretti quelli che hanno la barca molto piccola. Potendo trasportare qualcosa di più sostanzioso è bene passare a misure che consentano un comfort maggiore, magari anche una planata sicura. I modelli con fondo gonfiabile a V sono di solito più leggeri dei carena rigida pur offrendo prestazioni interessanti, I carena rigida hanno un peso che li rende difficili da alare in barca senza gruette e altri strumenti. C’è stata una vera moda per i carena rigida anche piccoli che non sempre troviamo giustificata. Il tender è più robusto, stabile, ma alla fine il peso si fa sentire e se sono modelli corti talvolta faticano a planare. Se si vuole spingere la scelta verso un “incursore” più serio bisogna ragionare sia sul tender, arrivando ai tre metri di lunghezza, che sul motore, andando a cercare tra i motori leggeri e potenti. Ci sono alcuni modelli storici che è bene conoscere per le loro prestazioni in termini di rapporto peso potenza. Il Selva 6 cv è un entry level, poi il Tohatsu 9,8 (non il 9,9) due tempi due cilindri, di nuovo il Selva 15 cv. Selva Zadar 4 cv Mercury 3.3 cv e 2.5 Johnson 2.5 cv e 3.5 Suzuki DF 2.5 Yamaha DF 2.5 Honda BF 2.3
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