21 August 2011

Ovni 41, usato garantito nel test di Vela e Motore

Barca a vela di alluminio, progettata e costruita per navigazioni a lungo raggio. Tre i layout sottocoperta. Di bolina larga il top delle prestazioni…

Ovni 41, usato garantito nel test di vela e motore

Le barche in metallo, alluminio o ferro, in Italia non hanno mai goduto di larga diffusione, rispetto a quanto avviene in Francia o nelle nazioni che si affacciano sul Mare del Nord. Le ragioni sono diverse, prima fra tutte la scarsa abitudine degli italiani a fare navigazioni a lungo raggio.

In questo comparto Alubat, il cantiere costruttore degli Ovni, è stato il primo a produrre unità di serie in alluminio, materiale che prima era destinato all’autocostruzione per barche a bordo delle quali molti navigatori francesi avevano raggiunto mete lontane.

 

 

Ovni 41, anche detto 41/43, è stato prodotto dal 1986 in 75 esemplari fino al 2002. Nel 1991 è stato allungato lo scafo a 43 piedi, aumentata l’altezza dell’albero e montato il rollbar, che diventerà poi il simbolo di questo cantiere. Tra le curiosità, ricordiamo che Ovni significa Ufo, infatti la barca ricalca quest’aspetto metallico, futuristico (allora) e di colore grigio e alluminio.

Sempre nel 1991 furono modificati anche la larghezza e il disegno del pozzetto.

La carena di Philippe Briand è molto adatta alla crociera e quindi meno nervosa rispetto a quelle di ultima generazione con il vantaggio di avere un impatto più morbido sulle onde quando si naviga di bolina. Un’altra caratteristica di Ovni 41 è che è equipaggiato con deriva mobile, ma anche con un solo timone pieghevole, entrambi gestibili dalla centralina manuale nel gavone del pozzetto.

 

 

L’idraulica può dare qualche problema (bolle d’aria, corrosione di qualche raccordo), ma il sistema è semplice e permette di poter accedere, grazie al basso pescaggio, dove barche di taglia simile a deriva fissa non possono nemmeno avvicinarsi. Il pescaggio infatti diventa di 80 cm a deriva alzata e di 2,5 m a deriva abbassata. La barca ha una buona stabilità, anche se sbanda un po’ all’inizio. La zavorra è infatti in sentina, sul fondo della barca, mentre la deriva è solo una lama (pur sempre pesante). I meccanismi della deriva e del timone, cioè le boccole e le guide di scorrimento o le guance di gomma, richiedono una certa manutenzione dopo circa 5.000 miglia.

 

 

Le guance, che sono dei profili di gomma, deviano il flusso dell’acqua, evitando che la cassa della deriva diventi come un secchio e freni la barca o crei fastidiosi rumori all’interno. Ecco qualche dritta per capire quali sono i vantaggi della deriva mobile: con cattivo tempo, la deriva può essere alzata e la barca scarroccerà sull’acqua a secco di vele, in modo più naturale di quanto pensiate. Nelle andature di poppa la deriva si può tenere alzata a metà per dare una certa stabilità direzionale.

 

I risultati del test nel numero di ottobre 2010 di Vela e Motore.

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