27 December 2017

Contromano tra i ghiacci

A bordo di Plum, un un Solaris 72, in un’avventura da veri esploratori. La barca di Kamana Sailing Expedition ha percorso il mitico passaggio, che collega i due oceani Pacifico e Atlantico, da Ovest verso Est, in trentatre giorni. Nell’equipaggio anche sei bambini
Una corsa contro il tempo. Arrivare prima che i ghiacci si chiudano, davanti e dietro la barca. Ma alla fine il Kamana Sailing Expedition ce l’ha fatta, tra luglio e agosto dopo 33 giorni di dura navigazione e più di 3.500 miglia percorse, ha compiuto l’impresa: è il primo equipaggio italiano a compiere il passaggio a Nord Ovest, “in contromano”, da Ovest verso Est.
Il grande pericolo, soprattutto per uno scafo in vetroresina come quello del Plum (nella foto di apertura), questo è il nome del Solaris 72 su cui navigano) è quello di restare intrappolati. Un pericolo ancor più grande quando si decide di farlo partendo da occidente (nel suo caso da Nome, Alaska, ad Aasiaaat, in Groenlandia), e non da Est, come invece fa la maggior parte delle imbarcazioni.
Il percorso scelto è stato quello che viene definita la “Route 6”, la più sicura, che viene compiuta in entrambe le direzioni. Ci sono in totale sette rotte, ed è interessante (e inquietante) notare che una volta ce n’era una sola, molto a Nord, poi lo scioglimento dei ghiacci polari ne ha aperte altre. Ci sono stati anni in cui attraversare è stato abbastanza semplice (ad esempio nel 2012) e altri in cui nessuno è passato (2014). Questa è stata un’annata molto complessa…

Cogliere l'attimo

La parte più difficile è stata intorno a Tasmania Islands.: «Eravamo posizionati molto bene - ci ha raccontato il comandante Enrico Tettamanti (lo skipper di Plum)- ed appena la finestra è stata buona abbiamo navigato veloci verso il passaggio, abbiamo deciso di partire nonostante le condizioni del ghiaccio intorno alle isole fossero passate a 5/10 di copertura. Una concentrazione particolarmente impegnativa, visto che il massimo consigliato per navigare in sicurezza è 3/10. Siamo partiti anche senza ascoltare troppo gli allarmi di persone anche molto esperte di quei posti. Siamo arrivati a Tasmania prima della pubblicazione della nuova carta dei ghiacci che abbiamo ricevuto una volta passati. Abbiamo poi scoperto che le vere difficoltà erano dovute a una concentrazione di 7/10 avvenuta proprio durante le ore del nostro avvicinamento alla fatidica Tasmania Island». Insomma questione di attimi, e di sensibilità…

Un 2017 molto particolare

Un’altra particolarità di quest’anno è stata proprio questa: più passava il tempo e più le condizioni peggioravano fino a diventare proibitive con una concentrazione di 9+/10. Tre barche con rotta verso Est e tre barche con rotta verso Ovest sono rimaste incastrate per vari giorni, impossibilitate a muoversi per ghiacci e venti. Hanno provato più volte a sfondare il ghiaccio cercando un minimo varco, ma non c'è stato niente da fare. «Eravamo molto in apprensione per loro - ci ha spiegato sempre Enrico Tettamanti - visto che tre di esse viaggiavano con due bambini a bordo. Fortunatamente mentre stavano facendo l’ennesimo tentativo l’Icebreaker Polar Pince li ha incontrati e ha aperto loro un varco che ha permesso di superare la zona bloccata e continuare la loro lunga navigazione verso Ovest».

Parola d’ordine? Condivisione

La spedizione di Kamana ha un forte valore non solo per l’impresa di per se, ma anche per lo spirito con cui naviga. Parola d’ordine a bordo di Plum? "Condivisione". I professionisti portano la barca, ma si naviga tutti insieme, con i bambini e gli amici. L’equipaggio è, infatti, composto da adulti e esperti della vela, come Enrico Tettamanti (al suo attivo sette volte Capo Horn e venti traversate oceaniche, in tutti gli oceani e a tutte le latitudini), o Mafio de Luca e Camilla Rothe, ma anche dalla moglie di Enrico, Giulia (viedeomaker e grande cuoca di bordo), il loro figlio, il piccolo Kai, di un anno e mezzo (il nome in neozelandese significa Oceano e 5.000 miglia già navigate), e Davide ed Anna Serra con i quattro figli Sofia, Tommaso, Anita e Filippo tra gli otto e 14 anni. Ma anche condivisione “planetaria”, con tutti gli amici che li hanno seguiti sul loro blog e sui social, che hanno avuto un grande e quasi inaspettato successo. Con il loro diario quotidiano e le loro immagini sono riusciti a portare a bordo migliaia di appassionati.

Sulla spedizione

Il Plum, questo è il nome della barca di Kamana Sailing Expedition, è un elegante cutter Solaris 72 dei cantieri Se.Ri.Gi di Aquileia, batte bandiera maltese (ma il suo equipaggio è italiano). È un progetto di Doug Peterson e di Dick Young, che ne ha curato il design degli interni.
Ha 5 cabine, è lungo 21 m, largo 5,64, disloca 43 tonnellate per un pescaggio di 3,0 metri, disegnato e poi ottimizzato per navigare ovunque, dai Poli all’Equatore, in massima sicurezza e autonomia (ha 2.000 litri si riserva d’acqua e 1.500 di gasolio).
A differenza della maggior parte delle altre barche che navigano alle latitudini estreme non è né in alluminio né in acciaio, ma in vetroresina.

CHI HA FATTO PER PRIMO IL PASSAGGIO A NORD OVEST?
Fu il norvegese Roald Amundsen che ci impiegò tre anni, dal 1903 al 1906, sul GjØa, un peschereccio per la pesca delle aringhe convertito alla nobile impresa (che partì appena in tempo prima di essere bloccato dai creditori che volevano indietro i loro soldi).
I primi a riuscirci in un solo anno furono i canadesi della Reale Polizia a cavallo, solo nel 1944, con lo schooner St. Roch.
Il primo diportista a riuscirci? Willy de Roos, nel giugno 1977 con il suo 13 metri Williwaw, battente bandiera belga. De Roos non solo fece il passaggio, ma continuò “dritto” fino al suo ritorno in Belgio passando da Capo Horn, fu quindi il primo non professionista anche a circumnavigare tutte le Americhe.

QUALI BARCHE ITALIANE HANNO FATTO IL PASSAGGIO A NW?
Sono state due, entrambe nel 2102, ma entrambe da Est verso Ovest. Passarono il Billy Bud, 30 metri bandiera inglese, ma equipaggio professionista in gran parte italiano, a cominciare dall’armatrice e comandante Mariacristina Rapisardi; e anche il Best Explorer, cutter in acciaio di 15 metri dell’armatore torinese Nanni Acquarone. Una spedizione interamente autofinanziata a nome dell’Associazione Arctic Sail Expeditions, battente bandiera italiana.

Il passaggio a NW visto dai piccoli di bordo

22 Agosto - Oggi giornata gloriosa! L’Oceano Pacifico è alle spalle, siamo in Atlantico. Abbiamo quindi deciso di affidare il diario di bordo alle parole e descrizioni dei giovani membri dell’equipaggio perché possiate riviverlo con gli occhi dei bambini:
“Ogni volta che metto piede su Kamana mi rendo conto di come l’oceano possa assumere tante forme diverse. È come se il mare avesse il suo guardaroba personale e, a seconda della situazione, potesse indossare l’una o l’altra veste e cambiare aspetto. Ieri sono stata così fortunata nel poter assistere ad uno di questi magici momenti. Sono uscita dal tepore della mia calda e confortevole cabina, sono salita in coperta e appena ho guardato il mare mi si è fermato il cuore. Intorno a me solo silenzio e tranquillità. Un paradiso.
Ma poi ho realizzato che il mare rispecchiava il cielo in una perfetta sfumatura di inchiostro lilla che si allungava sull’orizzonte infinito.
L’oceano era così liscio che sembrava seta: non un’increspatura, non un accenno di onda.
In lontananza, spruzzi bianchi marcavano il mare, o il cielo. A questo punto non ero più’ sicura di distinguerli l’uno dall’altro. Temevo che un solo respiro potesse rovinare quel momento, rompendo l’illusione.
Lo schiamazzo della risata di Kai mi ha riportata alla realtà e mi ha fatto sorridere. È incredibile come un così piccolo momento possa fare una persona così felice, la risata di un bambino, l’immobilità del mare, il tepore del sole.
Tutto ciò ti fa apprezzare queste piccole semplici cose, e questa è una delle cose che amo di più quando navigo a bordo di Kamana”. Sofia (15 anni)

“Ieri mattina il capitano ha posato lo sguardo su un grande iceberg che si era arenato verso riva. Tutto l’equipaggio si è catapultato sul tender e lo ha raggiunto.
Andavamo a tutta velocità, al punto che il freddo ci pungeva la pelle come mille aghi di ghiaccio. L’iceberg di per sè era desolato e senza anima, la sua tristezza ci toccava nel profondo. Lenti, ma sicuri siamo riusciti ad abbordarlo salendovi a carponi con cautela.
Ogni mio passo mi toglieva il fiato in quanto potevo sentire il ghiaccio scricchiolare sotto i miei stivali. Ma questo iceberg era differente: un fiume azzurro intenso gli passava in mezzo. Mio padre stava per distendere la bandiera italiana sull’altro estremo dell’enorme massa di ghiaccio. Abbiamo tutti trattenuto il fiato nel momento in cui ha saltato il fiumiciattolo. E prima che ce ne rendessimo conto, l’intera isola di ghiaccio era stata conquistata”. Tommi (13 anni)

“La vita a bordo per noi bambini è sempre emozionante.
Durante la navigazione dobbiamo tutti aiutare: ci siamo organizzati a gruppi di due per lavare i piatti a pranzo e cena, apparecchiare e tenere ordinata e pulita la nostra cabina. Inoltre, dobbiamo fare tutte le mattine i nostri compiti e quando abbiamo finito possiamo leggere un libro, guardare un film o cantare assieme accompagnati dall’ukulele (questo è ciò che più mi diverte visto che da settembre ho iniziato le lezioni di chitarra).
C’è sempre qualcosa da fare e una delle mie preferite è assaggiare le deliziose invenzioni culinarie di Giulia (il nostro chef di bordo)! Adoro anche guardare fuori dalla finestra la vista mozzafiato degli immensi iceberg che galleggiano nelle acque ghiacciate di questo viaggio”. Anita (10 anni)

“Oggi abbiamo avuto un incontro molto speciale! Stavamo tranquillamente guardando un film quando improvvisamente abbiamo sentito il capitano gridare: “tutti fuori!” Siamo tutti usciti ed abbiamo visto un grande, giovane orso polare femmina seduto sopra un iceberg galleggiante. È stato molto emozionante perché ho avuto un po’ di paura, ma allo stesso tempo l’ho trovato tenero. Il mio momento preferito di questo viaggio è stato quando ci siamo trovati in mezzo a tantissimi iceberg ed abbiamo dovuto aprirci una via libera spingendo e spostando i grandi pezzi di ghiaccio col tender…era così divertente!” Pippo (8 anni)

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