09 January 2012

Perini Panthalassa, il cielo in una stanza

L'inedita interpretazione dei volumi e della luminosità interna regalano al Perini Panthalassa un successo certificato dalla sua firma...

Sovverte i canoni tradizionali di scansione degli spazi e, ancor più, di vivibilità degli stessi. Sì, perché non appena si oltrepassa la porta a vetri che dal pozzetto di poppa immette nel living, la percezione subito palpabile è che qualcuno ha voluto caratterizzare gli ambienti in maniera forte, quasi prepotente.

 

Quel qualcuno, del resto, è una firma capace di non far assuefare a forme e contenuti consueti e già visti, ma di regalare interpretazioni calibrate e rispettose di un gusto che rasenta l’etereo. Il tratto è quello dello studio inglese Foster and Partners, che ha progettato gli interni di Panthalassa, ottavo esemplare della fortunata flotta dei 56 metri di Perini Navi, all’insegna del benessere e dell’armonia.

 

Il leit motiv ruota intorno all’idea, spesso inseguita, ma difficilmente così mirabilmente ottenuta, della diffusione della luce naturale in ogni angolo della nave. Il risultato si deve soprattutto all’inserimento, funzionale ma anche estetico, di tre grandi sky light che conferiscono estrema luminosità a tutti gli ambienti. Al fine concorre anche la scala aerea centrale di forma ellittica, maestosa e insieme leggera protagonista del main deck.

 

La sua architettura riassume, infatti, i concetti di spazio e trasparenza adottati dallo studio di architettura e design in tutto il progetto degli interni. La fisionomia di questi ultimi è caratterizzata da soluzioni lontane dall’architettura navale consolidata, quella a cui si è abituati a bordo di yacht di questa stazza. L’esempio più lampante è dato, sul ponte principale, dalla zona conversazione, che sovverte i canoni classici di uno “spazio sociale” ben riconoscibile e individuabile dai sofà a “U” o, comunque, al centro del salone.

 

Qui, le sedute di uno dei tre divani guardano lontano, all’orizzonte che si apre allo sguardo oltre le vetrate laterali, quasi a voler ricordare che ci si trova su uno yacht che, seppur importante quanto a dimensioni e a valore, è pur sempre un mezzo che naviga.

 

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Piano inferiore

Questo stesso invito diventa ancor più suadente una volta scesi al lower deck, dove è sufficiente entrare in una delle cabine ospiti per ricordarsi immediatamente di essere nella “pancia” di un’imbarcazione a vela. A rammentarcelo è la scelta (di grande effetto) di lasciare a vista la linea curva dello scafo, solitamente nascosta da paratie perpendicolari che delimitano, un po’ come per le civili abitazioni, il perimetro esterno delle cabine.

 

Un’altra novità del ponte inferiore è rappresentata dal suo layout, che non prevede la consueta suite armatoriale ma sei cabine con metrature simili, di cui quattro matrimoniali e due con letti singoli trasformabili in matrimoniali, ognuna con bagno personale. Di grande impatto estetico le chaise longue che “corrono” lungo le murate, integrando senza soluzione di continuità la linea morbida delle sedute al piano dei lavabi dei bagni, delimitati da una parete in cristallo.

 

Risalendo la scala trasparente, che convoglia e accompagna la luce proveniente dall’esterno in un gioco di suggestivi tagli luminosi, si torna al centro del grande open space da cui è partita la visita a bordo. Oltre ai tre divani, un bar e la zona pranzo: un cilindro composto da quattro lastre di vetro scorrevoli e modulabili che, all’occorrenza, si chiude per trasformarsi in sala convegni o in centro massaggi. Proseguendo verso prua, la sala  di comando, a vista sulla zona giorno.

 

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Linee esterne

Le innovazioni del Perini Pathalassa proseguono nelle linee esterne, dove la sovrastruttura in alluminio è stata rivisitata per conferire un profilo più filante e aerodinamico. L’inedita interpretazione dei volumi permette, inoltre, maggiori spazi esterni, specie nella parte anteriore del ponte di coperta, camminamenti laterali più protetti e accessi laterali pratici e spaziosi.

 

Per accrescere le performance in navigazione, le già collaudate linee delle scafo sono state ottimizzate in collaborazione con Ron Holland.

Due le piattaforme di accesso al mare: quella dello specchio di poppa, che si apre idraulicamente scoprendo un’ampia scala strutturale, e quella laterale, che permette di salire sul tender con estrema facilità.

 

Più ampio, rispetto alle unità già varate, il pozzetto di poppa che, protetto da pannelli trasparenti, ospita la zona pranzo all’aperto, un divano per il relax, una televisione, un bagno di servizio e la scala esterna semicircolare per l’accesso al fly bridge. Su quest’ultimo una zona prendisole, una seconda area pranzo e la plancia di comando per la navigazione a vela e a motore.

 

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