26 February 2018

Scegliere il motore

Dopo aver passato in rassegna tutte le novità e visto come districarsi tra dettagli importanti e domande spinose, vediamo come scegliere bene il cuore (o spesso i cuori) della nostra barca: il propulsore
L’eterno dilemma tra uno e due motori merita un esame approfondito per sviscerarne pregi e difetti. Tuttavia sarebbe un errore limitare l’analisi solo ai propulsori, senza considerare le caratteristiche dell’imbarcazione.
Il primo parametro da valutare è la dimensione del vano motori (nel caso di entrobordo) o dello specchio di poppa (per i fuoribordo). Tra i natanti più piccoli sono pochi i modelli che permettono l’installazione di due motori e per il diportista non esistono molte possibilità di scelta. Il “dubbio” può quindi arrivare per barche tra gli 8 e i 10 metri, prima che la soluzione bimotore diventi obbligatoria. Le imbarcazioni e i natanti di lunghezza superiore ai 6 metri generalmente possono montare anche una coppia di motori (questo fino agli 8/9 metri.
Nella fascia superiore, soprattutto in Europa quasi sempre si passa al motore “interno”, negli Usa è invece norma montare anche 4 fb su barche ben più grandi). Ciò, però, non significa che la doppia motorizzazione sia la soluzione migliore.
In questo caso, infatti, occorre prestare attenzione a due importanti caratteristiche dello scafo: la portanza e la profondità della carena.
A parità di potenza, due motori sono più pesanti di un solo fuoribordo e non tutte le barche riescono a mantenere un assetto ideale con entrambe le soluzioni.
In genere i criteri di progetto dei natanti sono riferiti alla singola installazione e l’aumento di peso sullo specchio di poppa, molto spesso, provoca un peggioramento delle caratteristiche di navigazione delle barche più piccole e leggere.
I gommoni, solitamente, riescono a superare meglio questo handicap, potendo contare sulla spinta dinamica offerta dai tubolari. Anche una V di poppa molto profonda può creare problemi per l’installazione di una coppia di motori. Questi infatti devono essere applicati in una zona in cui lo specchio è molto basso e accade frequentemente che i piedi risultino eccessivamente immersi; tutto ciò provoca un aumento della resistenza idrodinamica e una riduzione dell’efficienza del mezzo.
L’espediente di montare i motori più in alto, qualche centimetro sopra alla fine dello specchio, non consente di recuperare per intero la lunghezza necessaria e provoca, in ogni caso, un peggioramento dell’assetto. La scelta della motorizzazione ideale è quindi imprescindibilmente legata alla tipologia della barca con particolare riferimento allo specchio, alla carena e alla portanza dello scafo.

Benzina e diesel

La scelta tra diesel o benzina si pone negli entrofuoribordo e deve essere suggerita dall’uso che si farà dell’imbarcazione. Il diesel è destinato a chi intende usare la barca per molte ore ogni anno, in questo modo si possono compensare il maggiore costo d’acquisto e le minori prestazioni con il risparmio di carburante. Al contrario di quanto accaduto in campo automobilistico, i motori marini diesel non hanno ancora raggiunto le prestazioni di quelli a benzina. In ogni caso, sui fisherman, sui gozzi e sui cabinati che verranno usati frequentemente e a bassa velocità di crociera conviene adottare l’entrofuoribordo diesel che consente di abbattere i costi d’uso e aumentare l’autonomia.
Per chi vuole risparmiare sul prezzo d’acquisto, in attesa di conoscere meglio le proprie esigenze e di valutare quanto realmente userà la barca, consigliamo il benzina. Quest’ultimo è il più indicato anche nel caso in cui si intenda rivendere il natante dopo un breve periodo di tempo, la perdita economica rispetto al prezzo d’acquisto risulterà inferiore. Nel caso di motori a benzina, si dovrà anche cercare di scegliere il sistema di alimentazione più adatto. Come al solito il prezzo d’acquisto e i costi di esercizio sono tra loro in contrasto. Si deve infatti constatare che i modelli a carburatore o a iniezione indiretta costano meno e sono ormai collaudatissimi mentre quelli a iniezione diretta consumano poco ma sono più costosi, molto più sofisticati.
Tra i fuoribordo esiste un’ulteriore importante suddivisione dovuta al ciclo termico a due o a quattro tempi. I due tempi sono più leggeri, scattanti, veloci ed economici ma quelli a quattro tempi consumano meno, sono più silenziosi e non emettono fumo perché non bruciano olio. A discapito del motore a benzina dobbiamo segnalare la pericolosità del carburante e ancora di più dei vapori di benzina che si sprigionano dalle valvole di sfiato o dalle tubazioni inefficienti.
Per evitare il pericolo di esplosioni il vano motore deve essere sempre areato prima di avviare i motori ed è inoltre vietato lasciare in giro stracci che potrebbero assorbire benzina e diventare facilmente infiammabili. La benzina, infine, ha un odore acre e fastidioso rispetto al gasolio e può facilitare l’insorgere del mal di mare.

Entro e fuoribordo

La tipologia del motore gioca un ruolo determinante nel modo di navigare e incide in maniera sensibile sul prezzo, sul peso e sui consumi. Gli entrobordo hanno un rapporto peso/potenza svantaggioso. Per sviluppare la stessa velocità di un fuoribordo bisogna ricorrere a un entrobordo a benzina di potenza superiore. Con un entrobordo diesel installato su un natante diventa impossibile eguagliare le prestazioni di scatto e velocità dei fuoribordo. I motori diesel, però, risultano affidabili, resistenti, e si prestano meglio per impieghi gravosi. Con gli entrofuoribordo la scelta è limitata alle offerte del costruttore dell’imbarcazione, mentre con i fuoribordo si può spaziare tra qualsiasi marca e modello. In entrambi i casi è comunque possibile scegliere in ragione delle proprie esigenze, risparmiando sul prezzo d’acquisto o privilegiando i costi di esercizio, optando così rispettivamente per il benzina o per il diesel negli entrobordo, o tra due e quattro tempi nei fuoribordo. Per chi è attanagliato dalla paura di restare fermo in mare, ricordiamo che sono pochi i natanti (sotto ai 7/8 metri) che riescono a montare due entrofuoribordo, mentre molti scafi possono montare una coppia di fuoribordo, oggi disponibili nella versione controrotante anche nelle potenze intermedie.
La scelta deve essere compiuta pensando a come e quanto sarà usato in mare il natante. Il fuoribordo è ideale per misure inferiori ai sei metri e per chi intende usare la barca per uscite brevi e veloci, meglio con mare calmo e complessivamente per pochi giorni all’anno.
Per scafi di lunghezza maggiore, il divario tra entrofuoribordo a benzina e fuoribordo si assottiglia e spesso la scelta è fatta dal costruttore dell’imbarcazione. Il tipo di motore influenza anche il modo di navigare di uno scafo: con l’entrofuoribordo la barca risulta più appoppata e pesante, ha meno scatto ma naviga meglio sul mare mosso perché il peso del motore conferisce maggiore stabilità e abbassa il baricentro; con i motori fuoribordo invece la barca è più scattante ma meno stabile e in presenza di onde formate tende a uscire dall’acqua. L’entrobordo, inoltre, pregiudica in parte l’abitabilità riducendo gli spazi interni.
All’ormeggio, il fuoribordo può essere inclinato in modo da far uscire tutto il motore dall’acqua; al contrario il piede di un entrofuoribordo resta sempre immerso ed è soggetto all’aggressione delle correnti galvaniche e degli organismi vegetali e animali. Il locale motore deve inoltre essere provvisto di appositi sistemi di ventilazione e di prese di aerazione che consentano di smaltire eventuali miscele esplosive.
In caso di rotture meccaniche il fuoribordo può essere facilmente rimosso e portato in officina, oppure sostituito per non perdere preziosi giorni di vacanza; le stesse operazioni non sono altrettanto semplici con un entrobordo.
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