06 July 2012

Sense 50, rivoluzione degli spazi

I nuovi Sense di Bénéteau introducono un’interpretazione personale e innovativa del concetto di vivibilità, dove l’obiettivo è...

Crociera totale

 

 

I nuovi Sense di Bénéteau introducono un’interpretazione personale e innovativa del concetto di vivibilità, dove l’obiettivo è l’eliminazione della netta suddivisione tipica delle imbarcazioni a vela fra i volumi sopra e sottocoperta. Muovendosi lungo un filone parallelo a quello che, dalla deck house, ha portato a grandi sovrastrutture come quelle degli Atoll di Dufour e, più recentemente, dei 45DS e 62DS di Moody, Bénéteau è riuscita afar convivere ambienti interni ed esterni mantenendo una coperta quasi flush, dove la tuga a cuneo è poco più pronunciata di quella di una barca a vela tradizionale.

 

Giocando con forme di carena molto larghe e creando un basso pozzetto che si sviluppa per larghezza piuttosto che per lunghezza, Nauta Design ha trovato un interessante modo di sfruttare gli spazi disponibili. La dinette a tutto baglio, infatti, pare molto più grande di quello che è realmente grazie sia a una generosa altezza interna che amplifica la percezione dei volumi, sia alle numerose finestre e all’alternanza di chiari e scuri scelti per l’arredo.

 

http://www.beneteau.com

 

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Rivoluzione sottocoperta

 

 

In questo senso un contributo è dato dall’assenza degli accessi alle cabine di poppa, spazi che sono stati quindi sfruttati per creare piani di appoggio e il carteggio a tutto vantaggio del quadrato. Il Sense 50 mette quindi in primo piano la qualità della vita senza il vincolo di una forte frammentazionedegli interni; ci sono due bagni, entrambi con box doccia, e due sole cabine, che possono divenire tre a patto di perdere lo studio sulla murata di dritta.

 

Questi ambienti sono ben illuminati, con buoni spazi di stivaggio e disimpegni generosi. Unica nota negativa è legata al letto della cabina di prua, un po’ stretto all’altezza di testa e spalle. Ci sono soluzioni interessanti, come la seduta del carteggio, che sfrutta parte della panca della dinette, la cui estremità può ripiegarsi verso l’alto a contenere chi carteggia a barca sbandata, come anche l’attenzione allo stivaggio, dove c’è posto per la lavastoviglie e il microonde e dove ogni oggetto trova la sua collocazione in mobiletti o pensili, ma anche in cassettiere dedicate e portabottiglie.

 

Ci è piaciuta la disposizione della cucina, con grandi superfici di lavoro e lavabi in corian e una cappa aspirante sopra ai fuochi. Altre scelte, invece, sono poco comprensibili, come il macchinoso sistema di apertura della panchetta dall’isola centrale, pensato per offrire ulteriori due sedute, come il machiavellico sistema ad anta estraibile che va a coprire il forno basculante. Ci sono dettagli poco funzionali, come le microscopiche fessure in cui si fatica ad infilare le dita per aprire i portelli dei frigoriferi a pozzetto, oppure i piccoli pulsantini che vanno impugnati per aprire le antine dei mobili.

 

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In navigazione

 

Favorito da un grande code0, il Sense 50 ha dimostrato di saper navigare bene anche con la poca aria che ha accompagnato la nostra uscita in mare. Con soli 5 nodi di vento riesce a bolinare senza incertezze con una velocità compresa fra i 4,5 e i 4,9 nodi, nonostante il freno dell’elica di serie a tre pale fisse. Anche a basse velocità le appendici sono efficaci regalando una buona reattività ai comandi nonostante una sensibilità non certo ai vertici, complice un circuito dei frenelli un po’ complesso che prevede un settore centrale e un sistema di puntoni che rimanda il movimento alle singole pale.

 

Abbiamo apprezzato la propensione ad accelerare con progressione sotto le piccole raffiche, mantenendo uno sbandamento sempre contenuto per un comfort di bordo molto buono. Unica nota negativa è legata al beccheggio che, in certi casi, è un po’ poco frenato; al lasco, invece, grazie anche alle forme di carena molto potenti, si gode di una stabilità ottimale che non innesca mai fastidiosi movimenti di rollio. La gestione delle manovre è immediata, merito di una disposizione che premia l’uso della barca da parte di un equipaggio ridotto; apprezzabile l’efficacia del punto di scotta della randa riportato quasi in fondo al boma invece che a prua del tambuccio.

 

Nel largo pozzetto ci sono ben due tavolini, che, però, hanno un design totalmente diverso fra loro: uno in plexiglass opaco e dotato di un macchinoso sistema per cui un’anta si trasforma nella seduta dell’altro tavolino, che, invece, ha il piano in legno apribile a libro. Di fatto, gli spazi di coperta sono ben congeniati, con larghi passavanti e, sia a prua sia sopra la tuga, ampie superfici prendisole completamente libere da intralci e dotate di oblò a filo del ponte. Tutte le manovre corrono nascoste fino ai winch, peccato solo che a piede d’albero gli invasi dei recessi non siano allineati con le drizze, con il risultato che alcune di queste vanno a strisciare sulla tuga.

 

Anche in coperta ci sono molte soluzioni interessanti, come i gavoncini sui paramare che contengono le code delle scotte, come le sedute delle timonerie incernierare che, una volta alzate, lasciano completamente libero il passaggio verso la discesa a mare, come anche la paratia mobile di poppa che chiude il pozzetto aperto. La posizione del timoniere è molto buona sia rimanendo seduti lateralmente sia sugli appositi sedili, in entrambi i casi la vista sulla prua e sulle vele è priva di impedimenti. Nella versione della prova la barca era dotata del sistema dock&go che, tramite l’uso di un semplice joystick consente manovre a motore in porto molto semplici, senza intervenire sulla timoneria, un sistema molto utile che sopperisce alla minor manovrabilità a marcia avanti caratteristica del sistema a doppia pala del timone.

 

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