LA ROTTA VERDE
E’ un dato di fatto: gli italiani manifestano ormai una forte consapevolezza sull’importanza dell’ecosostenibilità. Dalle abitudini quotidiane alle scelte più impegnative, l’interesse per l’ambiente comincia a essere sentito come un dovere. E siamo anche pronti a pagare di più ciò che promette di preservare l’ambiente. Una tendenza alla quale le aziende rispondono aumentando l’"offerta verde", sia in termini di prodotti sia di servizi. Comportamenti che hanno messo radici anche nella nautica, un ambito dalla fortissima connotazione ecologica, tanto che alcuni tra i principali player di mercato si sono mossi per tempo investendo in questo senso.
L’idea della "barca sostenibile" ha tenuto banco negli ultimi grandi Saloni internazionali, e siamo certi si imporrà sempre più, man mano che aumenteranno gli investimenti dedicati alla "ricerca verde". Emissioni zero, consumi ridotti, propulsioni ibride o alternative, materiali riciclabili: sono i temi trattati nel nostro ‘Dossier ambiente’ a pag. 52.
Le idee e le proposte sono diverse. Già lo scorso anno il Gruppo Ferretti presentava un’imbarcazione a propulsione ibrida: il Mochi Long Range 23 (Gran Premio dell’Innovazione 2008 di Vela e Motore). Azimut Benetti è impegnato con il Politecnico di Torino e la Regione Piemonte in un progetto per lo sviluppo di energie diverse, e già dal 2005 con i suoi yacht Benetti Ambrosia III 65 e Auxilia 85’, il cantiere sperimentava concretamente l’ibrido. Ma il sogno dell’ecosostenibilità non è solo appannaggio dei big. Cantieri meno grandi, ma non per questo meno importanti, come l’austriaco Frauscher che ha lanciato con successo un piccolo motoscafo alimentato a idrogeno e l’italiano Giacomo Colombo con il suo 24 Super Indios in versione elettrica, hanno seguito questa strategia.
Il settore corre e punta quindi lontano. Certo non bisogna illudersi e avere troppa fretta, il futuro per navigare ‘verde’ non è così prossimo, molti problemi ne frenano lo sviluppo, ma l’essenziale è che la rotta sia tracciata. Non diversamente da quanto accade in altri settori industriali, dall’auto all’edilizia, la difesa dell’ambiente può essere anche un formidabile acceleratore economico. Produce sviluppo e posti di lavoro. Certo è che la nautica non può fare tutto da sola. Si parla molto di difesa dell’ambiente, ma poi si dimentica che nel nostro Paese sono ancora pochi i porti attrezzati seriamente per lo smaltimento delle acque nere, l’Italia sconta un’arretratezza pesante rispetto alla vicina Francia. Per non parlare dell’esigenza, mai davvero affrontata, di rottamare delle vecchie imbarcazioni e riciclare la vetroresina.
Da tempo è pronto un interessante progetto del Politecnico di Milano finalizzato allo studio e all’avvio di tre impianti di riciclaggio della vetroresina e materiali compositi dal valore di circa 50 milioni di euro. Ha suscitato una vampata di interesse politico, ma subito è stato rimesso nel cassetto per mancanza di fondi. In Finanziaria per quest’anno, prevalgono altre priorità. Ma cosa dobbiamo aspettare perché anche la difesa dell’ambiente, quella vera che pulisce il pianeta e produce lavoro, diventi anch’essa una priorità?
Marta Gasparini