Donne in oceano

La flotta della Volvo Ocean Race ha lasciato lo Stretto di Gibilterra, ha doppiato capo Espartel (dopo Tangeri) e continua la sua corsa nell’Atlantico. Per la prima volta un gruppo di veliste si ritrova a far parte dello stesso equipaggio maschile, tutti impegnati in questo giro del mondo a tappe. Ecco la testimonianza di Francesca Clapcich main trimmer e alimentarista a bordo di Turn the tide on plastic
Triestina, 29 anni, dopo due Olimpiadi prima con il Laser Radial e poi con il 49FX, è una delle veliste italiane più talentuose e titolate. A bordo di Turn the tide on plastic con un doppio ruolo

Francesca, come si sente prima della partenza, le sue impressioni?
«La partenza è cosi vicina che l’emozione è forte, ma non me ne sto ancora rendendo conto perché il lavoro da fare è tanto, sentiamo come gruppo che abbiamo ancora tanto da imparare e non vediamo l’ora di salpare».
Come cambia la preparazione fisica tra una campagna olimpica e la Volvo?
«Direi che si fa più palestra, ho preso 10 kg da Rio! Da una parte perché hai meno tempo per fare lavoro aerobico, dall’altra perché bisogna accumulare massa che viene persa durante la regata!».
Parlando di peso, lei si occupa anche dell’alimentazione a bordo.
«Certo, è un bell’impegno. Ma mi piace e per questo non mi pesa. Però implica una bella responsabilità: se ti dimentichi qualcosa nessuno te lo viene a portare in mezzo all’oceano!».

L'importanza dell'alimentazione

Quali sono i vostri “piatti”?
«Il cibo è tutto liofilizzato, diviso in buste da 150-200 g. Tutto ha la consistenza di una purea, quindi bisogna dimenticare l’aspetto. Ma devo dire che il sapore non è così male: si possono scegliere i prodotti per i diversi gusti, chi lo vuole più speziato, chi preferisce la pasta. Noi abbiamo cercato di creare dei pasti personalizzati per ognuno cercando di capire le diverse preferenze, è stato un lavoro enorme, ma se piacerà vuol dire i miei compagni di squadra mangeranno e quindi avranno più energie per spingere la barca al massimo».
Quanti siete e qual è il suo ruolo?
«Siamo l’unico equipaggio ad essere egualmente distribuito tra maschi e femmine (10 in totale, cinque e cinque) e faremo delle rotazioni durante la regata (in totale siamo in 15), soprattutto tra gli under 30 perché avremo bisogno di persone esperte. Sarà molto positivo perché avere una tappa di riposo permette di ricaricare le pile e trasferire energia a quelli che saranno piu scarichi dopo tante tappe. Io sono main trimmer, mi occupo quindi di regolare la randa».

Lavorare insieme

Com’è la comunicazione a bordo, siete di tante nazionalità?
«Per me è più difficile perché nei momenti concitati si perde qualche pezzo, parliamo inglese, ma col tempo mi sto abituando e sto imparando anche a riconoscere gli accenti tra Galles, Australia, Nuova Zelanda... Fa molto anche la resistenza fisica, per noi non di madrelingua è uno sforzo in più dover continuare a parlare inglese anche nei momenti di stanchezza mentre per un inglese è normale. Mi mancano l’italiano o lo spagnolo, ma è una motivazione in più per portare un nostro team alla prossima edizione».
Come si trova navigare in equipaggio misto?
«Siamo tutti velisti, non c’è differenza! Quello che mi ha stupito all’inizio è il rispetto per le donne, non ci vedono come sesso debole e lavoriamo bene insieme».
Un messaggio per il pubblico a casa?
«Devono seguirci per capire la regata. È importante che la gente si appassioni, così diventerebbe piu facile creare una sfida italiana».
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