30 March 2020

151 Miglia, verso l'11° edizione!

La classica regata offshore dell’Arcipelago Toscano compie 11 anni e promette di essere ancora più avvincente, La ripercorriamo insieme a due dei suoi migliori protagonisti

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Partenza tra Livorno e Marina di Pisa e rotta verso Giraglia, Isola d’Elba, Formiche di Grosseto e arrivo Punta Ala. L’11° edizione della 151 Miglia-Trofeo Cetilar si avvicina e, Covid19 permettendo, sarà un’altra grande regata, uno degli appuntamenti preferiti dal popoli dei regatanti mediterranei.

«La personale e intima percezione che i partecipanti hanno della regata e l’insieme delle diverse esperienze da vivere attraverso prospettive differenti, legate allo stato d’animo di ogni singolo partecipante, sono uno dei motivi del successo della 151 Miglia-Trofeo Cetilar - spiega Roberto Lacorte - da qui, giocando sull’espressione “Points of View”, è nato il nuovo claim “151 Points of You”, leit motiv di un’edizione che sarà spettacolare».

Mentre sul sito è disponibile il Bando di regata e le iscrizioni sono aperte, noi per farvi entrare subito nel vivo dell’azione vi riportiamo i racconti di due grande protagonisti della passata edizione, Michele Regolo e Francesco Ivaldi.

La 151 Miglia-Trofeo Cetilar 2020 - in programma il 30 maggio - è una tappa del Campionato Italiano Offshore della FIV, del Mediterranean Maxi Offshore Challenge, il circuito di regate riservato ai Maxi Yachts, e del Trofeo Arcipelago Toscano.

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Michele Regolo, tattico del Maxi 82 Vera

Quando stai per affrontare la 151 Miglia-Trofeo Cetilar, sai già più o meno quali sono le cose principali da fare a seconda del meteo. L’anno scorso, a bordo del Maxi di 82’ Vera di cui ero il tattico, eravamo consapevoli di avere una velocità globale che ci avrebbe consentito - regatando al meglio - di restare agganciati al vento. In caso di errore, anche piccolo, saremmo usciti dal vento e la differenza, alla fine, sarebbero state parecchie ore.

Abbiamo quindi vissuto la partenza come una regata a bastone, ossessionati dal non lasciare sull’acqua neanche un metro, in una gara contro il tempo in cui il principale avversario eravamo noi stessi, un po’ come nei video giochi quando hai la macchina fantasma da inseguire. Il tutto in uno scenario splendido, con tanti Maxi e una flotta incredibile.

Le prime miglia della 151 Miglia sono sempre uno spettacolo, ma non ci si può distrarre, perché un minuto perso in quel frangente, si moltiplica all’infinito nel prosieguo della regata. Il passaggio della boa di Marina di Pisa, poi, è un momento bellissimo, ma molto frenetico.

Una volta passata la boa, prua sulla Giraglia, una tratta che ogni volta fa storia a sé. L’anno scorso l’obiettivo era non approcciarla da lontano con una strambata sola, ma con due per fare meno strada, visto che era prevista una piccola rotazione del vento a sinistra e strambare tardi voleva dire tornare indietro. Quindi abbiamo affrontato il passaggio come se fosse lo stacchetto di un bastone e abbiamo guadagnato molto, senza mai fermarci.

Da lì, è iniziata la discesa verso l’Elba. Ormai è la terza 151 Miglia che affronto e ho capito che l’Elba è come un enorme magnete: per quanto ci vuoi passare lontano, il vento e il mare ti spingono sempre verso di lei. Invece di evitarla e rischiare di passare 50 miglia lontano, meglio farsi attrarre e sfruttare al meglio le raffiche. L’anno scorso c’era un po’ di gradiente dall’isola e un po’ di termica notturna, siamo rimasti sempre con vento ed è andata molto bene, visto che non ci siamo mai fermati.

È chiaro che passare di notte o alle sette del mattino, cambia tutto e in questo noi Maxi siamo avvantaggiati rispetto al resto della flotta. Le barche più piccole sarebbero competitive nella classifica overall in una situazione di gradiente molto forte, ma con un regime di alta pressione, c’è poca speranza di evitare la bonaccia.

Passate le Formiche, arriva l’ultima tratta, mai scontata. Punti lo Sparviero, ti senti tranquillo, ma non è così. Spesso conviene fare una rotta verso terra, una sorta di arco, perché c’è molta più pressione. Si fa più strada, ma più velocemente, con la VMG a salire. È una scelta poco intuitiva - e bisogna essere bravi a capire quando farla - perché ti viene da andare dritto, ma così si rischia di uscire dalla pressione.

Dopo lo Sparviero, emotivamente sai che la regata sta per finire, ma anche nell’ultimo miglio e mezzo, ci sono tantissime trappole. Nel 2018 perdemmo al fotofinish con Pendragon e anche l’anno scorso, pur sapendo che eravamo in vantaggio su Rambler nella classifica con i compensi, a bordo c’era molta tensione, proprio perché sapevamo che poteva succedere di tutto. Anche perché quando siamo passati noi c’era un residuo della termica di terra e ampie zone senza vento.

Appena tagli la linea del traguardo è sempre una sensazione strana. Se mi dicessero, vai, torna sulla partenza e rifalla subito, non esiterei un istante, perché è davvero una regata spettacolare. Mi piace talmente tanto che un giorno spero di poterla fare con una barca d’epoca, un gruppo di amici e una cambusa ben fornita.

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Francesco Ivaldi, Mumm 30 SEASE

Ho partecipato a più edizioni della 151 Miglia-Trofeo Cetilar e ho dei ricordi davvero magnifici di questa regata, che ho sempre vissuto con barche piccole e molto tirate. Su tutte, il Mumm 30 SEASE di Giacomo Loro Piana, con cui nel 2011 e nel 2018 abbiamo vinto di classe, e nel 2019 abbiamo ottenuto un più che onorevole 4° posto overall. La partenza è bella e divertente, in primis perché si svolge alle quattro del pomeriggio, un orario diverso dal solito.

Poi perché lo spettacolo, con 200 barche in acqua, è strepitoso quanto unico. Il traffico è intenso, ma noi, con la nostra barca piccola e agile, riusciamo sempre a trovare un buco sulla linea.

L’approccio alla boa di Marina di Pisa è altrettanto spettacolare, c’è un muro di vele che avanza, come una sfilata, con le barche allineate perché si tratta di bordi obbligati: magari tecnicamente non è il massimo, ma è una scenografia pazzesca.

L’aspetto da non sottovalutare invece è la corrente, molto intensa e variabile perché siamo vicini alla foce dell’Arno, quindi guardando il colore dell’acqua bisogna decidere quanto stare vicino a terra, anche poche decine di metri possono fare una grande differenza.

Da dietro, abbiamo la possibilità di vedere i grandi che ci indicheranno la rotta, in quella che è la prima grande decisione da prendere subito prima del tramonto. In condizioni standard, ci si trova di bolina larga verso la Giraglia, e bisogna decidere se lasciare la Gorgona a destra o sinistra.

Di solito noi arriviamo alla Giraglia verso mezzanotte, di bolina, e una volta passata inizia la corsa verso l’Elba, con lo spinnaker su e tenendo sempre il ritmo molto alto, perché sappiamo che ogni minuto che perdiamo in questa discesa, potrebbe diventare un’ora in bonaccia sotto l’Elba.

A memoria non abbiamo mai avuto condizioni che ci hanno fatto arrivare presto all’Elba, per provare a passare sotto costa. Siamo sempre arrivati quando il vento stava mollando, quindi cercando un compromesso tra stare lontani per prendere il vento di caduta, ma non troppo per evitare di fare tanta strada in più.

È il punto cruciale della 151, perché l’unico vero stop&go della regata a causa del grande cono di copertura dell’Elba: la iniziamo a vedere prima delle luci dell’alba, ci facciamo tutto il giro intorno e…sembra non finire mai! Passata l’Elba, si naviga verso le Formiche, per noi è il pomeriggio del secondo giorno: bisogna sfruttare le brezze di mare, per una bella spinnakerata con ammainata tirata al limite, come se fossimo in regata tra le boe. Passate le Formiche, ci troviamo di bolina verso Punta Ala, mure a sinistra, tutti in battagliola con la faccia al sole e un tramonto mozzafiato che ci illumina il volto, momenti esaltanti, difficili da descrivere.

Prima di lasciare lo Sparviero a destra arriviamo all’ultima decisione da prendere, in cui capita spesso di rimanere fregati: vediamo che le barche davanti a noi riescono a issare lo spinnaker, noi prepariamo tutta la manovra per fare quei quattro minuti finali di puro sprint, ma arriviamo lì con il vento che cala, gira a destra e, appunto, ci frega. Se siamo arrivati prima del tramonto, quindi con un target di 27-28 ore, è stata una bella 151 Miglia. In caso contrario…ci siamo comunque divertiti moltissimo!

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