01 August 2017

Marocco, confine africano

Superate le Colonne d’ Ercole si apre un mondo ricco di incognite. Tangeri, un luogo dal grande passato che affascina il viaggiatore alla ricerca di luoghi ancora veri.

La porta del Marocco

Verso Tangeri

In Africa

Lunga sosta ad Asilah

Una volta a terra un gran numero di bimbi ci corse incontro urlandoci “hallo-hallo” e chiedendoci qualche spicciolo. Il corteo ci seguì per qualche tempo e poi si diradò lasciandoci liberi di camminare tra le strade polverose, talvolta abbellite da alberi.
La medina era tranquilla rispetto a quella di Tangeri, e le case più ordinate. Alcuni murales dai colori accesi ricoprivano le facciate. Mentre rientravamo notammo alcuni grossi pescherecci affiancarsi alla banchina. Passammo a fianco ai pescherecci e ossuti uomini dalla pelle scura scaricavano pesci di grandi dimensioni e tonni. Alcuni marinai da bordo ci salutarono sorridenti così approfittai per chiedere se potevano venderci un pesce. L’uomo al quale mi rivolsi si girò verso il capitano, il quale fece un cenno con il capo. Questi sparì nella stiva e risalì con un grosso dorado. Me lo porse stringendolo per la coda e lo afferrai. Pesava almeno cinque chili. Gli chiesi quanto volesse e disse in un italiano stentato “regalo”.

Dopo Asilah andammo a Mohammedia e poi a Casablanca. Fummo sempre ben accolti e il “pesce regalo” fu una costante. Conoscemmo persone gentili e giovani che cercavano di guadagnarsi da vivere facendo assistenza agli yacht di passaggio, come piccoli lavori di manutenzione o riparazioni. Allo Yacht Club di Casablanca un francese aveva il motore in panne. Non aveva pezzi di ricambio e non sarebbe stato facile farseli spedire. Un ragazzo robusto, contattato dal direttore dello Yacht Club, visionò il motore del francese e dopo pochi giorni lo fece ripartire con il motore in ordine. Aveva riparato alcuni pezzi che da noi si sarebbero gettati perché costa meno sostituirli che aggiustarli.

Durante la nostra permanenza ci accadde di osservare lavori eseguiti da artigiani dalle mani d’oro che riparavano oggetti ridotti in condizioni pietose. Abbiamo visto meccanici entrare in angusti vani motore di barche a vela e lavorare con disinvoltura in posizioni impossibili. Parlando con varie persone nei porti abbiamo avuto la sensazione delle grandi aspettative della gente riguardo allo sviluppo del turismo nautico lungo le loro coste. L’arrivo di barche straniere è visto come un’opportunità di lavoro e le imbarcazioni che giungono nei porti lungo la costa atlantica sono benvenute e le formalità burocratiche d’ingresso e d’uscita non sono più macchinose, ma semplici e veloci e costituiscono l’occasione per conoscere persone locali ed entrare in sintonia con il luogo.

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