23 May 2010

Guida: trim e flap, come usarli al meglio

Non è solo una questione di potenza. Regolando trim e flap si migliorano prestazioni e assetto della carena. Vantaggi anche nei consumi...

Guida: trim e flap, come usarli al meglio

Non è solo una questione di potenza. Regolando trim e flap si migliorano prestazioni e assetto della carena. Vantaggi anche nei consumi.

I flap (o gli intruder, vedi box in ultima pagina) possono dare un forte contributo nel migliorare le prestazioni di una barca con carena planante in diverse condizioni meteo. E’ stato l’offshore a introdurne l‘uso nelle barche più piccole con le prime apparizioni all’inizio degli anni Sessanta: i vantaggi che davano, specie in condizioni di mare agitato, sono stati subito evidenti.

 

Origini belliche

Le origini dei flap risalgono però abbastanza lontano nel tempo: vennero usati per la prima volta sulle motosiluranti da guerra. L’uso di ‘zeppe” piazzate all’estremità della carena è vecchio, infatti, almeno quanto lo sono le motosiluranti stesse. La parola flap (o “trim tabs”, cioè variatori d’assetto, come talvolta vengono chiamati) non esprime perfettamente la loro funzione. Il termine aeronautico “elevoni” è, probabilmente, più appropriato poiché descrive la doppia possibilità di controllo dinamico: timone di profondità per il beccheggio e di equilibratore per il rollio. In inglese, infatti, la parola “elevon” risulta composta da “elevator” (cioè timone di profondità) e da “aileron” (alettone equilibratore). Carene con angoli di deadrise (stellatura dello scafo) molto accentuati difficilmente entreranno in planata con pochi giri del motore e saranno molto performanti con mare mosso e onde al traverso, al contrario scafi con poppe molto “piatte” avranno meno difficoltà a planare, ma probabilmente sbatteranno su ogni ondina. Spesso è stato detto, anche se recentemente (per fortuna) con minor frequenza, che i flap vengono applicati sulle carene come “correttivi” e che una barca ben disegnata non ne dovrebbe aver bisogno. Questo può essere affermato solo da qualcuno che ha poca esperienza di guida su barche veloci in mare mosso. Tuttavia è sconcertante il fatto che, talvolta, queste tesi provengono proprio da chi dovrebbe saperne di più.

 

La guida completa nel numero di maggio 2010 di Vela e Motore

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