Batterie guasti e rimedi
Tanti piccoli trucchi che consentono di recuperare l’integrità e le prestazioni
degli accumulatori di bordo.
Quando la batteria sembra non volersi più ricaricare, esistono alcuni rimedi.
Se si tratta di un inizio di solfatazione è possibile tentare di ricaricarla a
corrente bassissima per 20–40 ore, con una tensione di equalizzazione (16 V per
batteria a 12 V: cfr. più avanti nel paragrafo). La corrente dovrà essere di
circa 2–4 A per ogni 100 Ah di capacità della ...
Introduzione
Tanti piccoli trucchi che consentono di recuperare l’integrità e le prestazioni
degli accumulatori di bordo.
Quando la batteria sembra non volersi più ricaricare, esistono alcuni rimedi.
Se si tratta di un inizio di solfatazione è possibile tentare di ricaricarla a
corrente bassissima per 20–40 ore, con una tensione di equalizzazione (16 V per
batteria a 12 V: cfr. più avanti nel paragrafo). La corrente dovrà essere di
circa 2–4 A per ogni 100 Ah di capacità della batteria. Questo procedimento
potrebbe ristabilire la circolazione della corrente tra le piastre.
Se la batteria sembra dare meno tensione del dovuto anche dopo una lunga
carica, potrebbe essere utile rabboccare l’elettrolito con acido puro invece
che con acqua distillata. Non esagerare con la quantità e controllare con il
densimetro il risultato. Spesso questo difetto è dovuto a un corto circuito fra
le piastre e non è quindi rimediabile.
Batteria solfatata
Batteria solfatata
Prima di buttarla, un rimedio disperato è tentare di ricaricarla al contrario,
polo positivo con polo negativo del caricabatterie, a corrente bassissima per
un lungo periodo: 20-40 ore. Dopodiché, se è carica, scaricarla, e soltanto
dopo ricaricarla in maniera normale. Sembra che utilizzando questa tecnica la
solfatazione diminuisca, anche se la batteria sarà ormai parzialmente
compromessa.
Una caratteristica non visibile a occhio nudo è la capacità di carica non
uniforme delle singole celle, per ovviare alla quale è richiesta una carica di
equalizzazione. In pratica si è notato che gli elementi non sono tutti uguali e
la loro tensione di carica varia dall’uno all’altro di qualche decina di mV.
Sembra poco, ma nel tempo questa differenza di soglia porta alla solfatazione
degli elementi con valore più alto e la capacità della batteria si abbassa
enormemente. Per evitare questo problema esistono caricabatterie o regolatori
esterni per alternatori che possono effettuare questa fase di carica alzando la
tensione a 16 V (per una batteria a 12 V) ma con una bassissima corrente, per
riportare tutte le celle nelle stesse condizioni. Nel caso di batterie in serie
/ parallelo, per ottenere i 12 V o i 24 V tutte le batterie utilizzate (da 2 V
o da 6 V) dovranno essere scollegate una volta all’anno e bisognerà effettuare
una ricarica mettendole in parallelo tra loro.
La causa più comune di morte di una batteria, insieme alla rottura meccanica, è
la solfatazione delle piastre. Quando la batteria viene scaricata, sulle
piastre si forma solfato di piombo in forma cristallina. Procedendo nel
processo di scarica, la quantità di solfato sulle piastre aumenta fino a
diventare uno strato biancastro di ‘solfato bianco di piombo’. Procedendo
ancora, oltre a scaricare del tutto la batteria, si viene a interrompere
completamente l’attività elettrochimica nella batteria stessa. In queste
condizioni la batteria diviene inutilizzabile e non potrà più essere ricaricata
se non a un livello molto inferiore alla sua capacità nominale.
È questo il motivo per cui una batteria al piombo non deve essere mai
completamente scaricata, pena la distruzione della batteria stessa. Occorre
inoltre ricordare che anche scariche parziali, ma prolungate e ripetute nel
tempo, danno origine allo stesso fenomeno, anche se più lentamente e con esiti
meno evidenti.
Autoscarica
Autoscarica
Una batteria non in uso si autoscarica a causa delle perdite di vario tipo che
si generano. La velocità di questo processo è molto variabile ed è comunque
legata al tipo di batteria e alla temperatura. Ad esempio le batterie Pb-Ca
(piombo-calcio), a temperatura ambiente, completamente disconnesse e con
umidità dell’ambiente normale, si scaricano di circa lo 0,1-0,3% al giorno,
mentre una tradizionale batteria al piombo arriva a perdere l’1% di carica
nello stesso periodo. Aumentando la temperatura l’effetto di scarica aumenta:
ad esempio, passando da 24 C° a 35 C° la corrente di autoscarica raddoppia. A
freddo il fenomeno diminuisce, fino quasi ad annullarsi vicino alle temperature
di congelamento dell’elettrolito.
In pratica una batteria deve essere ricaricata ogni 20-40 giorni, per evitare
che la sua capacità residua scenda sotto il 60-70% e che la permanenza in
questa condizione provochi un inizio di solfatazione.
Alternatore standard
La ricarica delle batterie con l’alternatore di bordo è spesso un’operazione
lunghissima e con risultati a volte scarsi.
Il motivo di questo inconveniente risiede nella tipologia degli alternatori
installati di serie sui motori marini. Questi alternatori sono infatti di
origine automobilistica, nati per rimpiazzare l’unico consumo che, nel caso
delle automobili, si ha senza che il motore sia in moto, ossia l’avviamento del
motore. Un’operazione che richiedendo correnti anche fino a 400-700 A, ma per
5-10 secondi al massimo, genera un consumo di pochissimi Ah (massimo 5-10).
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