Genoa: è la vela di prua con ricopertura (ovvero che si sovrappone alla randa) la cui superficie dipende dalla percentuale di J. Di solito si considerano genoa le vele che vanno dal 130% al 160% (molto raro). Un tempo si navigava con almeno tre genoa, uno leggero di superficie massima, uno medio appena ridotto soprattutto in alto con tessuto pesante e uno più pesante che poteva essere attorno al 135% di tessuto molto robusto e punto di scotta un po’ alto per finire nella stessa pastecca del medio, utile anche nei laschi con vento forte. In realtà abbiamo preso l’abitudine di chiamare genoa anche il fiocco al 100/110% dei piani velici moderni con triangolo di prua molto piccolo, ma non è corretto. Genoa avvolgibile: il genoa avvolgibile è un compromesso: non è possibile avere una vela perfetta a tutti i livelli d’avvolgimento. Con vento leggero la vela è troppo magra (una vela grassa si avvolge male) ed è pesante poiché deve resistere a qualsiasi forza del vento. Con vento forte la vela s’ingrassa man mano che è avvolta, rendendo impossibile fare bolina stretta. La vela avvolta rimane molto tempo esposta ai raggi Uv che fanno cristallizzare sia il filo delle cuciture sia il tessuto della vela, rendendolo fragile. La vela avvolta accumula polvere che con la pioggia scivola anche all’interno creando macchie di sporco e muffa. La vela se male avvolta è più soggetta all’azione del vento che la farà fileggiare indebolendola. L’aggiunta lungo l’inferitura della vela di uno spessore d’espanso (Foam Luff) che può esser a cellule chiuse o aperte serve a recuperare il grasso avvolgendo la vela in maniera più ordinata. Se è a cellula aperta trattiene l’umidità all’interno della vela mentre se è a cellula chiusa e rimane pressato a lungo, non riprende più lo spessore originale e va sostituito di frequente. L’antiUv è un tessuto cucito alla vela, tipo da tenda. I colori più comunemente usati, sono quelli più economici e sono: bianco, blue/azzurro, rosso, verde, giallo, marrone. Colori diversi portano in genere a maggiorazioni dal 50 al 100% del costo. L’antiUv deve esser cucito sulla vela e non può più essere del tipo adesivo, che si opacizza e si scolla in poco tempo. Yankee: issata sullo strallo di prua nasce per essere abbinato alla trinchetta nei cutter e può essere ideale per la bolina larga o laschetto con venti medio-forti per dare potenza alla barca senza farla sbandare troppo. La combinazione delle due vele richiede un’attenta regolazione. E’ una vela di prua non grande con il punto di scotta molto alto. Simile al reacher per alcuni anzi è la stessa cosa. Trinchetta: è la vela dei venti forti, che sostituisce il genoa quando si arriva al 100% di questo. La trinchetta può essere ingarrocciata su un secondo strallo armato sotto al principale o parallelo. Sulle barche moderne di solito è smontabile per non ostacolare le virate con il genoa. Può essere una scelta interessante una trinchetta abbondante che simula un fiocco olimpico quando non si vuole rovinare con venti medio forti il genoa. Esistono anche sistemi di trinchetta da montare sul genoa avvolto o autoportanti con cavo in Kevlar o acciaio nell’inferitura. La trinchetta non serve a stringere meglio, in quanto sono le onde a fermare la barca, ma evita che la barca sbandi, riduce gli sforzi sul timone e permette di risalire il vento fino a 60°.
Staysail: è una vela piccola e di solito non pesante che si issa sotto allo spinnaker un poco più cazzata di quel che servirebbe. Quando si naviga strallati riesce ad avere una funzione propulsiva e può far guadagnare qualche frazione di nodo. Ma il suo lavoro più utile in navigazione d’altura è di portare alla poggia la barca quando con vento e mare di poppa si rischia la straorza. In alcuni casi può cambiare radicalmente la “timonabilità” della barca. Windseeker: veletta di prua quasi scomparsa dalla circolazione, era un fiocco piccolo e leggero che si issava davanti alla randa (non sullo strallo) come deflettore nelle condizioni di bonaccia totale. I pochi aliti di vento che riuscivano a gonfiarlo potevano servire a creare un flusso sulla vela principale e muovere la barca per uscire dai buchi di vento. Tormentina/storm sail: è la vela da tempesta: resta per anni nei gavoni ma quando serve serve davvero. Consigliata a chi naviga tanto, di fatto è anche una vela di emergenza molto piccola come superficie per venti oltre i 35-40 nodi. E’ una buona idea usarne una molto colorata, che rende la barca visibile in caso di pericolo da elicotteri e mezzi di soccorso. Purtroppo ci sono barche, soprattutto piani velici antichi, che non sono in grado di navigare con la sola tormentina se non fuggendo in poppa, per cui diventa necessario anche armare una randa da tempesta per avere equilibrio sul timone.
Fiocco olimpico/ Working Jib: i piani velici moderni, con tanta randa e poco genoa in pratica usano il fiocco olimpico, che ha la caratteristica di avere una balumina molto verticale sulla coperta, che in pratica corre parallela all’albero. Può dare grandi soddisfazioni di bolina, se si impara a regolarla. Di solito piccole variazioni della tensione scotta e del punto di scotta creano grandi cambiamenti alla forma della vela. I giramondo hanno imparato a usare un fiocco avvolgibile che chiamano “caraibico”, adatto alle zone dove soffia sempre vento con una certa intensità e il genoa si usa poco, ma è utile avere i comfort dell’avvolgibile su una vela più piccola. Così la trinchetta quasi non serve.
Reacher: somiglia allo yankee, ma è più grande. È un genoa con un punto di scotta alto, che serve per bolina larga e lasco. Può essere di tessuto leggero, ma anche molto pesante, da lavoro. Le onde, grazie al taglio alto, non colpiscono la vela, evitando spiacevoli sorprese. Si chiama reacher anche una famiglia di spinnaker e gennaker magri da lasco stretto.
Code 0: inventata per eludere le regole di stazza nel tentativo di considerare gennaker un genoa e poter portare più vele a bordo, il code zero non è altro che un genoa leggerissimo in dacron da 2.2 once, o anche in nylon, con taglio cross cut o triradiale, che serve per fare bolina con venti apparenti fino a 10 nodi. È una vela che viene attrezzata su frullino, ma alcuni la preferiscono su uno strallo autoportante in kevlar. È consigliata e chi ha barche leggere e con armo a 7/8, e va bene dai 30 ai 90 gradi.
Lo spinnaker: è sempre la vela più divertente ed efficace in tutte le andature portanti, ma la sua potenza e le manovre d’uso pongono problemi di controllo ai neofiti e agli equipaggi ridotti. È una vela simmetrica, realizzata in nylon o in poliestere che può avere un taglio totalmente triradiale oppure una zona centrale a ferzi orizzontali. La forma dello spinnaker può variare nelle spalle, cioè la larghezza in genere è costante ed è 1.6-1.8 J, ma la parte alta può essere più piena e larga, soprattutto se si cercano prestazioni di poppa con venti leggeri, mentre sarà più magro per chi cerca uno spi da traverso o da bolina larga, anche se per questo ormai gli spinnaker asimmetrici sono molto più versatili. Gli armi frazionati talvolta hanno una drizza per uno spinnaker in testa d’albero.
Asimmetrico: lo spinnaker asimmetrico ha assunto le più disparate denominazioni nel tentativo sostanzialmente commerciale di differenziare le vele nelle diverse denominazioni, ma molto simili nelle prestazioni. Più in generale si dice gennaker dall’incrocio di spi e genoa, si è detto Mps (multi purpose sails) e poi ci sono gli Rhd (radial head Drifter). Gli asimmetrici sono diventati l’ottima alternativa allo spi e sono spesso murati su un bompressino che allunga la misura della J. Ma attenzione: sono nati per barche rapide, che costruiscono vento apparente per cui anche in poppa si finisce per navigare strallati per effetto della velocità. Non possono trasformare una barca stellata e lenta in una barca planante, possono tuttavia semplificare le manovre e la vita dello skipper che può rinunciare al tangone. Per aiutarsi nelle manovre molti utilizzano le calze, che ormai sono ben costruite. Grazie alla calza è sufficiente coprire la vela con la randa, o lascare scotta o mura e recuperare la calza e il gioco è fatto. Per chi è pigro o volesse una vela immediata all’uso è necessario utilizzare un avvolgitore per asimmetrici, come il Rollgen della Bamar, che ha un buon rapporto qualità prezzo. Questo sistema non richiede modifiche alla vela. Gennaker avvolgibile: fa sempre parte della famiglia degli asimmetrici, nell’ estremo più “boliniero”, infatti di solito è una vela magra più da lasco stretto, sostanzialmente un Code 0: ha il lato dell’inferitura tagliato diritto e contiene due cavetti paralleli in acciaio, Spectra o Vectran. Le estremità di queste due cimette cucite nella vela vengono fissate sui terminali del tamburo e del cuscinetto superiore. Meglio un tamburo a circuito che uno ad accumulo. La vela in questo caso non è molto resistente nei punti di penna e mura, perché altrimenti avrebbe difficoltà a raccogliersi e avvolgersi. Mezzana: è la randa dei ketch, ormai in disuso e usata più per tenere la prua verso il vento all’àncora che per una reale propulsione. E’ possibile che un giorno si torni a ketch o golette importanti, visto che la tendenza a fare carene leggere e a navigare anche nelle andature portanti con le vele cazzate per effetto del ventoapparente, cancella in parte gli svantaggi di avere due alberi.