Dal Dufour 360 moltissime cose sono cambiate. L’architettura navale è completamente nuova, i volumi di carena sono molto pieni anche a prua, dove il baglio massimo è imponente e arriva fino a 3,8 metri, il piano velico è più proporzionato, con un albero non troppo a prua, inclinato verso poppa a lasciare spazio per una base del fiocco sufficientemente ampia, un boma degnamente lungo e un rapporto fra superficie di randa e della vela di prua equilibrato.
Lo studio delle linee d’acqua per una barca corta e larga sembrerebbero richiamare alcune delle tematiche che si stanno esplorando nell’ambito dei racer oceanici, ma i rapporti fra lunghezza e dislocamento sono ben diversi e questo Dufour non è certo leggero. Eppure, giocando sapientemente fra equilibri di superfici veliche e di deriva e fra forme immerse nei vari assetti di navigazione, lo studio di Umberto Felci è riuscito a creare qualcosa che funziona davvero senza neppure sfruttare la comodità di utilizzare due pale del timone. La pala singola, oltre a influire positivamente sui costi di costruzione, offre un miglior feeling alla ruota anche con poca aria e una manovrabilità a motore che la doppia pala, mai investita direttamente dal flusso dell’elica, non può garantire.
Si apprezza poi lo sforzo già in fase di ingegnerizzazione nel rendere più efficaci tutti gli assemblaggi, tanto che, nonostante materiali di partenza e finiture che devono rispettare un compromesso fra costo e resa tale da giustificare il contenuto prezzo di vendita, la percezione immediata è quella di una barca elegante e priva di tutte quelle cadute di stile e di dettagli mal curati che spesso si portano dietro molte barche di produzione.
Disponibile in tre diversi allestimenti, Easy, Ocean e Performances che si distinguono fra loro per l’attrezzatura di coperta e la relativa disposizione, è opzionabile in due layout di interni, a due o tre cabine e un bagno. Complici le vetrate a murata, le finestrature che circondano la tuga e i passauomo a cielino, la luminosità naturale interna contribuisce a rendere ariosi ambienti già molto spaziosi.
A raccogliere i maggiori benefici del generoso baglio massimo è proprio il quadrato, ampio e conviviale e che si trasforma in open space semplicemente lasciando aperta la doppia porta che attraversa la paratia maestra e dà accesso alla cabina armatoriale. Passaggi e disimpegni permettono di muoversi in modo agevole, lo stivaggio è buono e le cabine hanno spazi vivibili senza eguali in barche di pari dimensioni.