Il valore dell’Associazione
di Massimo Perotti, presidente Ucina Confindustria Nautica
Qual è il valore di un’Associazione di rappresentanza di un comparto? Questa è la domanda che io stesso mi sono posto nel momento in cui ho deciso di accettare e di dedicare tanto del mio tempo alla causa di Ucina Confindustria Nautica. La domanda è più che legittima, ma probabilmente va posta in altri termini.
La nostra Associazione è forte e autorevole nel mondo politico e istituzionale – gli ultimi provvedimenti lo dimostrano – va dunque chiesto, forse, se sia utile avere questa voce. O sia meglio invece disperdersi in tante – non effettive – rappresentanze, apparentemente più vicine a singoli interessi. O addirittura andare, ciascuna azienda, in ordine sparso: molte possono essere tentate, perché dimensionalmente molto grandi o al contrario molto piccole.
Allora, mi domando ancora: perché facciamo squadra e stiamo tutti assieme?
Questa è la risposta che mi sono dato. Nell’ultimo biennio Ucina ha operato ottenendo la conferma della protezione per i natanti, convincendo la politica a ritirare diversi disegni di legge che ne proponevano l’immatricolazione, l’obbligo di patentino, la tassazione in base alla motorizzazione.
L’Associazione ha fatto ridimensionare in maniera importante gli importi della sciagurata tassa di possesso del Governo Monti, escludendola prima sotto i 10 poi sotto i 14 metri e per le attività commerciali, quindi facendola dimezzare per la vela e introducendo l’abbattimento per la vetustà delle barche. Da ultimo, persino a evitare una tassa straordinaria a favore delle aree marine protette.
Siamo riusciti – un grande merito del mio predecessore Anton Francesco Albertoni – a far cambiare il Redditometro, che non ha più coefficienti che moltiplicavano per otto il valore delle barche.
Il recepimento della Direttiva UE sull’Iva non ha cancellato il leasing, cosa che invece stava accadendo. Quella sulle emissioni dei motori marini non ha danneggiato la produzione italiana di entrobordo e quella dei fuoribordo, come sarebbe potuto accadere se fossero prevalsi gli interessi di altri stati.
Per le grandi unità abbiamo avuto il reciproco riconoscimento dei titoli professionali del diporto italiani e inglesi, la cancellazione del nulla osta dell’Agenzia delle entrate per la vendita all’estero delle unità, la semplificazione delle procedure di arrivo e partenza per le bandiere estere, estese molto recentemente anche ai mega yacht con bandiera inglese autorizzati fino a 36 passeggeri. Nonché il rinvio delle norme europee per le navi mercantili che imponevano i catalizzatori anche alle navi da diporto (penalizzando per ragioni dimensionali specialmente la produzione dei cantieri italiani).
La portualità turistica, grazie al lavoro di Ucina, ha ottenuto la proroga delle concessioni demaniali – anche quelle dei circoli sportivi – fino al 2020, ma soprattutto il respingimento della proposta di un nuovo indiscriminato aumento dei canoni inizialmente inserita nell’ambito della scorsa Legge di Stabilità. Infine, il termine del pagamento delle concessioni demaniali è stato posticipato a fine settembre, quindi a stagione (quasi) conclusa anziché all’inizio.
Ucina ha finalizzato nuovi accordi con il Ministero dello Sviluppo e Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) per aumentare le risorse disponibili a sostenere la conquista dei nuovi mercati emergenti e per la valorizzazione dell’Italian style.
Ha costituito una società focalizzata sulla messa in opera di progetti commerciali per il settore, in primis del Salone Nautico Internazionale di Genova, con la governance del prodotto all’industria nautica attraverso Ucina.
I risultati di questa attività verranno investiti dall’Associazione per il sostegno di progetti di internazionalizzazione a favore delle aziende meno strutturate del comparto che non riescono ancora a essere presenti sui mercati più lontani in modo organizzato.
Altri importanti risultati sono proprio dell’agosto scorso. Il Governo ha approvato il decreto attuativo del Registro telematico e il Senato ha iniziato a discutere la riforma del Codice della nautica. Ma soprattutto il riconoscimento dei Marina resort, che apre all’applicazione dell’Iva turistica al 10% per gli ormeggi in transito.
Tutto questo è frutto di un’organizzazione, un duro lavoro quotidiano delle aree funzionali dell’Associazione, di strumenti di analisi – come l’Ufficio studi Ucina e l’Osservatorio Nautico Nazionale – , della comunicazione, di una stabile rappresentanza istituzionale a Roma. Fino ad arrivare all’organizzazione del Salone Nautico di Genova, che per cinquant’anni ha rappresentato una straordinaria vetrina per i nostri prodotti contribuendo in modo determinante alla crescita del comparto e al rafforzamento del suo posizionamento internazionale, nonché uno straordinario strumento di comunicazione verso la politica, i media e in generale il mondo esterno.
Nessuno di questi interventi di per sé farà rinascere il mercato, spingerà i consumi, o ci ridarà i posti di lavoro persi. Di questo sono certamente consapevole.
Quello che mi chiedo è: una tassa di stazionamento da 1.000 euro al metro, un’imposta straordinaria e il patentino sui natanti, un Redditometro super penalizzante, la cancellazione del leasing (anche se ancora se ne fa troppo poco) e tutto quanto ho appena ricordato, ci avrebbero aiutato? O ci avrebbero invece affossato del tutto? Per me la risposta è chiara ed è dandola innanzitutto a me stesso che ho accettato di assumere la guida dell’Associazione.
Nella consapevolezza che soltanto una rappresentanza ancora più forte a difesa del nostro comparto ci potrà permettere di costruire un futuro possibile per le nostre aziende.