02 June 2019

Elvstrøm e il suo Finn alle Olimpiadi del 1960

Le regate olimpiche di Napoli del 1960 incrociano la rotta di Elvstrøm e del suo Finn N° 167. Una storia avvincente e fino a oggi mai raccontata. Ci ha pensato il fumettista Davide Besana nel nuovo volume appena pubblicato

"Elvstrøm e il suo Finn alle Olimpiadi di Napoli del 1960" è il titolo del volume realizzato dallo scrittore, illustratore e giornalista Davide Besana e pubblicato da Yachting Library. Un libro in grande formato di 100 pagine in carta pregiata che ripercorre la storia delle regate di Napoli alle Olimpiadi di Roma e di uno dei più grandi protagonisti della vela mondiale. Nato a Hellerup, in Danimarca il 25 febbraio 1928, Elvstrøm ha partecipato a otto Olimpiadi (Londra 1948, Helsinki 1952, Melbourne 1956, Roma 1960, Città del Messico 1968, Monaco di Baviera 1972, Los Angeles 1984 e Seoul 1988) vincendo quattro medaglie d’oro di fila. È mancato il 7 dicembre 2016, sempre nella cittadina di Hellerup.


Una storia imperdibile per qualsiasi persona si definisca appassionata di vela e ricca di fatti e aneddoti avvincenti. Anche perché, fino a oggi, non era mai finita in un libro. Nell’introduzione Besana racconta come sia nata l’idea del libro e come si sia poi sviluppata: «Inizialmente, quando Giuseppe e Filippo La Scala mi proposero di fare un libro su questa vicenda, pensai di fare della barca la protagonista di una storia in cui Elvstrøm e gli altri sarebbero stati comparse. Non ci sono riuscito. La personalità del danese mi ha conquistato ed è nato questo libro che unisce una parziale biografia alla cronaca dei giochi di Napoli, temi che per adesso nessuno ha “inscatolato” in un libro. Come mio solito ho disegnato il manoscritto su un volume già rilegato senza possibilità di fare correzioni, ma col vantaggio di vedere il libro pronto senza aspettarne la stampa, e di avere degli originali “fisici” per me molto più interessanti di un file».


Besana ha svolto un lungo lavoro di documentazione e ricerca, nel quale anche Vela e Motore ha dato il suo contributo grazie agli articoli pubblicati a suo tempo.
Nelle pagine seguenti abbiamo il piacere vi pubblicare in esclusiva alcune delle tavole più significative, con le didascalie in parte riprese dal libro. Il volume si trova nelle librerie spacializzate e sul sito www.davidebesana.com dal quale arriva a casa autografato dall’autore con un piccolo acquerello (prezzo di 80 euro).

Casa sul mare

Paul Elvstrøm nasce in Danimarca nel 1928, abita in una casa di legno con un molo. Lì viveva con la mamma, altri due fratelli più grandi e il papà, che comandava le ultime navi a vela. Un giorno, ubriaco, picchiò la mamma davanti ai suoi figli.

Arriva il quarto oro di fila

Elvstrøm arriva a Napoli con la fama del velista più forte della storia, primo ad aver vinto tre ori di fila. Vince la prima regata, ma nella seconda, con poco vento, finisce settimo anche a causa di una discussione con il francese Pinaud. Vince la terza prova in modo rocambolesco e chiude la quarta al secondo posto. È in testa alla classifica generale con 11 punti su secondo e 31 sul terzo. Nella regata successiva finisce quinto. Vince la sesta prova e il giorno dopo decide di restare a terra per la settima e ultima regata: ha già vinto il quarto oro di fila.

La perdita del fratello

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Uno dei suoi fratelli per non vedere scappò, ma cadde in acqua e annegò davanti a casa. Paul crebbe quindi con la madre, il fratello e un padre che era sempre in giro per il mondo. Non lasciò mai la casa sul mare.

Davanti a tutti

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La costruzione dei Finn per le Olimpiadi di Roma venne affidata ai Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone. Le barche furono sorteggiate il 22 agosto 1960 e ad Elvstrøm capitò la n° 167, azzurra, ma non gli piacque. Lo scafo era troppo rigido e pesante, la vela piatta, albero e boma troppo flessibili. Quando il vento rinforzava albero e boma si piegavano, la vela scaricava l’aria e la barca non andava. Lo scafo era troppo rigido, i finnisti vogliono invece che la torsione assorba parte delle raffiche, soprattutto i velisti più leggeri, come appunto Paul.

Paul manda lo scafo a scogli

Per sistemare albero e boma le cose non furono così facili, perché non potevano essere modificati, andavano cambiati. E quindi si mise d’impegno per spaccarli cazzando a ferro con vento forte, ma non si ruppero perché troppo flessibili. Li mise a dura prova e pochi giorni dopo, finalmente, il boma cedette con poco vento. Riuscì quindi a cambiarlo con il più rigido tra quelli di rispetto. L’ufficiale di classe capì che faceva il furbo, ma non potè opporsi. Si dice anche che si sia portato la vela in albergo e l’abbia ricucita come voleva.

Mago nel preparare le barche

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Paul Elvstrøm non era solo bravo ad andare in barca, ma anche a prepararla. Costruiva barche e le attrezzava con i suoi alberi e le sue vele, poi ci si allenava tutti i giorni e una volta in acqua era sempre primo, non rompeva nulla perché aveva già rotto tutto in allenamento. Le barche sono state gli utensili con cui ha costruito il successo.

Arriva il quarto oro di fila

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Elvstrøm arriva a Napoli con la fama del velista più forte della storia, primo ad aver vinto tre ori di fila. Vince la prima regata, ma nella seconda, con poco vento, finisce settimo anche a causa di una discussione con il francese Pinaud. Vince la terza prova in modo rocambolesco e chiude la quarta al secondo posto. È in testa alla classifica generale con 11 punti su secondo e 31 sul terzo. Nella regata successiva finisce quinto. Vince la sesta prova e il giorno dopo decide di restare a terra per la settima e ultima regata: ha già vinto il quarto oro di fila.

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