Fotografare d'estate
OBIETTIVO FOTO
Compatte, reflex, anti-urto, impermeabili e custodie subacquee. il mercato ne
propone per tutti i gusti e usi. cosa scegliere? Una guida con i trucchi per
scattare bene in mare.
Il settore delle macchine fotografiche digitali è diviso in due: compatte e
reflex. Due mondi diversi per filosofia, prezzi e dimensioni. Le prime sono più
pratiche, spesso tascabili, ne sono proposti modelli che possono essere immersi
fino a 10 metri di profondità, resistono a sabbia, cadute e temperature
estreme. Le reflex (parola che significa che nell’oculare si vede quello che
passa dall’obiettivo) sono invece più ingombranti, ma con obiettivi
intercambiabili e funzioni evolute. Offrono vantaggi creativi, soprattutto
nella foto in movimento, per chi vuole darsi anima e corpo alla fotografia.
Per reflex e compatte esiste inoltre la possibilità di usare le custodie stagne
per scendere a profondità elevate.
Nella scelta della fotocamera bisogna puntare al concreto, ovvero: qualità del
display, lunghezza focale e apertura diaframma dell’obiettivo, se c’è o meno lo
stabilizzatore d’immagini, peso e dimensioni.
Risoluzione e megapixel
Tutte le macchine oggi in commercio hanno una risoluzione di almeno 8
megapixel, più che sufficienti per stampe anche di grandi dimensioni e a
maggior ragione per le “foto delle vacanze”. Le case fanno della risoluzione un
fatto di marketing importante, ma talvolta la misura proposta è solo “virtuale”
rilevata in condizioni ideali e incide solo parzialmente nella qualità finale
che è merito di una serie di altri ingredienti.
Display
Grazie a lui “comunichiamo” con la macchina per scattare (nelle compatte) e
rivedere le foto: più è ampio e meglio è. Gran parte delle macchine hanno
raggiunto l’invidiabile misura dei 3 pollici. Nelle compatte è stato possibile
grazie all’ultima tendenza di eliminare lo spazio del mirino ottico, spesso di
scarsa qualità, a favore del display. Per inquadrare non si usa più il mirino
come una volta, ma si guarda lo schermo in funzione “LiveView”. Anche le reflex
offrono questa possibilità, ma attenzione perché consuma moltissimo le
batterie. Si iniziano a vedere i primi display ad alta definizione, con una
risoluzione di 920.000 punti. La maggior parte però si aggira ancora intorno
alla vecchia misura standard, 230.000 punti.
Obiettivi
Per quanto riguarda l’obiettivo quasi tutte montano lo zoom (cioè a lunghezza
focale variabile), ma spesso le compatte non hanno un bel grandangolo, ideale
in barca e negli spazi ristretti per avere più campo di inquadratura. Molti
zoom partono da una lunghezza focale paragonabile a quella dei vecchi 35/40 mm
(adesso le misure sono cambiate ma si fa ancora riferimento ai vecchi sistemi)
per raggiungere i 100/125 mm. In barca può far comodo invece l’equivalente del
28 mm. All’opposto, secondo noi è inutile puntare nelle compatte con
teleobiettivi troppo spinti per una serie di ragioni che alla fine portano a
fotografie di scarsa qualità. Sempre nelle compatte è importante che l’
obiettivo abbia un diaframma dall’ampia apertura: infatti più il valore è basso
(f2,8) e più luce passerà attraverso la lente, permettendo scatti di qualità
anche in condizioni di scarsa luce. Più il valore è alto (f4,5) e più alto sarà
il tempo di scatto, compromettendo la qualità. Le reflex vengono invece
vendute, con un trascurabile sovrapprezzo rispetto al solo corpo, in kit con
obiettivi base, di solito il 18-55 mm f3,5-5,6, che equivale a un 28,8-88 mm
del formato fullframe (vedi box in fondo). Un’ottima scelta per iniziare,
integrabile poi con un 55-200 mm o con un super grandangolare intorno ai 10-22
mm.
E ancora...
Altri criteri meno scontati ma molto pratici, soprattutto per le compatte, sono
la facile distribuzione di tasti e funzioni, per essere subito pronti allo
scatto; la possibilità di impugnare la macchina e scattare con una sola mano.
Per chi è spesso in giro sono utili le macchine che possono usare anche le
normali pile stilo alcaline, reperibili con facilità ovunque. L’utilizzo del
caricabatterie dipende infatti dalla possibilità di allacciarsi alla corrente a
220 volt e in barca o in viaggio non sempre è possibile (un deciso risparmio
della carica si ottiene spegnendo la retro-illuminazione del display). Altre
questioni importanti sono peso e dimensioni: una che si “dimentica” nella tasca
dei jeans è migliore di una che va invece trasportata appesa al collo. Il
paradosso è che spesso le macchine più ingombranti, oltre a pesare e costare di
più, hanno stesso sensore e software, e quindi stesse prestazioni, del modello
più leggero dal look meno professionale. Cambia il vestito, non quello che c’è
dentro. Lo stabilizzatore d’immagine (vedi box pagina a fianco) è un aiuto
reale, che serve. In barca, con poca luce fa la differenza nel risultato dell’
immagine.
Gestire il digitale
Conservare vagonate di immagini digitali non è difficile ma bisogna avere gli
strumenti giusti. Con il digitale si stampa di meno, nonostante i mille siti
internet attraverso cui farlo senza muoversi da casa. È cambiata (peggiorata)
anche la tecnica fotografica, tanto scattare è gratis e poi si rimedia con
Photoshop.
Il risultato è spesso un Pc intasato di cartelle zeppe di foto identiche a se
stesse, che troppo spesso vengono abbandonate lì e ritrovate solo molto tempo
dopo con grande sorpresa. Per dar valore e non rischiare di perdere migliaia di
foto tutte assieme ci vengono in aiuto i software. Ne esistono di tre tipi:
quelli a pagamento, strumenti professionali molto potenti con cui gestire tutto
il processo della postproduzione, dal fotoritocco all’archiviazione; quelli da
scaricare gratuitamente dalla rete e i software forniti dalle aziende con le
una macchine fotografiche. Di solito quelli gratuiti o forniti insieme alle
macchine permettono entrambe le operazioni (gestione e ritocco), rappresentando
quindi un buon punto di partenza. I professionali permettono di applicare una
serie di interventi fissi e prestabiliti al momento di scaricare le fotografie,
abbreviando così notevolmente il lavoro, soprattutto di chi ha a che fare con
un gran flusso di fotografie. Tra i professionali citiamo quelli che sono oggi
i più diffusi e apprezzati. Pietra miliare del ritocco è Adobe Photoshop, uno
strumento che ha raggiunto livelli di potenza incredibili grazie anche all’
invenzione dei “livelli” in cui scomporre la foto per interventi creativi
mirati. Photoshop Elements è la versione più leggera, semplice ed efficace.
Lightroom, altro innovativo programma sviluppato sempre da Adobe, non
sostituisce Photoshop ma lo integra nel primo trattamento della foto. Ottimo
per l’archivio (nomina, numera le foto e può applicare una prima correzione
standard voluta dal fotografo) e la gestione del colore, ha un sistema di
lavoro che conserva gli originali intatti e interviene sui minimali. Gli
interventi vengono ”scritti” su un formato di testo e applicati alla foto nel
momento della visualizzazione ed esportazione. In questo modo, a differenza di
Photoshop, non si è costretti a duplicare l’immagine (perdendo spazio di
memoria) e non se ne perde l’originale. Per i suoi utenti Apple ha sviluppato
Aperture, un potente sistema di editing e gestione che offre strumenti
ottimizzati per gestire le foto dall’acquisizione all’output senza compromessi.
Tra i gratuiti citiamo Picasa di Google, ottimo e facile programma per
organizzare, gestire, modificare e condividere le foto sul web. Non scordiamo
però le parole del grande fotografo americano Jay Masel, sostiene che i
computer sono solo dei mangiatempo e che “le cose importanti accadono al
momento dello scatto, non dopo”. Sante parole.
Fotografare in pratica
Con i loro automatismi le macchine fotografiche di oggi ci aiutano in tutto,
ciò non toglie che possedere un minimo di tecnica aiuta a superare le
situazioni di luce più complesse, che in mare sono ancora più frequenti.
Automatico o manuale? Ormai in manuale non fotografa più nessuno, benché l’
impostazione sia sempre presente, sia sulle compatte che sulle reflex. Le
macchine sono gestite da software così evoluti che si può tranquillamente
scattare in automatico con ottimi risultati. Per un controllo maggiore dello
scatto, nelle reflex ci sono anche le impostazioni a priorità di tempo e
diaframma: a seconda delle esigenze (o preferenze) l’utente decide di impostare
un particolare tempo di scatto o un’apertura dell’obiettivo e la macchina, in
automatico, regola di conseguenza l’altro parametro. Un tempo di scatto rapido
è utile per scatti sportivi, per bloccare un soggetto in movimento, uno lento
per dare l’idea del movimento: del mare, delle onde, dell’acqua che scorre, di
una barca che naviga veloce sull’acqua. Un diaframma aperto serve nei ritratti
per sfocare lo sfondo, mettendo in risalto il viso della persona; uno chiuso è
utile per avere più profondità di campo, per avere a fuoco sia i soggetti in
primo piano che quelli lontani sullo sfondo. Quando la luce è scarsa non c’è
scelta: si dovrà usare il diaframma più aperto possibile per avere un tempo di
scatto accettabile, altrimenti la foto verrà mossa. Entro certi limiti lo
stabilizzatore è in questi casi una manna dal cielo.
Esposizione - L’esposimetro automatico può essere tratto in inganno quando si
fotografano scene molto luminose in cui la luce viene riflessa, tipo la sabbia
chiara di una spiaggia, un cielo molto bianco, le vele o lo scafo bianco di una
barca, in inverno la neve... in questi casi l’esposimetro legge troppa luce e
si difende chiudendo il diaframma o aumentando il tempo di scatto per farne
passare meno. Il risultato è una foto molto scura, sottoesposta. Conviene
quindi a nostra volta “ingannare” l’esposimetro introducendo una
sovraesposizione manuale. L’entità della correzione dipende dalla quantità di
luce presente nella scena. Attenzione a non esagerare, in questo caso le parti
bianche o molto luminose saranno bruciate, senza dettagli.
Sensibilità automatica - Moderna e utile funzione che lascia alla macchina
fotografica l’impostazione della sensibilità del sensore, che sarà sempre la
più bassa possibile. Quando la luce inizia a scarseggiare la macchina in
automatico alza i valori della sensibilità. Una volta si dovevano portare
rullini dalla diversa sensibilità e ogni volta cambiare, oggi basta questa
funzione.
Filtri - Dedicati agli obiettivi delle reflex, ne esistono di molti tipi...
neutri, anti UV, skylight, polarizzatori. I primi vengono usati sia per
proteggere la lente frontale dell’obiettivo da schizzi di acqua, polvere e
graffi sia per “riscaldare” un po’ la tonalità delle foto che spesso,
soprattutto in mare, può tendere troppo al ciano. Il polarizzatore blocca
invece il passaggio di alcune lunghezze d’onda della luce e delle onde luminose
riflesse dall’acqua e da altre superfici. Grazie a ciò è possibile restituire
la trasparenza a un fondale marino per esempio. Allo stesso modo cielo e nuvole
vengono resi più saturi. È composto da due parti, una delle quali è ruotabile
per aumentare o diminuire l’effetto polarizzante. Nel corredo non dovrebbe mai
mancare almeno un filtro di protezione. Meglio graffiare lui che l’obiettivo.
Foto in movimento - Le compatte, anche le più toste, non sono pensate per
fotografare nulla che sia in movimento. Vanno bene per i paesaggi, soggetti
fermi ma non per foto sportive. In questo caso meglio la potenza dell’autofocus
e la prontezza allo scatto e la raffica di 3/4 fotogrammi al secondo di una
reflex, anche un’entry level da poche centinaia di euro darà soddisfazioni.
Lunghe esposizioni - È ancora il punto debole delle digitali a causa del forte
disturbo creato dal sensore digitale che catturando l’immagine si riscalda
producendo quello che in gergo si chiama anche “rumore di fondo”. Esiste una
funzione per ridurre tale disturbo ed è consigliabile attivarla per le
fotografie notturne.
Schede di memoria - Sono diventate supercapienti. Qualche anno giravano ancora
quelle da 512 Mb, e già sembrava tanto. Oggi si parte da almeno 2 Gb, per
arrivare a 4, 8, 16 Gb. Ne potrebbe anche bastare una per tutte le vacanze ma
non tutte le macchine le gestiscono velocemente quando sono “piene”. E’ una
buona idea averne due, anche perché nel caso di un guasto fatale o smarrimento
non si perde tutto.
Borse e zaini fotografici - Quelli grandi sembrano comodi e pratici ma è un’
illusione perché spesso vengono appesantiti con oggetti inutili. Meglio essere
agili, scegliendo i modelli compatti per la macchina fotografica e uno o due
obiettivi al massimo. In barca sono utili per non far prendere colpi al
corredo, in viaggio però sono molto riconoscibili e potrebbe essere un
vantaggio avere uno zaino anonimo.