31 July 2009

Fotografare d'estate

OBIETTIVO FOTO Compatte, reflex, anti-urto, impermeabili e custodie subacquee. il mercato ne propone per tutti i gusti e usi. cosa scegliere? Una guida con i trucchi per scattare bene in mare. Il settore delle macchine fotografiche digitali è diviso in due: compatte e reflex. Due mondi diversi per filosofia, prezzi e dimensioni. Le prime sono più pratiche, spesso tascabili, ne sono proposti modelli che possono essere immersi fino a 10 metri di profondità, re...

Fotografare d'estate

OBIETTIVO FOTO Compatte, reflex, anti-urto, impermeabili e custodie subacquee. il mercato ne propone per tutti i gusti e usi. cosa scegliere? Una guida con i trucchi per scattare bene in mare. Il settore delle macchine fotografiche digitali è diviso in due: compatte e reflex. Due mondi diversi per filosofia, prezzi e dimensioni. Le prime sono più pratiche, spesso tascabili, ne sono proposti modelli che possono essere immersi fino a 10 metri di profondità, resistono a sabbia, cadute e temperature estreme. Le reflex (parola che significa che nell’oculare si vede quello che passa dall’obiettivo) sono invece più ingombranti, ma con obiettivi intercambiabili e funzioni evolute. Offrono vantaggi creativi, soprattutto nella foto in movimento, per chi vuole darsi anima e corpo alla fotografia. Per reflex e compatte esiste inoltre la possibilità di usare le custodie stagne per scendere a profondità elevate. Nella scelta della fotocamera bisogna puntare al concreto, ovvero: qualità del display, lunghezza focale e apertura diaframma dell’obiettivo, se c’è o meno lo stabilizzatore d’immagini, peso e dimensioni. Risoluzione e megapixel Tutte le macchine oggi in commercio hanno una risoluzione di almeno 8 megapixel, più che sufficienti per stampe anche di grandi dimensioni e a maggior ragione per le “foto delle vacanze”. Le case fanno della risoluzione un fatto di marketing importante, ma talvolta la misura proposta è solo “virtuale” rilevata in condizioni ideali e incide solo parzialmente nella qualità finale che è merito di una serie di altri ingredienti. Display Grazie a lui “comunichiamo” con la macchina per scattare (nelle compatte) e rivedere le foto: più è ampio e meglio è. Gran parte delle macchine hanno raggiunto l’invidiabile misura dei 3 pollici. Nelle compatte è stato possibile grazie all’ultima tendenza di eliminare lo spazio del mirino ottico, spesso di scarsa qualità, a favore del display. Per inquadrare non si usa più il mirino come una volta, ma si guarda lo schermo in funzione “LiveView”. Anche le reflex offrono questa possibilità, ma attenzione perché consuma moltissimo le batterie. Si iniziano a vedere i primi display ad alta definizione, con una risoluzione di 920.000 punti. La maggior parte però si aggira ancora intorno alla vecchia misura standard, 230.000 punti. Obiettivi Per quanto riguarda l’obiettivo quasi tutte montano lo zoom (cioè a lunghezza focale variabile), ma spesso le compatte non hanno un bel grandangolo, ideale in barca e negli spazi ristretti per avere più campo di inquadratura. Molti zoom partono da una lunghezza focale paragonabile a quella dei vecchi 35/40 mm (adesso le misure sono cambiate ma si fa ancora riferimento ai vecchi sistemi) per raggiungere i 100/125 mm. In barca può far comodo invece l’equivalente del 28 mm. All’opposto, secondo noi è inutile puntare nelle compatte con teleobiettivi troppo spinti per una serie di ragioni che alla fine portano a fotografie di scarsa qualità. Sempre nelle compatte è importante che l’ obiettivo abbia un diaframma dall’ampia apertura: infatti più il valore è basso (f2,8) e più luce passerà attraverso la lente, permettendo scatti di qualità anche in condizioni di scarsa luce. Più il valore è alto (f4,5) e più alto sarà il tempo di scatto, compromettendo la qualità. Le reflex vengono invece vendute, con un trascurabile sovrapprezzo rispetto al solo corpo, in kit con obiettivi base, di solito il 18-55 mm f3,5-5,6, che equivale a un 28,8-88 mm del formato fullframe (vedi box in fondo). Un’ottima scelta per iniziare, integrabile poi con un 55-200 mm o con un super grandangolare intorno ai 10-22 mm. E ancora... Altri criteri meno scontati ma molto pratici, soprattutto per le compatte, sono la facile distribuzione di tasti e funzioni, per essere subito pronti allo scatto; la possibilità di impugnare la macchina e scattare con una sola mano. Per chi è spesso in giro sono utili le macchine che possono usare anche le normali pile stilo alcaline, reperibili con facilità ovunque. L’utilizzo del caricabatterie dipende infatti dalla possibilità di allacciarsi alla corrente a 220 volt e in barca o in viaggio non sempre è possibile (un deciso risparmio della carica si ottiene spegnendo la retro-illuminazione del display). Altre questioni importanti sono peso e dimensioni: una che si “dimentica” nella tasca dei jeans è migliore di una che va invece trasportata appesa al collo. Il paradosso è che spesso le macchine più ingombranti, oltre a pesare e costare di più, hanno stesso sensore e software, e quindi stesse prestazioni, del modello più leggero dal look meno professionale. Cambia il vestito, non quello che c’è dentro. Lo stabilizzatore d’immagine (vedi box pagina a fianco) è un aiuto reale, che serve. In barca, con poca luce fa la differenza nel risultato dell’ immagine. Gestire il digitale Conservare vagonate di immagini digitali non è difficile ma bisogna avere gli strumenti giusti. Con il digitale si stampa di meno, nonostante i mille siti internet attraverso cui farlo senza muoversi da casa. È cambiata (peggiorata) anche la tecnica fotografica, tanto scattare è gratis e poi si rimedia con Photoshop. Il risultato è spesso un Pc intasato di cartelle zeppe di foto identiche a se stesse, che troppo spesso vengono abbandonate lì e ritrovate solo molto tempo dopo con grande sorpresa. Per dar valore e non rischiare di perdere migliaia di foto tutte assieme ci vengono in aiuto i software. Ne esistono di tre tipi: quelli a pagamento, strumenti professionali molto potenti con cui gestire tutto il processo della postproduzione, dal fotoritocco all’archiviazione; quelli da scaricare gratuitamente dalla rete e i software forniti dalle aziende con le una macchine fotografiche. Di solito quelli gratuiti o forniti insieme alle macchine permettono entrambe le operazioni (gestione e ritocco), rappresentando quindi un buon punto di partenza. I professionali permettono di applicare una serie di interventi fissi e prestabiliti al momento di scaricare le fotografie, abbreviando così notevolmente il lavoro, soprattutto di chi ha a che fare con un gran flusso di fotografie. Tra i professionali citiamo quelli che sono oggi i più diffusi e apprezzati. Pietra miliare del ritocco è Adobe Photoshop, uno strumento che ha raggiunto livelli di potenza incredibili grazie anche all’ invenzione dei “livelli” in cui scomporre la foto per interventi creativi mirati. Photoshop Elements è la versione più leggera, semplice ed efficace. Lightroom, altro innovativo programma sviluppato sempre da Adobe, non sostituisce Photoshop ma lo integra nel primo trattamento della foto. Ottimo per l’archivio (nomina, numera le foto e può applicare una prima correzione standard voluta dal fotografo) e la gestione del colore, ha un sistema di lavoro che conserva gli originali intatti e interviene sui minimali. Gli interventi vengono ”scritti” su un formato di testo e applicati alla foto nel momento della visualizzazione ed esportazione. In questo modo, a differenza di Photoshop, non si è costretti a duplicare l’immagine (perdendo spazio di memoria) e non se ne perde l’originale. Per i suoi utenti Apple ha sviluppato Aperture, un potente sistema di editing e gestione che offre strumenti ottimizzati per gestire le foto dall’acquisizione all’output senza compromessi. Tra i gratuiti citiamo Picasa di Google, ottimo e facile programma per organizzare, gestire, modificare e condividere le foto sul web. Non scordiamo però le parole del grande fotografo americano Jay Masel, sostiene che i computer sono solo dei mangiatempo e che “le cose importanti accadono al momento dello scatto, non dopo”. Sante parole. Fotografare in pratica Con i loro automatismi le macchine fotografiche di oggi ci aiutano in tutto, ciò non toglie che possedere un minimo di tecnica aiuta a superare le situazioni di luce più complesse, che in mare sono ancora più frequenti. Automatico o manuale? Ormai in manuale non fotografa più nessuno, benché l’ impostazione sia sempre presente, sia sulle compatte che sulle reflex. Le macchine sono gestite da software così evoluti che si può tranquillamente scattare in automatico con ottimi risultati. Per un controllo maggiore dello scatto, nelle reflex ci sono anche le impostazioni a priorità di tempo e diaframma: a seconda delle esigenze (o preferenze) l’utente decide di impostare un particolare tempo di scatto o un’apertura dell’obiettivo e la macchina, in automatico, regola di conseguenza l’altro parametro. Un tempo di scatto rapido è utile per scatti sportivi, per bloccare un soggetto in movimento, uno lento per dare l’idea del movimento: del mare, delle onde, dell’acqua che scorre, di una barca che naviga veloce sull’acqua. Un diaframma aperto serve nei ritratti per sfocare lo sfondo, mettendo in risalto il viso della persona; uno chiuso è utile per avere più profondità di campo, per avere a fuoco sia i soggetti in primo piano che quelli lontani sullo sfondo. Quando la luce è scarsa non c’è scelta: si dovrà usare il diaframma più aperto possibile per avere un tempo di scatto accettabile, altrimenti la foto verrà mossa. Entro certi limiti lo stabilizzatore è in questi casi una manna dal cielo. Esposizione - L’esposimetro automatico può essere tratto in inganno quando si fotografano scene molto luminose in cui la luce viene riflessa, tipo la sabbia chiara di una spiaggia, un cielo molto bianco, le vele o lo scafo bianco di una barca, in inverno la neve... in questi casi l’esposimetro legge troppa luce e si difende chiudendo il diaframma o aumentando il tempo di scatto per farne passare meno. Il risultato è una foto molto scura, sottoesposta. Conviene quindi a nostra volta “ingannare” l’esposimetro introducendo una sovraesposizione manuale. L’entità della correzione dipende dalla quantità di luce presente nella scena. Attenzione a non esagerare, in questo caso le parti bianche o molto luminose saranno bruciate, senza dettagli. Sensibilità automatica - Moderna e utile funzione che lascia alla macchina fotografica l’impostazione della sensibilità del sensore, che sarà sempre la più bassa possibile. Quando la luce inizia a scarseggiare la macchina in automatico alza i valori della sensibilità. Una volta si dovevano portare rullini dalla diversa sensibilità e ogni volta cambiare, oggi basta questa funzione. Filtri - Dedicati agli obiettivi delle reflex, ne esistono di molti tipi... neutri, anti UV, skylight, polarizzatori. I primi vengono usati sia per proteggere la lente frontale dell’obiettivo da schizzi di acqua, polvere e graffi sia per “riscaldare” un po’ la tonalità delle foto che spesso, soprattutto in mare, può tendere troppo al ciano. Il polarizzatore blocca invece il passaggio di alcune lunghezze d’onda della luce e delle onde luminose riflesse dall’acqua e da altre superfici. Grazie a ciò è possibile restituire la trasparenza a un fondale marino per esempio. Allo stesso modo cielo e nuvole vengono resi più saturi. È composto da due parti, una delle quali è ruotabile per aumentare o diminuire l’effetto polarizzante. Nel corredo non dovrebbe mai mancare almeno un filtro di protezione. Meglio graffiare lui che l’obiettivo. Foto in movimento - Le compatte, anche le più toste, non sono pensate per fotografare nulla che sia in movimento. Vanno bene per i paesaggi, soggetti fermi ma non per foto sportive. In questo caso meglio la potenza dell’autofocus e la prontezza allo scatto e la raffica di 3/4 fotogrammi al secondo di una reflex, anche un’entry level da poche centinaia di euro darà soddisfazioni. Lunghe esposizioni - È ancora il punto debole delle digitali a causa del forte disturbo creato dal sensore digitale che catturando l’immagine si riscalda producendo quello che in gergo si chiama anche “rumore di fondo”. Esiste una funzione per ridurre tale disturbo ed è consigliabile attivarla per le fotografie notturne. Schede di memoria - Sono diventate supercapienti. Qualche anno giravano ancora quelle da 512 Mb, e già sembrava tanto. Oggi si parte da almeno 2 Gb, per arrivare a 4, 8, 16 Gb. Ne potrebbe anche bastare una per tutte le vacanze ma non tutte le macchine le gestiscono velocemente quando sono “piene”. E’ una buona idea averne due, anche perché nel caso di un guasto fatale o smarrimento non si perde tutto. Borse e zaini fotografici - Quelli grandi sembrano comodi e pratici ma è un’ illusione perché spesso vengono appesantiti con oggetti inutili. Meglio essere agili, scegliendo i modelli compatti per la macchina fotografica e uno o due obiettivi al massimo. In barca sono utili per non far prendere colpi al corredo, in viaggio però sono molto riconoscibili e potrebbe essere un vantaggio avere uno zaino anonimo.
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