I fuoribordo Suzuki di nuova generazione sono “più puliti” durante l’utilizzo in acqua e sono più attenti all’ambiente nel processo che porta alla loro produzione, che tiene conto anche del ciclo di fine vita: al fine di riciclare il più possibile le parti dei motori ormai inutilizzabili è essenziale che siano facilmente e rapidamente smontabili, per differenziare lo smaltimento e rendere tale processo virtuoso e più economico. L’adozione di componenti realizzati in materiale termoplastico in percentuale sempre più rilevante (utilizzato per le parti esterne di grande dimensioni), oltre a garantire maggior durata ai fuoribordo, ne agevola il riciclo.
Proprio sul tema del ciclo di fine vita dei prodotti, Suzuki ha aderito e sostiene, assieme ad altre sei importanti aziende manifatturiere, il programma chiamato “FRP Boat Recycling System” promosso dalla Japan Marine Industry.
Partito nel 2007 sul mercato domestico, il piano ha come obiettivo quello di prevenire la demolizione delle imbarcazioni in vetroresina con processi inadeguati, promuovendo invece cicli di smaltimento che siano facilitati da una progettazione dell’imbarcazione che semplifichi lo smontaggio delle unità da rottamare. In questo modo gli scarti di VTR possono essere facilmente trasportati in impianti appositi e frantumati, selezionati e trasformati in materiali inerti utilizzabili nella costruzione di case ed edifici.
Sho-Sho-Kei-Tan-Bi (che si traduce in più compatto, meno numeroso, più leggero, più contenuto, più ordinato), è il concetto di produzione introdotto da Suzuki nelle proprie fabbriche e che, abbinato al processo di digitalizzazione delle linee produttive, ottimizzerà, minimizzerà e semplificherà il flusso di dati, di materie ed energia, mirando alla neutralità di carbonio in Giappone e in Europa entro il 2050 e in India entro il 2070.
A tal fine Suzuki impiega nei processi di produzione energie rinnovabili, come quelle generate dall’impianto eolico dello stabilimento di Kosai e dagli impianti a energia solare degli stabilimenti di Hamamatsu, Maruti Suzuki, Pak Suzuki, Makinohara e Maisaka.
Un’altra attività in cui Suzuki è impegnata fermamente è quella di ridurre l’utilizzo della plastica, essendo questa uno dei principali prodotti dell’uomo che devasta l’ambiente e soprattutto inquina l’acqua e i mari.
Il packaging, il sistema per il confezionamento dei prodotti, è uno degli ambiti dove l’uso della plastica è dilagato. Suzuki ha rivisto completamente i propri sistemi d’imballaggio, riprogettandoli per ridurre e, quando possibile, eliminare totalmente il materiale plastico.
Meno plastica si produce, meno rischio c’è che questa finisca in mare dove, nel tempo, diventa meno visibile, perché si discioglie, ma paradossalmente più pericolosa in quanto assume dimensioni micro, e, attraverso la fauna sottomarina, viene introdotta nella catena alimentare su cui si regge la vita sul pianeta.
#lavalacqua (Suzuki Micro Plastic Collector), il dispositivo che, attraverso il sistema di raffreddamento dei propri fuoribordo, filtra l’acqua e raccoglie le microplastiche che vi si trovino disciolte, prima di essere immessa di nuovo in mare, è l’ennesima testimonianza di quanto l’impegno di Suzuki verso l’ambiente sia a 360°, come conferma Paolo Ilariuzzi, direttore delle divisioni Moto e Marine di Suzuki Italia.
«Suzuki sta valutando qualsiasi possibile soluzione per utilizzare fonti di energia e carburanti alternativi, per il raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l'assorbimento di carbonio, la così detta neutralità del carbonio, entro i termini prefissati nella Suzuki Environmental Vision 2050. The Ultimate Outboard Motor, il payoff che caratterizza la gamma dei fuoribordo Suzuki, espressione di avanguardia nella progettazione: i Clienti Suzuki scelgono i nostri motori per le performance e l’affidabilità, ma ciò che proponiamo rappresenta il meglio della tecnologia anche per quanto riguarda l’efficienza e il basso impatto ambientale. Sono valori – aggiunge Paolo Ilariuzzi – che il mercato ha percepito e che ci hanno aiutato a crescere di anno in anno. Rispetto al periodo pre-Covid la domanda di fuoribordo Suzuki è lievitata molto, un vero e proprio boom; le nostre vendite sono cresciute del 18% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Nonostante ciò non siamo riusciti ad accontentarli tutti perché non avevamo più motori da vendere, questo è l’unico cruccio».
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