L’Italia è terra di grandi cantieri, team conosciuti in tutto il mondo e velisti forti. Quanto conta il Paese per il mercato globale della vela?
«Il lavoro che abbiamo sviluppato con i Quatix e i display all’albero è stato unico nel suo genere e siamo stati i primi a farlo. Per la vela Garmin Italia è un riferimento in Europa, dagli shooting fotografici per il catalogo alle campagne stampa, che produciamo noi. Anche dal punto di vista del prodotto l’Italia ha un ruolo da protagonista, lo sviluppo di molti dei nuovi strumenti parte proprio da qui e gli americani hanno riconosciuto il nostro ruolo e una sensibilità verso il settore vela che non si trova altrove. E quindi ci coinvolgono sempre di più nello sviluppo. Ed è comprensibile: tornando a parlare ancora di TP52 sono italiani tutti i più forti navigatori del circuito, Andrea Visintini è sulla barca americana Sled, Bruno Zirilli è su Azzurra, Mongelli su Luna Rossa. E quelli che non lo sono, come Nacho Postigo su Provezza è molto conosciuto da noi. Con il passare degli anni siamo sempre meno Garmin Italia e sempre più Garmin. Siamo in Italia, ma lavoriamo a stretto contatto con gli americani».
Può svelarci uno dei vostri segreti?
«Lavoriamo divertendoci e questo viene percepito all’esterno e tutto viene svolto in un'ottica più leggera».
Il vostro punto di forza?
«Prodotto a parte, che deve essere funzionale e affidabile, puntiamo sul servizio al cliente. Interveniamo sempre e velocemente. Tutti i giorni cerchiamo di dare una faccia all'azienda, noi siamo delle persone e quando ci impegniamo a risolvere un problema lo facciamo e fino a quando non è risolto non molliamo. Essere presenti in banchina ci ha dato una grande forza e la possibilità a tecnici e ingegneri di poter contare sempre su di noi».
Il prossimo grande obiettivo?
«Abbiamo puntato molto sulla vela di alto livello e ora ci piacerebbe portare tutta questa esperienza, che non è ancora terminata, al mondo della crociera, un po’ come accade nella Formula 1, dove le tecnologie sviluppate in pista arrivano alle automobili che guidiamo ogni giorno. Prodotti testati in quel tipo di regata sono perfetti nella crociera estiva. Il processo è partito molto tempo fa a bordo di barche più piccole, come i Melges, 20, 32, 40 e i J70; siamo partiti anche con i Mini 6.50 a bordo delle barche di Alberto Bona e Michele Zambelli. Il processo è partito tempo fa e ora, grazie alla Coppa e ai TP 52 ha avuto un’accelerazione importante. Queste regate sono il miglior terreno di prova che si possa avere. Il vantaggio di aver fatto ottimi numeri e tanti accordi è di essere seguiti con costanza dall'America. L’obiettivo è portare nel più breve tempo possibile un riscontro concreto nel mondo della crociera, entro il 2019 vedremo già nuovi e importanti sviluppi».