15 July 2014

Incubo Iva per chi naviga in Croazia

Le Autorità croate esigono la prova del pagamento dell’Iva di acquisto della barca… Le multe vanno da 1.000 e 13.000 euro. Ecco come mettersi in regola

Incubo iva per chi naviga in croazia

Nonostante l’ingresso della Croazia nella Ue, che sembrava rendesse le procedure di ingresso nel Paese più semplici, per i diportisti stranieri che entrano in acque croate la burocrazia non è finita. Infatti, le unità da diporto  possedute da residenti della Ue o che battono bandiera Ue, devono dimostrare che è stata pagato il dazio doganale (eventuale) e l’Iva in uno Stato membro.

In caso contrario può addirittura scattare il sequestro della barca – così ci risulta sia già avvenuto – per chi non riesca a fornire “prove” documentali (come per le barche di seconda, terza mano, ecc., ad esempio).

 

Lo Stato italiano si è limitato a “ratificare” la presa di posizione croata che, per quanto ci riguarda, è totalmente fuori luogo. A questo punto, c’è d’aspettarsi che la prova di pagamento dell’Iva venga richiesta anche per le automobili in entrata sul territorio croato?

 

Per mettere in regola le barche italiane, sia natanti sia imbarcazioni (unità iscritte sotto bandiera italiana, nel caso non sia possibile recuperare i documenti fiscali dell’unità  (come quando è stata acquistata usata), si può “produrre” il documento T2L, che dimostra lo “status” dell’Unione Europea del mezzo, ottenibile dall'Ufficio doganale. Il costo non dovrebbe superare i 100 euro.

Attenzione perché chi non è in regola rischia sanzioni che vanno da mille (130) fino 100mila kune (13mila euro) circa.

 

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