13 February 2012

Intervista a Giulia Conti, 470 femminile Olimpaidi di Londra

Giulia Conti è la punta di diamante della squadra olimpica. Nata a Roma nel 1985, a soli 18 anni timona l’Yngling alle Olimpiadi di Atene 2004, per poi passare insieme a Giovanna Micol sul 470. Conquistano due medaglie ai mondiali, 3 agli europei, 8 nelle varie tappe di coppa del mondo e il quinto posto ai Giochi di Pechino 2008. Giulia corre per il Circolo Canottieri Aniene di Roma.

Intervista a giulia conti, 470 femminile olimpaidi di londra

Quali sono i punti di forza e quali i deboli?

«È l’affiatamento, e devo dire non solo tra me e Giovanna, anche con Gigi, il nostro allenatore. Si respira serenità nel team, e questo è fondamentale quando sei alla terza campagna olimpica. Riscopri la gioia di andare in barca. Credo che anche fisicamente siamo tra gli equipaggi più competitivi, soprattutto quando si tratta di pompare con 20 nodi. 

Da migliorare ci sono le manovre nei giri di boa, in cui si possono fare enormi passi in avanti: stiamo cercando, attraverso la visione dei filmati fatti, di correggere fino alle ultime sbavature. Vogliamo arrivare ad agosto che le manovre le facciamo con il pilota automatico».

Cosa prevede il programma di allenamento?

«Da ora fino a marzo ci alleneremo a Cagliari con gli equipaggi Youth che stanno crescendo rapidamente e già ora ci stanno dando del filo da torcere. Approfitteremo inoltre di questo momento invernale per fare un ultimo grande lavoro in palestra. Poi con Palma daremo ufficialmente il via alla stagione e al countdown per le Olimpiadi». 

Chi sono le avversarie più temibili?

«La lista è lunga! Al momento l’equipaggio da battere è quello delle spagnole Pacheco-Betanzos, che quest’anno si sono portate a casa europeo e mondiale.  A Londra sarà diverso però, per loro sarà la prima Olimpiade. In campo ci sono avversarie con esperienza, ma soprattutto con medaglie al collo. Forse in fin dei conti le avversarie da battere saremo noi stesse. La testa gioca un ruolo fondamentale in quei momenti».

Cosa c’è di speciale nelle Olimpiadi che spesso porta atleti fortissimi a prestazioni deludenti?

«Purtroppo lo sport non è matematica, soprattutto nella vela, è impossibile avere sempre il controllo della situazione al 100%. Come disse l’allenatore Mourinho riferendosi al fatto di vincere con l’Inter la Champions League (e giuro di non essere interista!), la vittoria per un atleta deve essere un sogno e non un’ossessione. Forse molti atleti confondono questi due aspetti, e mi riferisco ad atleti di sport meno popolari, in cui si ha la credenza che una medaglia olimpica possa cambiarti la vita dal punto di vista mediatico. La medaglia olimpica dovrebbe essere vista come il coronamento di un sogno personale. Tutto il resto, in gara, non conta, perché in fin dei conti all’Olimpiade è l’atleta a gareggiare contro se stesso e gli altri».

Con vento medio-leggero come potrebbe classificarsi in una flotta maschile?

«Giovanna Micol e io abbiamo vinto un campionato italiano di 470 nel 2007 overall, e quest’anno siamo arrivate in terza posizione. Sì, mi è capitato di regatare e battere i maschi. Ad ogni modo ho fatto molte regate di allenamento insieme a loro, specialmente prima delle Olimpiadi in Cina nel 2008, e devo dire che erano davvero in pochi a starci davanti. Non ho una risposta precisa, magari nei primi quindici».

Nella foto Giulia Conti e Giovanna Micol.

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