Un ritratto, probabilmente poco gradito nell'industria, che stimola però una curiosità: quando è che una barca può definirsi una bella barca? «Se il parametro è quello della valutazione degli aspetti estetici e formali, la bellezza viene derubricata all'emotività che l'oggetto riesce a generare. Questa è una visione superata del design, basata sulle teorie americane degli Anni Cinquanta, votate esclusivamente al marketing e alle vendite, i cui numeri sono diretta conseguenza dell'estetica di quell'oggetto e della sua capacità di trasmettere emozioni. Premesso, quindi, che esistono migliaia di declinazioni di bello, tu definiresti mai una persona che esteticamente è molto attraente, ma sostanzialmente priva di valori minimi, una bella persona?
Una barca che naviga male, che non è sicura, che consuma troppo per le prestazioni che offre, che è scomoda, che sbatte o che è bagnata, per quanto possa essere stilizzata dall'industrial designer o dall'archistar dalla mano più felice, per me non sarà mai una bella barca. Il punto non sufficiente, ma essenziale, per cominciare a costruire una bella barca è partire da una piattaforma tecnica valida, aggiornata, idonea alla missione. Non mi vergogno nel dire che anche per disegnare l'alberino su un tre ponti, noi della Victory partiamo sempre dalla carena.
Tutto questo lascerebbe pensare che io consideri lo stile e l’architettura aspetti secondari del progetto, mentre è vero l’esatto contrario e proprio per questo serve un approccio olistico. Molti costruttori pensano di poter coordinare dai loro Uffici Tecnici il contributo di diverse professionalità, ma il cuore del progetto richiede un talento esterno, quello appunto del designer capace di creare e armonizzare il tutto».
Brunello Acampora lo fa tenendo dritta la barra di Victory Design, lo studio di designers, naval architects & marine engineers attivo sin dal 1989, dapprima a Torino e dal 2000 a Napoli. Negli anni si sono aggiunti un ufficio a Londra e una sede produttiva a Pisa che, insieme ai viaggi per lavoro in tutto il mondo, lo “costringono” a una vita in perenne movimento: da Napoli, la sua città, a Londra, dove vive la sua famiglia, a Torino, dove è iniziata la storia di Victory Design, il cui nome è un “tributo” a un grande maestro della progettazione nautica: «Victory Drive era il sistema di propulsione di superficie per catamarani Offshore di Classe 1 progettato da Renato Sonny Levi che, all'epoca, lavorava in stretta sinergia con il cantiere in cui ha avuto inizio la mia attività professionale. Da quella trasmissione era nata una squadra corse, Victory Racing Team, di cui anche io ero tesserato. Da lì l'idea di costituire Victory Design».