13 November 2018

Italia, l’orgoglio dei primi, la responsabilità dei grandi

Sono i numeri che parlano: l'anno si chiude all’insegna del rialzo, la produzione nautica italiana è stabilmente leader nel mondo, la ripresa dà ossigeno anche ai piccoli cantieri e il mercato interno torna ad essere protagonista. Il momento è positivo, ma è importante non abbassare la guardia
di Lorenzo Pollicardo
(esperto di nautica, Segretario Generale di Nautica Italiana, consulente di CNA e Sezione Yacht Federagenti)
Dopo oltre un decennio di incertezze, finalmente, i “saloni d’autunno” di Cannes, Genova e Monaco hanno reso un verdetto unanime e di ottimi auspici per la nostra industria. I mercati più tradizionali di Europa e Nord America, a noi più consoni, sono nuovamente gli interpreti di una maggior stabilità, con una domanda ricca e qualificata. Anche il mercato interno torna ad essere protagonista non solo nelle imbarcazioni maggiori, come testimoniano i dati del leasing già dal 2017 (+58 per cento di stipulato nel 2017 e nei primi cinque mesi del 2018, +29 per cento in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente n.d.r.), ma soprattutto in quel segmento della piccola-media nautica che può dare una boccata di ossigeno alla galassia di tante piccole imprese del nostro Paese.

Lo abbiamo osservato con soddisfazione al Salone di Genova, che finalmente si è ripopolato di una bella e ricca esposizione di natanti: gommoni, unità fuoribordo, derive e vele che hanno attratto un vasto pubblico più popolare ed interessato.

Le statistiche di mercato parlano chiaro: l’industria nautica italiana nel decennio di crisi ha sofferto in termini di fatturato più di molte altre non tanto per la ridotta domanda internazionale, ma soprattutto per il crollo del nostro mercato interno, sceso da un miliardo e mezzo di euro del 2007 alle poche centinaia di milioni del 2015. E oggi la nostra produzione cantieristica cresce a un tasso che sfiora il 14 per cento, rispetto al 10 cento della globale, grazie soprattutto alla rinnovata domanda interna. E di questo, superfluo ricordarlo, beneficiano soprattutto i piccoli cantieri e tutte quelle aziende meno strutturate per affrontare i mercati internazionali. La regola è chiara: non vi è industria stabile senza le radici di una solida domanda interna.

1 di 3
Sul fronte internazionale, mettiamo per un momento da parte la distonia che ci vede protagonisti “esuli” nei soli saloni esteri. Cannes e Monaco si sono rivelate autentiche passerelle della nostra eccellenza. Senza alcun dubbio, le più belle imbarcazioni e navi esposte, le coinvolgenti presentazioni, i concept design, gli eventi più eleganti erano dei brand italiani.

Torna il coraggio di mettere in produzione yacht “on specs”, senza ordine dell’armatore. È un ottimo segno; il cliente del grande yacht - da preda nel periodo pre-crisi a causa dell’eccesso di domanda, trasformatosi in predatore forte nel dettare prezzi e condizioni durante la crisi - torna oggi a doversi preoccupare del ricco portafoglio ordini globale, che fa crescere i tempi di consegna e il potere contrattuale del cantiere.

Il momento è dunque positivo e merita riflessioni importanti non solo per la cantieristica, ma per tutta la filiera nautica del Paese. La nostra industria dovrà essere capace in questa ripresa di non cedere a facili entusiasmi, che rischiano di dissolversi se non si investirà ancor più sui nostri capisaldi: qualità, affidabilità, made in Italy. Elementi che interpretati dai nostri designer, dai cantieri e dai loro fornitori e subfornitori, vanno oggi a comporre un’industria di autentica eccellenza globale.

Le nostre aziende devono cogliere il momento positivo per rafforzare la propria attività di ricerca tesa a nuovi elementi distintivi come la sostenibilità, l’industrializzazione dei processi produttivi, la qualifica e formazione di operatori e manager. E questo non solo di fronte ai mercati internazionali. La ripresa del mercato interno si gioca sul filo sottile della fiducia del diportista italiano, che potremo alimentare non solo sviluppando la cultura del mare nel Paese, ma soprattutto offrendo prodotti affidabili e servizi di qualità per non parlare di stabilità a livello politico.
Ed è nei servizi e nel turismo nautico che l’Italia può consolidare un'ulteriore leadership internazionale. Se da una lato, la flotta stanziale torna a ripopolare i nostri marina, l’ultimo biennio ha sancito un primato per noi impensabile fino a pochi anni fa. Le nostre coste hanno registrato il maggior numero di accessi di grandi yacht tra i Paesi mediterranei. Si tratta di un indotto economico e occupazionale inestimabile, che può essere colto a vantaggio non solo dei leader dei marina, del refit e del service, ma anche delle migliaia di piccole imprese, molte delle quali convertitesi alla filiera dei servizi durante la crisi.

Soprattutto abbiamo l’obbligo di far capire quale sia il reale valore diretto e indotto dei servizi “after market” della nautica. Valore che i fatti dimostrano, non è ancora realmente compreso dalle istituzioni.
È tuttavia dalle Istituzioni che ci arriva un segno importante. La visita del Capo dello Stato al Salone di Genova, quali che fossero le motivazioni della sua giornata in città, va saputa cogliere come un gesto importante per tutti gli operatori, un atto di riconoscimento verso la nautica intera. Se di fronte al dolore e alla riflessione si deve guardare avanti e pensare ai valori positivi per il Paese, ebbene la nautica è stata scelta come uno di questi.

Dobbiamo esserne orgogliosi, ma al tempo stesso sentire il dovere di cogliere questo messaggio con senso di responsabilità. Quel senso che sta finalmente ispirando un avvicinamento tra le associazioni rappresentative del settore. La certezza è che il 2019 vedrà una fase di dialogo costruttivo tra Ucina e Nautica Italiana. La speranza è che insieme anche a tutte le altre associazioni della filiera e dei servizi, a partire da CNA (Confederazione degli Artigiani) e da Federagenti, ed ai Distretti Regionali, si possa convergere sugli obiettivi comuni che pur nel rispetto delle singole identità associative, pongano l’intera industria in una posizione solida e coesa di fronte a Governo e istituzioni in questo complesso momento politico.
In primis convergere sull’idea di un programma razionale di eventi espositivi che permetta a tutti i nostri operatori di essere protagonisti anche in casa propria. Un programma articolato che a partire dal tradizionale Salone Nautico di Genova, valorizzi il nuovo evento primaverile, oggi in Versilia dedicato alle grandi barche, e non dimentichi il Seatec (Rassegna Internazionale di Tecnologie Subfornitura e Design per Imbarcazioni, Yacht e Navi), evento B2B di Carrara secondo in Europa, e i due principali saloni di primavera del Nauticsud di Napoli e dello SNIM di Brindisi, oggi ancor più preziosi per il nostro mercato.

La nautica italiana sta vivendo l’orgoglio di una nuova ripresa dopo aver vissuto una crisi drammatica che ci ha dimostrato come in poco tempo si può perdere tutto quello che si è costruito in tanti anni di fatica. Per un ligure questo è un concetto purtroppo noto ed attuale.

Abbiamo il dovere di saper cogliere questa nuova opportunità senza eccessi né trionfalismi, ma con professionalità e capacità, qualità che non mancano ai nostri imprenditori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove