Le tre rotte di Swan

Maxi, Swan Yachts e ClubSwan sono le tre linee in cui è stata divisa la produzione. Il vice presidente di Nautor's Enrico Chieffi ci racconta come sta evolvendo il cantiere in attesa di vedere "il superyacht più veloce mai costruito"
Innovazione e performance estreme saranno i punti di forza del ClubSwan 125, il superyacht più veloce mai costruito come lo ha definito il cantiere. Progettato dall'argentino Juan Kouyoumdjian, è il secondo modello della nuova linea composta anche dal ClubSwan 50, barca varata nel 2015, già venduta in oltre 20 esemplari e vincitrice dell'European Yacht of the Year nella categoria Performance Cruiser. Il cantiere svelerà presto altre novità che riguardano la gamma.
Girata la boa dei 50 anni, il cantiere finlandese naviga verso obiettivi sempre più ambiziosi: mantenere intatto il mito che si è creato intorno al marchio e allo stesso tempo evolvere per superare indenni le nuove sfide del mercato. Archiviata la bella vittoria all'European Yacht of the Year con il ClubSwan 50 nella categoria Performance Cruiser, il cantiere sta lavorando a pieno regime sui prossimi vari e i nuovi progetti: gli Swan 65' e 78' e soprattutto il ClubSwan 125, una "bestia" dalle prestazioni estreme che vedremo nel giugno del 2019. Progetti ed evoluzioni che Enrico Chieffi, vice presidente Nautor's Swan, ci ha raccontato di persona in occasione della presentazione del calendario sportivo dello Yacht Club Costa Smeralda.

Maxi, Swan Yachts e ClubSwan. La produzione è stata divisa in tre linee, perché questa scelta?
«Il mito di Nautor’s Swan è nato grazie a una barca molto marina con cui attraversare gli oceani che poi vinse tutte le regate della Cowes Week (era lo scafo n° 3 dello Swan 36, n.d.r.). Oggi è sempre più difficile costruire barche adatte a tutti i programmi di navigazione, quindi abbiamo separato la produzione in tre linee distinte e nominando, per ciascuna di esse, un Product Line Leader. La gamma Maxi Swan è guidata dall’olandese Peter Naeyé ed è composta dai modelli Swan 115 nelle versioni Flush Deck e S e dal 95. Dedicata al tipo di imbarcazioni che il cantiere costruisce da sempre, la Swan Yachts è guidata da Vanni Galgani e comprende quattro esemplari tra 54 e 78 piedi disegnati da Frers. Infine, la linea ClubSwan Yachts guidata ad interim da me e composta dal ClubSwan 50 e dal 125 che vedremo il prossimo anno».

A che punto è il progetto del ClubSwan 125?
«Al momento non possiamo dire molto se non che sarà varato nel giugno 2019. È in costruzione e fa impressione. Lo statement che avevamo fatto tempo fa, «il superyacht più veloce mai costruito», è realtà. E per superyacht intendiamo una barca che potrà partecipare a quel tipo di regate e avrà quindi degli interni: pochissime caratteristiche da crociera, ma di altissima qualità. Nel meno c'è il più. E nella linea ClubSwan ci sono altre novità in arrivo».

Il ClubSwan 125 è un progetto complesso, come avete affrontato una sfida del genere?
«Dopo aver venduto la barca, disegnata ancora una volta da Juan Kouyoumdjian, abbiamo realizzato di esserci infilati in un gioco complesso per il quale serviva ingaggiare i migliori esperti al mondo di carbonio, attrezzatura di coperta e piani velici prendendoli da Coppa e Volvo Ocean Race. Se guardiamo alla squadra con la quale stiamo lavorando potremmo parteciparvi».

Swan Line con il 65’ e il 78’

Swan 65 e Swan 78 sono i due prossimi vari della gamma Swan Yachts guidata da Vanni Galgani. Entrambe le barche (come tutta la gamma) sono progettate da Germán Frers. Il primo a essere varato sarà il 78, previsto per questa estate.
Quali novità nelle linee Swan Yachts e Maxi?
«L’azienda sta investendo moltissimo nella Swan Line con il 65’ e il 78’ che vedremo a breve e altri modelli in fase di sviluppo. Il primo a essere varato sarà il 78, che scenderà in acqua per l'estate. Disegnato da Frers, ha uno scafo dalle linee moderne con una poppa larga sopra alla linea del galleggiamento, due pale del timone e una chiglia dal design race. Le opzioni per la chiglia prevedono una soluzione telescopia e due fisse con pescaggi diversi. Il pozzetto è stato disegnato per agevolare navigazioni con equipaggio ridotto e il layout prevede cinque winch elettrici vicini alle timonerie e tutte le cime rimandate dall'albero. A poppa la piattaforma apribile permetterà di ricavare un'area di oltre quattro metri di larghezza. Sottocoperta l'armatore può scegliere se avere la sua cabina a prua o poppa. Lo Swan 65 sarà invece varato nel corso dell'inverno, un performance cruiser che potrà essere condotto dall'armatore con o senza equipaggio professionista, una barca tanto per l'oceano quanto per regatare.
Abbiamo rinnovato il nostro impegno anche nella linea Maxi, un settore importante perché è qui il vero business e il nostro heritage grazie anche all’evoluzione tecnologica inarrestabile dei materiali in cui ci vediamo in pole position. Nonostante oggi si parli dei superyacht come barche normali, i 95/100 piedi sono in realtà mezzi da fantascienza quanto a tecnologia e sofisticazioni».

Quanto impiegate a sviluppare e mettere in acqua un modello?
«Abbiamo un piano di sviluppo a tre/cinque anni. A breve lanceremo due nuovi Maxi e nell’arco di tre anni presenteremo cinque barche, è un impegno importante. La costruzione di un 95’ richiede due anni e qualche mese. Una volta creata la base, le nostre barche non sono completamente custom, per andare in acqua bastano 16/18 mesi».

Il mito Swan

Swan 65 e Swan 78 sono i due prossimi vari della gamma Swan Yachts guidata da Vanni Galgani. Entrambe le barche (come tutta la gamma) sono progettate da Germán Frers. Il primo a essere varato sarà il 78, previsto per questa estate.
Qual è il segreto per mantenere intatti la tradizione e il mito che hanno reso famoso il marchio in tutto il mondo?
«È una bella domanda, con una risposta complessa. Quando abbiamo iniziato a lavorare sul ClubSwan 50, la discussione più accesa riguardava proprio questo tema, la domanda era come fare a mantenere il feeling di Nautor’s Swan. Nelle fasi iniziali lo yacht era molto più innovativo di quello poi lanciato sul mercato.
L’idea del nostro presidente, Leonardo Ferragamo, è infatti evoluzione, ma non rivoluzione, per spiegare meglio il concetto Ferragamo usa spesso l’esempio di Porsche: se prendi un modello di trent'anni fa e uno di oggi vedi chiaramente che sono due macchine diverse, ma allo stesso modo apprezzi una forte linea di continuità. E questo è esattamente ciò che vogliamo che accada con Swan. Purtroppo non ci sono parametri semplici per mantenere il marchio al suo posto senza rischiare di diventare vecchio. In altre parole, dov’è il confine tra evoluzione e rivoluzione oltre il quale non andare? La risposta facile è continuare a credere nelle tre doti che da sempre caratterizzano le nostre barche: affidabilità, stile e comfort. È chiaro che nella linea ClubSwan il peso si sposta sulle performance, mentre su quelle più tradizionali ci siamo potuti spostare molto sul comfort. Grazie alla divisione nelle tre linee di cui parlavamo siamo riusciti a diversificare e identificare meglio i prodotti».

Ha citato il 95’ LOT99, cosa le piace di più di quella barca (di cui pubblicheremo un’anteprima nel numero di maggio di Vela e Motore)?
«LOT99 è al momento la più piccola della linea Maxi e ha una dimensione magica, riesce a contenere tutti i possibili desideri dell'armatore in un mezzo unico, il cui brief era infatti fare il giro del mondo e partecipare saltuariamente a qualche regata per divertirsi. La barca è una delle quaranta già iscritte alla Rolex Swan Cup in programma dal 9 al 16 settembre a Porto Cervo, in Sardegna».
Prima ha parlato di Coppa America, le piace il nuovo monoscafo AC75?
«Sicuramente sì, la Coppa può e deve uscire dagli schemi, e questa volta lo hanno fatto seriamente. Credo che quella dell’evoluzione sia una strada che non si può arrestare. È un percorso che avrà ricadute sulla vela praticata dal 99,9 percento delle persone? Probabilmente no, ma credo che la Coppa sia l’evento che, più di ogni altro, possa permettersi di seguire strade totalmente fuori dagli schemi. Apre grandi opportunità alle nuove generazioni offrendo una disciplina sufficientemente emozionante per i ragazzi che la mia Star o il mio 470 non riescono più a fare. Se guardiamo ai numeri questa è purtroppo una realtà».

Volvo Ocean Race: la sua opinione?
«Oggi è in un momento di profonda crisi, ma conosco bene le persone che sono adesso a capo e ne ho molta stima, penso che in futuro vedremo una Volvo molto rinvigorita, ne sono sicuro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove