Valentina Gandini nel ruolo di Ceo, acquisto del 100 per cento delle quote del cantiere, collaborazioni con diversi architetti navali e interior designer, una nuova gamma a motore in arrivo. Quello che si sta per concludere è un anno denso di cambiamenti per il cantiere piacentino Mylius, che nel corso degli anni si è costruito un nome di tutto rispetto nella fascia di mercato dei fast cruiser a vela semi custom. Durante lo scorso Salone di Genova abbiamo incontrato Valentina che insieme al papà Luciano Gandini, imprenditore nel settore del packaging con l’azienda Twin Pack, ha preso la guida il cantiere. Unica donna in un mondo di uomini, ci ha raccontato la sua visione per il futuro.
Partiamo dall’inizio, cosa è successo lo scorso gennaio?
«La famiglia Gandini è diventata proprietaria del 100 per cento delle quote del cantiere, che prima erano divise anche con Alberto Simeone, Mauro Montefusco e Mario Sassi, i tre soci fondatori. Alberto e Mauro continueranno a lavorare per noi, ma con ruoli e modi diversi. Allo stesso tempo sono diventata Ceo di Mylius Yachts. Ovviamente non è stata una decisione improvvisa, erano mesi che ci pensavamo».
È stato difficile?
«Sì, è stata una scelta dolorosa, ma fondamentale e anche necessaria, perché le nostre visioni non coincidevano più. Siamo entrati in un mondo diverso e avevamo bisogno di completare lo step successivo. Abbiamo trovato la nostra strada e sono convinta sia quella giusta. Credo sia anche una grande opportunità di crescita, le collaborazioni con professionalità diverse ti forniscono un know-how che altrimenti non avresti. E lo stesso sarà per Alberto Simeone, che ha sempre disegnato, e continuerà a disegnare Mylius bellissimi. Aprirsi ad altre collaborazioni è fondamentale per crescere».
Domanda scontata, come si sente una donna al comando?
«Per prima cosa sono una persona al comando. E sono stata preparata per anni dal proprio padre a fare questo mestiere. Uomo o donna non fa differenza, non è un lavoro che fai dall’oggi al domani e senza avere le spalle grosse date da qualcuno che ti ha insegnato. Sicuramente essere donna genera alcune difficoltà in più perché, soprattutto nella nautica, è molto diffusa l’idea che la donna non sappia andar per mare, e poi hai a che fare con molti uomini, spesso più grandi. Bisogna cercare di essere autorevoli, altrimenti il rischio è di diventare autoritari, che non serve a nulla. È difficile, ma entusiasmante, una bella sfida».
In concreto cosa sta cambiando?
«Ci siamo concentrati sui processi industriali per strutturarci meglio su alcuni settori di progettazione e realizzazione degli impianti. Ho deciso di portare in Italia la verniciatura degli scafi, che era in Polonia (dove il cantiere costruisce da sempre scafo e coperta n.d.r.), e la laminazione del nuovo 72’ disegnato da Shaun Carkeek, la prima collaborazione con un progettista esterno».
Cosa ha imparato da questo cambio?
«Sono entrata per la prima volta nel processo di costruzione invece di pensare soltanto al prodotto finito e a come commercializzarlo. Mi ha fatto capire aspetti che prima non conoscevo di quello che sto facendo e mi ha insegnato tanto. Per un cantiere come Mylius credo sia fondamentale cercare di rifarsi a chi questo mestiere l’ha fatto per tanti anni e l’ha fatto bene, apprendere il più possibile insieme a tutto quello che di bene sapevamo già fare, perché realizziamo comunque oggetti magnifici. È stato un passaggio complicato che ha implicato il cambio di abitudini e dinamiche ormai consolidate».
La cosa più bella e quella più dura del nuovo assetto?
«La cosa più bella è che quando sono tranquilla ho la consapevolezza di saper fare questo mestiere. Quella più dura è che non riesco ad essere sempre serena (e scoppia in una grande risata, n.d.r.), allora mi faccio prendere dal panico e mi metto in testa di non essere all’altezza. È complicato perché devo rendere orgogliose due persone importanti, che sono i miei genitori, ma anche cercare di non deludere me stessa».
Com’è il rapporto con suo padre?
«Quello con il genitore è spesso contraddittorio. È un padre e ha le sue idee, inoltre è la mia guida quindi è sempre difficile fare delle scelte che non corrispondano alle sue. A volte può essere difficile però è anche un grandissimo conforto, è come avere Ronaldo che gioca in squadra con te, chiudi gli occhi e sai che lui farà goal».
Cosa ha appreso da lui?
«L’insegnamento più bello è che nella vita puoi fare tutto se hai capacità, costanza, entusiasmo e voglia di fare. Tutto è possibile, non ci sono obiettivi che non sei in grado di raggiungere. Ci sono cose che ti imponi di non fare o che non porti a compimento perché ti perdi per strada e non hai carattere. Mi ha anche insegnato ad avere sempre rispetto per gli altri, lo stesso che hai per te. Se ti comporti così allora nella vita riuscirai a ottenere quello che desideri».