Sarà un evento itinerante?
«No, lo faremo sempre a Marina di Scarlino: è la nostra base, siamo di casa, ci sono le isole per la parte crociera e inoltre è ben servito per la nostra clientela del Nord Europa con frequenti voli da Londra e Parigi e le principali capitali europee».
Ha citato i saloni nautici, che bilancio fa di Genova?
«Nel complesso siamo soddisfatti, non è stato un Genova scintillante, ma ho visto un salone focalizzato, con tante visite di persone interessate e meno curiosi. È stato anche l’occasione per portare nuovi clienti al nostro boat show privato di di Scarlino. Lo giudico quindi un’esperienza positiva, non per ultimo il fatto che il Salone di Genova è anche uno dei momenti fondamentali di incontro tra i vari operatori del settore. È importante vedersi e parlare insieme, ci sono tanti aspetti di cui di discutere».
Che atmosfera ha colto?
«Tira un’aria difficile, ma bisogna essere positivi e abituarsi a navigare in un mare diverso, perché comunque lo si voglia vedere è diverso, inutile dire bugie. Sarà importante capire come trasformare questo scenario e cosa possiamo tirar fuori di positivo. È chiaramente finito il momento di picco del 2018/2019, però è anche indubbio che davanti a noi vedo un futuro più verde e sostenibile, con più tempo da trascorrere in famiglia e con gli amici e tutto ciò si sposa molto bene con la barca a vela. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno».
Come devono cambiare le barche per adattarsi a questo futuro?
«Come succede nel motore, ma anche nel settore delle case, la barca a vela deve diventare più accogliente, confortevole, più utilizzabile. Deve allo stesso tempo essere quello che è sempre stata, un mezzo per girare il mondo, ma anche mezzo per stare comodi».
Parliamo di affidabilità. Si deve e si può provare a fare barche più semplici e pronte?
«Io dico sempre che i nostri modelli vengono varati in Finlandia e devono affrontare un viaggio di migliaia di miglia per arrivare fin qui da noi, non possono aspettare un anno per essere messe a punto. Devono andare in acqua, passare test e processi di familiarizzazione, infine mettersi in rotta per un viaggio più lungo e difficile di una traversata atlantica. Per Swan l’affidabilità è parte del Dna. Poi è vero che se costruisci automobili e ne fai centinaia di migliaia di pezzi raggiungi livelli di affidabilità ben diversi da quelli delle barche, che sono oggetti unici o al massimo in piccola serie».
Dove avete lavorato per essere più affidabili?
«Abbiamo ridisegnato totalmente il processo del “commissioning”, cioè la fase di collaudo e consegna che ogni modello deve superare prima della delivery. Oggi le barche quando escono dal cantiere sono più complete e una volta in acqua restano meno lavori da fare rispetto a prima, soltanto qualche finitura e la parte dei test. Abbiamo migliorato anche la fase di familiarizzazione dell’armatore, la barca viene testata a vela, a motore e tutti gli impianti vengono messi in funzione e controllati. E una volta consegnata può contare sulla nostra fitta rete di assistenza, che di recente abbiamo portato sotto un unico tetto: il Nautor’s Swan Global Service di cui fanno parte i nostri quattro cantieri a Scarlino, Ville Franche (Francia), Palma di Maiorca e Badalona (Spagna), più i centri di servizi in giro per il mondo che assistono i nostri armatori lungo la rotta del viaggio tra il cantiere e il Mediterraneo, e in ogni altra parte del mondo».
Il salone di Düsseldorf ci sarà?
«I tedeschi ci credono, e sono quelli che hanno gestito meglio la pandemia. Se dicono che si farà non sono dei folli. Per noi Düsseldorf è tra i saloni più importanti, abbiamo clientela nordica e serve a parlare di barche in mezzo all’inverno, cosa utile a tutta l’industria. Ci speriamo tanto, anche perché crediamo nella competizione, vogliamo far vedere le nostre barche di fianco a quelle degli altri così la gente può capire la differenza. Non vogliamo sostituire i saloni con boat show privati, che servono invece a far gustare ai nostri clienti l’experience Nautor’s Swan».