Nautor’s Swan EXperience: il mondo intorno alla barca

Regate a compenso e one design, charter, servizi di brokerage, customer care e refit. Diventare armatori Nautor’s Swan non significa solo acquistare una barca, ma diventare parte di un esclusivo sistema di servizi a 360°

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È stato battezzato Nautor’s Swan Experience il primo evento privato che il cantiere finlandese, guidato da Leonardo Ferragamo, ha organizzato nel suo Marina di Scarlino, in Toscana. Un grande evento che non vuole sostituire l’utilità dei classici saloni nautici e che ha inglobato momenti di alta tensione sportiva con gli Swan One Design Worlds, i mondiali riservati alle classi monotipo del cantiere: ClubSwan 50, Clubswan 36 e Swan 45. «Lo Swan Experience è un evento nato per una concomitanza di fatti e ci piacerebbe replicarlo nei prossimi anni, anche quando saranno tornati tutti i saloni nautici – racconta Giovanni Pomati, Ceo del cantiere. «Per ottimizzare le risorse l’idea è affiancarlo sempre a un evento che già esiste: in questo caso l’occasione erano i nostri mondiali One Design. Si tratta quindi di prendere un evento del mondo racing e completarlo con elementi legati al mondo cruising. Da notare che l’evento era già stato inaugurato a metà settembre con la Swan Tuscany Challenge, evento nato in alternativa alla Rolex Swan Cup, annullata a causa del Covid. In quell’occasione lo avevamo integrato anche con un rendevouz per le barche da crociera. Per la prossima edizione ci piacerebbe inserire qualche regata a compenso per offrire agli armatori più crocieristici occasioni di incontro, anche sportivi. Una richiesta che viene forte dal mondo degli Swan 48: sono tanti e hanno voglia di regatare e vivere delle esperienze insieme».

Sarà un evento itinerante?

«No, lo faremo sempre a Marina di Scarlino: è la nostra base, siamo di casa, ci sono le isole per la parte crociera e inoltre è ben servito per la nostra clientela del Nord Europa con frequenti voli da Londra e Parigi e le principali capitali europee».

Ha citato i saloni nautici, che bilancio fa di Genova?

«Nel complesso siamo soddisfatti, non è stato un Genova scintillante, ma ho visto un salone focalizzato, con tante visite di persone interessate e meno curiosi. È stato anche l’occasione per portare nuovi clienti al nostro boat show privato di di Scarlino. Lo giudico quindi un’esperienza positiva, non per ultimo il fatto che il Salone di Genova è anche uno dei momenti fondamentali di incontro tra i vari operatori del settore. È importante vedersi e parlare insieme, ci sono tanti aspetti di cui di discutere».

Che atmosfera ha colto?

«Tira un’aria difficile, ma bisogna essere positivi e abituarsi a navigare in un mare diverso, perché comunque lo si voglia vedere è diverso, inutile dire bugie. Sarà importante capire come trasformare questo scenario e cosa possiamo tirar fuori di positivo. È chiaramente finito il momento di picco del 2018/2019, però è anche indubbio che davanti a noi vedo un futuro più verde e sostenibile, con più tempo da trascorrere in famiglia e con gli amici e tutto ciò si sposa molto bene con la barca a vela. Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno».

Come devono cambiare le barche per adattarsi a questo futuro?

«Come succede nel motore, ma anche nel settore delle case, la barca a vela deve diventare più accogliente, confortevole, più utilizzabile. Deve allo stesso tempo essere quello che è sempre stata, un mezzo per girare il mondo, ma anche mezzo per stare comodi».

Parliamo di affidabilità. Si deve e si può provare a fare barche più semplici e pronte?

«Io dico sempre che i nostri modelli vengono varati in Finlandia e devono affrontare un viaggio di migliaia di miglia per arrivare fin qui da noi, non possono aspettare un anno per essere messe a punto. Devono andare in acqua, passare test e processi di familiarizzazione, infine mettersi in rotta per un viaggio più lungo e difficile di una traversata atlantica. Per Swan l’affidabilità è parte del Dna. Poi è vero che se costruisci automobili e ne fai centinaia di migliaia di pezzi raggiungi livelli di affidabilità ben diversi da quelli delle barche, che sono oggetti unici o al massimo in piccola serie».

Dove avete lavorato per essere più affidabili?

«Abbiamo ridisegnato totalmente il processo del “commissioning”, cioè la fase di collaudo e consegna che ogni modello deve superare prima della delivery. Oggi le barche quando escono dal cantiere sono più complete e una volta in acqua restano meno lavori da fare rispetto a prima, soltanto qualche finitura e la parte dei test. Abbiamo migliorato anche la fase di familiarizzazione dell’armatore, la barca viene testata a vela, a motore e tutti gli impianti vengono messi in funzione e controllati. E una volta consegnata può contare sulla nostra fitta rete di assistenza, che di recente abbiamo portato sotto un unico tetto: il Nautor’s Swan Global Service di cui fanno parte i nostri quattro cantieri a Scarlino, Ville Franche (Francia), Palma di Maiorca e Badalona (Spagna), più i centri di servizi in giro per il mondo che assistono i nostri armatori lungo la rotta del viaggio tra il cantiere e il Mediterraneo, e in ogni altra parte del mondo».

Il salone di Düsseldorf ci sarà?

«I tedeschi ci credono, e sono quelli che hanno gestito meglio la pandemia. Se dicono che si farà non sono dei folli. Per noi Düsseldorf è tra i saloni più importanti, abbiamo clientela nordica e serve a parlare di barche in mezzo all’inverno, cosa utile a tutta l’industria. Ci speriamo tanto, anche perché crediamo nella competizione, vogliamo far vedere le nostre barche di fianco a quelle degli altri così la gente può capire la differenza. Non vogliamo sostituire i saloni con boat show privati, che servono invece a far gustare ai nostri clienti l’experience Nautor’s Swan».

Giovanni Pomati è Ceo di Nautor Group dal 2018.

In cosa consiste l’experience?

«Globalità, brand, innovazione e tecnologia sono le parole chiave per comprendere il nostro mondo. Oggi non si compra più solo una barca, ma anche una serie di servizi integrati che ruotano intorno ad essa e su cui stiamo investendo tante risorse. Vogliamo dare longevità al nostro prodotto, è un investimento importante che non può essere solo un'emozione. Pensiamo che le nostre barche debbano durare una vita, perché sono come una casa, magari su armatori diversi: ed è per questo che stiamo investendo nella parte di brokerage, puntiamo a tenere alto il valore delle barche sull’usato e a portare sempre più gente in barca a vela. La maggior parte degli Swan usati sul mercato è gestito dal cantiere, una garanzia per gli armatori. Le barche che passano attraverso noi hanno un certo pedigree, una loro storia, sappiamo dove sono andate e dove andranno. Grazie al nostro Nautor’s Swan Global Service possiamo fare delle valutazioni, il cliente ci affida il refit o la preparazione per nuove avventure: il bello delle nostre barche è non vengono usate per fare il bagno, ma lunghe navigazione in giro per il mondo. E lo stesso vale per il charter: siamo convinti che le barche debbano lavorare, non possono restare ferme. Ed è un’altra possibilità che diamo ai nostri armatori, promuovere il charter della loro barca».

Un armatore che spende milioni per una barca a vela trova lo stesso comfort di uno che li spende per uno yacht a motore?

«È come chiedere se uno che corre trova lo stesso piacere di uno che rimane sulla sdraio in spiaggia. No. Però correre o camminare nei boschi ti dà qualcosa in più che il restare sdraiato in spiaggia non può dare. Però, anche al runner, quando ha finito, gli piace fare una sauna o un massaggio. Una volta non era così: oggi chi naviga a vela vuole sbandare meno, vuole una barca meno bagnata, più silenziosa, meno umida, luminosa e ben aerata… tutti aspetti su cui noi dobbiamo continuare a lavorare per innalzare il comfort. Arrivare al livello del motore è difficile».

Il vostro impegno riguardo alla sostenibilità?

«Abbiamo avviato un processo di partnership con chi studia i temi ambientali e al momento collaboriamo insieme all’ONG Marevivo, associazione che ci ha aiutato a rendere tutte le nostre regate ecofriendly: non usiamo più bottiglie di plastica monouso e separiamo i rifiuti, per esempio».

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