In navigazione sul Maxi 100 Arca Sgr: emozioni forti

Avete mai fatto 11 nodi a vela con soli 6 di vento? A bordo di un maxi racer di 100 piedi come Arca SGR vi può capitare anche questo

Vela e Motore è stata ospite del Fast and Furio Sailing Team, che gestisce la barca, alla vigilia della Barcolana, poi annullata per i rischi connessi alle condizioni meteo proibitive. Il venerdì antecedente, il golfo di Trieste era pieno di vele issate ma immobili, c’erano rare chiazze di pressione, mai superiore ai 6 nodi. Non potremo quindi raccontarvi dell’adrenalina che si prova a planare a velocità prossime ai 30 nodi, ma questo supermaxi offre tanti altri spunti interessanti, grazie anche al refitting cui è stato sottoposto lo scorso inverno, che ne ha ulteriormente aumentato le prestazioni.

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La storia

La barca nasce nel 2003 per conquistare i Line Honours (primo in tempo reale) della Rolex Sydney Hobart, regata nella quale il regolamento fissa a 100 piedi la lunghezza massima. Originariamente lunga 98 piedi, Arca SGR fu varata come Skandia, lo sponsor, mentre il suo nome di battesimo è Wild Thing. All’esordio, nel 2003, vinse la Sydney-Hobart, ma nell’edizione successiva fu invece vittima di un’avaria, divenuta celebre, che per abilità marinaresca dell’equipaggio non ebbe conseguenze drammatiche: mentre era in testa alla flotta perse la chiglia basculante e scuffiò.

Alla Sydney-Hobart 2008 fu seconda, dietro a Wild Oats XI. Nel 2012 la sezione poppiera venne allungata a 100 piedi e le uscite leggermente allargate. Molti ricorderanno Skandia qui in Italia già nel 2005, proprio a Trieste, proprio alla Barcolana, che vinse segnando anche il nuovo record, charterizzata dallo skipper Furio Benussi assieme a un gruppo di campioni triestini, più o meno il medesimo team che anche oggi la porta in regata. Ne fanno attualmente parte, tra gli altri, il fratello di Furio, Gabriele Benussi, anche lui timoniere, Lorenzo Bressani alla tattica, Stefano Spangaro, comandante e Andrea Caracci nel ruolo di navigatore.

La barca

Wild Thing è stato uno dei primi maxi racer con canting keel e ha linee d’acqua tipiche dei primi anni 2000. Volumi di prua sottili, prua verticale per sfruttare al massimo la lunghezza al galleggiamento e un baglio relativamente stretto per limitare la superficie bagnata e mantenere buone prestazioni di bolina. Il bompresso fisso è arrivato un paio d’anni dopo il varo.

La poppa originale era più rastremata, mentre l’attuale forma a delta è frutto del refitting del 2012. Si è proceduto a tagliare gli ultimi 27 piedi della poppa per sostituirli con una nuova sezione più larga, lunga 30 piedi. Progettata dall’ingegnere australiano Don Jones, la barca è stata costruita in sandwich di fibra di carbonio con anima in balsa presso il cantiere australiano Hart Marine. In coperta troviamo i winch primari idraulici in carbonio, mentre i secondari sono elettrici (il generatore è quasi sempre acceso per movimentare la canting keel e mantenere in pressione l’idraulica, generando quindi anche la potenza per i winch) liberando così il pozzetto dai coffee grinder. Il winch randa è in posizione centrale sull’apposita colonna, mentre il carrello del trasto si trova a poppavia del winch.

L’albero in carbonio di 41 metri, quattro ordini di crocette con tre serie di sartie volanti, è passante con mast jack esterno per regolarne la compressione. Il boma è anch’esso in carbonio e ha un profilo a T utile per ripiegare l’enorme randa di 315 mq. I fiocchi - la barca ha un guardaroba di 5 vele di bolina - sono regolati tramite un barber in-out senza uso dei carrelli. Sottocoperta, come tutti i racer, anche Arca SGR è vuota, per le regate d’altura di più giorni vengono montate le brande tubolari a murata, otto per lato, il fuoco scaldavivande e il water con lavello di stazza.

Secondo lo schema classico di questo genere di imbarcazioni, dietro alla scaletta di discesa, dal design pregevole, si trova la postazione del navigatore mentre a centro barca è posizionato il motore, uno Yanmar da 240 cv che serve anche come presa di forza (PTO) per la movimentazione della chiglia basculante e dei winch. Per disporre della massima potenza in manovra, quando la chiglia viene spostata, i winch primari sfruttano l’idraulica già in pressione, evitando così di assorbire potenza dal motore. La trasmissione all’elica avviene attraverso una linea d’asse con giunto cardanico retrattile all’interno della carena.

Il refitting

Quando il Fast and Furios Sailing Team è entrato in possesso della barca, questa era sull’invaso a terra, inutilizzata, a Minorca, in Spagna. Oltre ai necessari lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, la trasformazione di Wild Thing in Arca SGR è passata attraverso un miglioramento particolarmente significativo: il canard di prua.

Nel progetto originale non era previsto, anche perché l’angolo di basculamento della chiglia non era ampio come quello attuale ed era in grado di contrastare lo scarroccio. Venne aggiunto dopo la perdita della chiglia, nel 2004: si trattava di una appendice fissa dotata di trim tab. Il canard attuale prende forma da un progetto di Fred Barrett successivamente modificato dallo stesso Furio Benussi e costruito internamente dal team, in carbonio. Non è una semplice appendice retrattile a pruavia dell’albero, ma funziona come un vero timone di prua, potendo ruotare fino a 10° a destra e a sinistra.

La rotazione è controllata direttamente dal timoniere attraverso una consolle apposita e può servire sia per aumentare l’angolo di bolina, fino a 3° quando è orientato al vento, sia come un vero e proprio secondo timone ruotandolo nella direzione dell’accostata; un esempio di questo utilizzo è la rapida poggiata alla boa di bolina per scendere al lasco. Il sistema di rotazione è basato su due cilindri idraulici posizionati sulla scassa del canard che ruota su apposite boccole. In caso di poca aria e alle andature portanti viene alzato riducendo così la resistenza in acqua.

A bordo

Saliamo, ed è sempre un’emozione essere su una “bestia” del genere. Il baglio di poppa, per quanto relativamente stretto, è enorme così come qualsiasi cosa a bordo. La sezione delle sartie volanti in carbonio è di 20 mm, più di un dito, da sole raccontano il carico cui sono sottoposte, circa 15 tonnellate che possono arrivare anche a 20. Verso prua incontriamo il tasto randa con il carrello a due pulegge per sopportare i carichi di otto tonnellate della scotta in bolina. Le colonnine del timone presentano sul fusto una finestra trasparente che lascia a vista, e ispezionabile, la catena di trasmissione che dalla ruota va a un pignone, a sua volta collegato al settore del timone con i cavi in tessile.

Sul fondo del pozzetto a portata di piede del timoniere, il pulsante di rilascio immediato del vang, la quick release, da utilizzare in caso di straorza. Interessante la manetta custom made per il motore: si tratta di una manopolina in carbonio priva si sporgenze per evitare che qualche cima possa incattivirsi. Il comando è elettrico, la manetta agisce su un attuatore che controlla l’acceleratore. Sopra il timone è stata aggiunta la consolle che permette al timoniere di controllare sia l’angolo della chiglia sia l’orientamento del canard: la conduzione di un mezzo di questo genere è un affare riservato ai soli professionisti. In caso di owner driver, questi comandi possono essere attivati dal tattico o dallo stratega in sinergia con il timoniere.

In navigazione

Con poca aria la conduzione è più difficile, durante la nostra prova abbiamo navigato di bolina larga con un enorme reacher murato a metà bompresso e regolato da un barber sul winch a più a poppa. Per stringere ulteriormente il vento con poca aria, Arca SGR dispone di un Upwind 0 di Olimpic Sail, anch’esso murato a metà bompresso. Per virare era necessario riavvolgere la vela sul furler e svolgerla sulle nuove mure, un’operazione che richiede la massima coordinazione tra timoniere ed equipaggio per non rallentare la barca, sfruttando al meglio il suo abbrivio nel corso della manovra.

Con soli due o tre nodi è stupefacente vedere come Arca SGR si crei il suo apparente e riesca a muoversi quando tutti gli altri sono fermi, quando poi arriva un “puff” di almeno cinque nodi la barca prende vita e accelera arrivando anche a raggiungere al traverso velocità a doppia cifra. Grazie al dislocamento di sole 28 tonnellate e alle linee d’acqua molto pulite, le reazioni al timone sono inaspettatamente pronte per un maxi di 100’, paragonabili a quelle di un 50’ da crociera.

Parlando con il comandante della barca, Stefano Spangaro e con il navigatore Andrea Caracci, abbiamo scoperto che con 20 nodi di vento Arca SGR bolina a 12,8 di velocità stringendo a 38° al vento reale, ma è sufficiente poggiare di 10° per vedere il log salire a 16 nodi e aumentare fino a 19 al traverso. Al lasco, sotto gennaker, con 10 nodi scende per 135° a una velocità di 14 nodi, ma se il vento sale a 20 nodi, la barca plana alla stessa velocità del vento.

Seguendo le tabelle delle velocità target messe a punto durante gli speed test, scopriamo che lo spunto massimo registrato da Arca SGR è stato di 23,5 nodi con 22 di vento reale a un angolo di 150°. Dopo un 2020 caratterizzato dall’annullamento di quasi tutte manifestazioni del suo programma, il maxi 100’ Arca SGR conta di rifarsi prendendo parte alle principali regate internazionali del 2021.

Scheda tecnica

I dati

Lunghezza f.t. m 30,48

Lunghezza galleggiamento m 30.40

Larghezza m 4,99

Pescaggio m 6,10

Dislocamento a vuoto kg 28.100

Superficie velica randa mq 315

Superficie velica Jib2 mq 210

Superficie velica Upwind 0 mq 370

Superficie velica gennaker mq 770

Serbatoio acqua2 x 200 lt

Serbatoio carburante 2 x 600 lt

Motori Yanmar cv 240

Omologazione CE categoria A

Equipaggio in regata 22 persone

Progetto Don Jones/Fred Barrett

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