Il futuro? Easy boating e yacht

L’azienda svedese si evolve e si adatta al mercato lanciando motori sempre più potenti e offrendo un “pacchetto di navigazione” completo e integrato. Ce ne parla Nicola Pomi, neo eletto vice presidente della divisione Marine europea
Chiunque abbia un minimo di conoscenza del mondo della nautica ha certamente sentito parlare di Volvo Penta. Il motivo è semplice: l’azienda svedese, che produce motori marini e sistemi di propulsione dal 1935, si è guadagnata il podio delle protagoniste del settore a livello mondiale e ha rivoluzionato il mondo del diporto con l’introduzione e lo sviluppo del sistema Ips.

Nicola Pomi, entrato in azienda nel 2006 nel reparto finanziario e a capo della divisione italiana dal 2009, ha vissuto i tempi d’oro e gli anni della crisi da cui ci stiamo riprendendo ora, accumulando una robusta esperienza che gli ha permesso, dallo scorso primo gennaio, di guadagnarsi il titolo di vice presidente della divisione europea delle vendite per il settore marino, sia diporto che commerciale. L’abbiamo incontrato per saperne di più sull’azienda e sullo stato della nautica in generale.

La nuova carica arriva insieme a un posto nel Region Europe Management Group, quindi entrerà nel merito delle decisioni strategiche di Volvo Penta. Quale sarà il suo contributo?
«Partiamo dal presupposto che Volvo Penta come azienda leader del settore cerca di anticipare i tempi, quindi di cogliere le tendenze e capirne l’evoluzione per offrire il prodotto giusto agli appassionati. Aggiungo anche un’altra considerazione: rispetto a qualche anno fa il mercato è cambiato in termini di volumi e clientela. Il segmento degli yacht (dai 12 ai 30 metri) non era un business per noi, abbiamo sempre costruito motori più piccoli, da qualche anno invece, abbiamo intercettato una fascia più alta e possiamo offrire soluzioni a tutti i cantieri, a prescindere da potenze e dimensioni.
Il cambiamento all’interno del management team è dovuto anche a questo, ovvero rispecchia il cambiamento del parco clienti. Chiaramente l'Italia dal punto di vista degli yacht è leader e quindi il mio contributo è collegato all’esperienza maturata nella fetta di mercato che, ad oggi, offre le maggiori prospettive di crescita».

L'Italia un mercato in forte crescita

Ora che ha una visione "continentale", anche se solo da qualche settimana, le risulta che i tassi di crescita in Italia siano più alti rispetto agli altri paesi in virtù del fatto che il nostro Paese ha subito una crisi più massiccia?
«C’è un insieme di elementi da considerare per rispondere correttamente a questa domanda. Per quanto riguarda Volvo Penta, negli ultimi tre anni il mercato italiano è senza dubbio quello cresciuto di più. Le cause della ripresa sono molteplici: il mercato interno si sta riprendendo, siamo entrati nel segmento degli yacht oltre i 12 metri (dove in passato non eravamo presenti) e, infine, i cantieri italiani hanno sapientemente sfruttato la ripresa dei mercati esteri».
Pochi mesi fa avete lanciato il D13 abbinato all’Ips 1350. Non è un clone degli altri modelli più piccoli, ma è il frutto di uno studio che ha portato molti miglioramenti, sia per il motore che per il pod. Ce ne parla?
«Sicuramente il package D13/Ips 1350 è un passo verso l'alto di gamma ed è il partner perfetto per barche di 100/120 piedi. E quando ci avviciniamo a queste dimensioni i motori lavorano di più e i ritmi sono simili a quelli delle barche da lavoro per il numero di ore in funzionamento. Inoltre, spesso, si tratta di imbarcazioni destinate al charter. L’idea, quindi, è stata quella di irrobustire ulteriormente tutta la produzione: bielle e pistoni per i motori e componenti dei pod per le trasmissioni. Tutte queste innovazioni sono state scalate anche sui motori più piccoli».
Qual è la prossima frontiera?
«Il prossimo passo è importante e strategico, perché se dieci anni fa era possibile pensare tout court allo sviluppo di un motore diesel più grande, oggi, tra le norme sulle emissioni che sono sempre più rigide e l’ingresso delle propulsioni ibride, i parametri sono cambiati e la situazione è molto più complessa. In conclusione, nel nostro futuro ci sarà senz’altro un motore diesel più grande, ma anche una soluzione ibrida che possa sposare tutte le nuove tecnologie che stiamo implementando.
Sarà senz’altro un sistema integrato, in linea con i tempi moderni e con la nostra filosofia aziendale. Un dato su tutti, per farle capire quanto Volvo Penta punti sull’innovazione: investiamo l’otto per cento del fatturato in ricerca e sviluppo, cifra che non tocca nemmeno Apple…»
Una data di lancio di queste novità?
«Posso dirle che sarà in un periodo che va dai tre ai cinque anni da ora».

Volvo Penta azionista di Humphree

Siete diventati i maggiori azionisti di Humphree nell'aprile del 2016. L'intento era di ottenere l'esclusiva dei loro prodotti (interceptor e pinne stabilizzatrici), di costruire degli impianti ad hoc per i vostri motori o, ancora, offrire agli utenti la vostra rete di assistenza con capillarità globale?
«La filosofia di Volvo Penta è vendere un sistema di navigazione composto da vari elementi. Il nostro motto è "Easy boating" (navigare facile)perché, alla fine, l’armatore deve avere una vita semplice a bordo e ciò comporta l’integrazione di tutti i sistemi: eliche, trasmissioni, motori, stabilizzatori, elettronica, domotica (Garmin) e un software che controlli tutto. Ecco perché ci siamo “sposati” con questo partner, per sviluppare al meglio l’integrazione di tutti i componenti».
È indubbio che domotica e integrazione piacciano molto all'armatore: da solo, anche se non ha una grandissima esperienza, può gestire tutto. Salendo di taglia invece, quando l'armatore cede il timone a un comandante, quest’esigenza viene meno. Me lo conferma?
«In realtà anche i comandanti apprezzano i nuovi sistemi. Il fenomeno dell'Ips ha generato due segmenti di armatori: quelli che hanno deciso, grazie all'esperienza di Ips, di diventare autonomi (o almeno solo durante la navigazione) e quelli che definiamo di vecchia generazione, che preferiscono delegare la conduzione a un comandante e optare per la linea d'asse. Un dato su tutti, però, è la cartina di tornasole: chi prova Ips non torna più indietro. Ecco perché si sta affermando come soluzione preferita».
Qual è la percentuale di fatturato che realizzate con la media/grande nautica (dai 12 m in su)?
«Ad oggi Volvo Penta è ancora molto legata alla nautica “tradizionale”, cioè quella fino ai 12 metri, che supera il 60 per cento del fatturato. Per quanto riguarda il mercato italiano, confrontiamo due dati: nel 2008 facevamo il 95 per cento di fatturato sulle barche più piccole, mentre oggi facciamo il 42 per cento fino a 12 metri e il resto è tutto al di sopra di questa taglia. Questa tendenza verso l’alto in Italia è ormai consolidata, essendo la patria dei megayacht. Anche a livello europeo, però, questo trend si conferma, pur con percentuali diverse. Quindi possiamo dire che l’Italia è un passo più avanti».
Quanto incidono i cantieri italiani sul fatturato europeo?
«Circa il 30 per cento e, nella fascia nautica medio alta, è il primo paese al livello mondiale».
Il Salone di Genova è tornato ad essere strategico per voi?
«I saloni di riferimento europei sono Cannes e Düsseldorf. Seguono Fort Lauderdale e Miami, che è molto importante per raggiungere gli armatori di America Centrale e paesi latini. Questi sono i quattro appuntamenti dove è fondamentale partecipare e vale la pena investire. Per quanto riguarda il nostro Paese, ritengo che sia importante avere un salone di riferimento. Che sia a Genova o altrove poco importa».
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