Prova svolta a maggio 2006 - Il nuovo Oceanis 50 è una delle grandi novità del
cantiere francese per la prossima stagione, visto a secco e preso d’assalto nei
saloni invernali è stato messo a disposizione della stampa internazionale in
marzo a Valencia, era ormeggiato nella base di Alinghi. La novità è grande
perché questo 50 piedi si inserisce in quel mercato di qualità media con un
prezzo molto concorrenziale destinato a dar fastidio a molti concorrenti che
finora s...
Introduzione
Prova svolta a maggio 2006 - Il nuovo Oceanis 50 è una delle grandi novità del
cantiere francese per la prossima stagione, visto a secco e preso d’assalto nei
saloni invernali è stato messo a disposizione della stampa internazionale in
marzo a Valencia, era ormeggiato nella base di Alinghi. La novità è grande
perché questo 50 piedi si inserisce in quel mercato di qualità media con un
prezzo molto concorrenziale destinato a dar fastidio a molti concorrenti che
finora si sentivano tranquilli nelle loro nicchie acquisite.
Si chiama Oceanis ma ha caratteristiche diverse dalle altre barche della stessa
linea, più sintonizzate sul charter. Bénéteau aveva occupato la posizione nella
fascia dei quindici metri con il vecchio 50, soprattutto una bella macchina da
charter che ha fatto felici molti velisti, innovativa per molti aspetti: per
esempio un controstampo parziale che scandalizzava i puristi ma che conteneva i
serbatoi molto in basso, una cabina di prua che soddisfala lo skipper ma che
poteva servire anche per gli ospiti.
Ma quel 50, molto pratico, non aveva quello “stile” che poteva contentare gli
armatori, solleticati da prodotti più alla moda. Con questo nuovo progetto c’è
un cambio di rotta piuttosto deciso verso uno design più accattivante per gli
armatori, e nasce una barca più esile, rapida, insomma più in linea con un
gusto più contemporaneo. Per partire con il piede giusto il nuovo 50 è stato
completamente riprogettato, affidando la carena e la coperta allo studio
Berret/Racopeau. Jean Berret è uno dei progettisti che hanno lavorato con
Beneteau negli anni dei primi successi, che ha firmato alcuni dei modelli
storici, come il First 35 (il primo undici metri con due cabine a poppa) o il
First 405 un dodici metri tuttora apprezzato per equilibrio.
Gli interni sono dello studio milanese Nauta Design, studio noto per esprimere
un mix di sobrietà ed eleganza, con un tocco controllato, non estremo, che
piace soprattutto in unità di grandi dimensioni. Gli ingredienti tipici dello
studio milanese sono superfici lisce e semplici, colori misurati, spazi
adeguati. Le forme della carena sono molto contemporanee, scorrevoli sia a vela
sia a motore con prua sfinata e poppa larga e portante. Ci sono momenti in mare
in cui bisogna pensare “a fare media” e rispettare i programmi, è passato il
tempo dei sognatori che vanno dove li porta il vento e vantano i pregi della
lentezza, questa può essere una barca per navigare davvero. Come abbiamo
scritto non è una carena voluminosa, anche perché l’indicazione di base era
quella di realizzare una barca soprattutto per armatori, quindi gli interni
sono per soddisfare una pressione antropica media.
Gli interni
Gli interni
Lo schema base è con tre cabine matrimoniali e due bagni. Già questa scelta può
far discutere visto che per una barca di questa taglia si tende ad assicurare
la massima privacy dedicando un bagno a ogni cabina. Del resto si finisce per
fare sempre dei piccoli bagni dove si fatica a muoversi e su questa barca è
stato affrontato il problema creando un grande bagno centrale con una ampia
cabina doccia separata e molti spazi per non sentirsi in prigione.
Vedremo se il mercato, che riguardo ai bagni finora si è mostrato davvero molto
tradizionalista, capirà. In una casa normale un paio di bagni bastano per
tutti, chissà perché in certe barche con tutta l’acqua che c’è fuori e i tuffi
che si fanno in mare si arriva facilmente a quattro. Comunque la scelta dei due
locali si comprende meglio osservando la planimetria della versione due cabine,
di cui quella a poppa con un ampio letto in posizione “motoscafo”. Forse la
versione da scegliere è proprio questa, un po’ americana, dedicata a due coppie
che amano stare larghe.
Il quadrato vero e proprio è quindi parzialmente ristretto dal bagno, che
spinge in avanti il carteggio verso un divanetto con bracciolo centrale
abbattibile che fa riscontro alla dinette vera e propria a sinistra della
barca. Il carteggio non è proprio grande e manca del rituale portastrumenti di
fronte al navigatore, manca anche uno spazio a parete per incassare gli
strumenti: sappiamo bene che ormai basta uno schermo plotter e un ripetitore
per esaurire i bisogni di carteggio dei moderni skipper che hanno perso il
gusto di carta e squadrette, ma su una unità con queste ambizioni restiamo un
po’ perplessi per la soluzione scelta.
Bella la dinette, che occupa la zona di dritta con un bel divano quadrato, due
sgabelli fissati al fondo completano la dotazione di sedili, forse da
perfezionare il loro fissaggio. Tutto il paiolo è realizzato con tavole da
alzare con le ventose, la soluzione è ormai consolidata su molte imbarcazioni
di un certo pregio, però ci vorrebbe un frazionamento migliore per poter
ispezionare meglio la sentina, che oltre tutto viene spesso utilizzata per
stivare e conservare. Buona la dimensione delle cabine, con letti adeguati e un
certo spazio per cambiarsi e restare in piedi. Belle le porte, che finalmente
sono rettangolari e non ovali come siamo abituati, a breve speriamo nel passo
decisivo verso la creazione di un pavimento senza gradini, se non dove servono
davvero per cambi di livello più consistenti.
La coperta
La coperta
La coperta rispecchia le intenzioni degli interni, e dunque soprattutto
abitabilità per sei persone. Qui lo schema non mostra delle grandi innovazioni,
con un tavolo centrale ad ante apribili e due ruote. Si circola abbastanza
bene, lo sportello per accedere alla poppa, è in posizione asimmetrica, questo
consente di lasciare un unico paterazzo al centro dello specchio, senza
fastidiosi sdoppiamenti della fase terminale.
E’ un pezzo della panca del timoniere che si sposta per arrivare al piccolo
spoiler dove trova posto anche la zattera nascosta sotto uno sportello. Il
piano velico è decisamente frazionato, di buona superficie totale per le dodici
tonnellate dichiarate, e il rapporto sembra promettere prestazioni anche con
venti moderati e mediterranei. Le crocette sono verso poppa ed è tutto
piuttosto rigido. A estrema prua una cala vele serve a contenere un paio di
vele, è strettina ma c’è e può servire. Bene organizzato il musone con il
salpa-ancore.
Qualità nautiche
Qualità nautiche
Abbiamo navigato sull’Océanis 50 in una giornata di vento molto forte, per cui
è stato abbastanza difficile costruire una tabella coerente delle prestazioni.
Scriviamo subito che sotto le raffiche a trenta nodi abbiamo raggiunto la
velocità di undici nodi e due decimi buttandoci in discesa dall’onda al gran
lasco. La carena si allunga bene, disponibile a surfare con leggerezza.
Purtroppo in questo primo esemplare era sbagliata la realizzazione della
timoneria, con un settore molto piccolo che rendeva le ruote molto dure.
E’ ovvio che verrà modificato negli esemplari di serie, ma una volta
ispezionata la realizzazione siamo rimasti sorpresi: era difficile pensare che
le dimensioni di progetto potessero essere sufficienti per un quindici metri,
insomma ci sembra che per il cantiere sia stata un po’ una scommessa,
probabilmente fatta per non spostare la paratia di poppa. Peccato. Le buone
doti della carena si intuiscono comunque, ma con un timone a posto sarebbe
stato davvero divertente cavalcare le onde. Superare i nove nodi è molto
facile, con il vento a venti nodi si viaggia rapidi e sicuri piantando la
lancetta del log poco sotto i dieci appena si allarga l’andatura.
Portando la barca all’orza si può stringere bene il vento e anche riducendo le
vele conserva una ragionevole potenza. Forse merito del genoa praticamente
nuovo, che anche avvolto era in grado di esprimere trazione e non perdeva
forma. Il dimensionamento dei winches è adeguato e le regolazioni sono facili.
I primari del genoa sono vicini al timoniere, che può azionarli direttamente,
mentre la randa è rinviata sulla tuga, dove sulla barca in prova c’era un winch
elettrico. La posizione delle ruote è corretta, le mani sono alla giusta
altezza e si può sedere bene sia di fianco sia di fronte.
Interessante il supporto per il plotter girevole, che può essere rivolto verso
il timoniere, altri strumenti di navigazione sono su due piccole consolle ai
lati delle timonerie in posizione visibile. A motore la navigazione è
piacevole, con una buona silenziosità complessiva e praticamente nessuna
vibrazione sensibile, sintomo di una buona installazione. Le velocità sono
adeguate e i cento cavalli dello Yanmar sono perfino esuberanti per condizioni
normali, si arriva a superare i nove nodi con il motore decisamente in fuori
giri. E’ probabile che sia possibile regolare l’elica max prop con un passo
leggermente più lungo per trattenere il motore ai suoi 3600 giri di targa,
migliorando anche la marcia di crociera attorno ai 2000 giri, che attualmente
corrispondono a una velocità di 6.9 nodi.
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